Tristi riflessioni sull’indifferenza

Tristi riflessioni sull’indifferenza 


“L’opposto dell’amore non è odio, è indifferenza. L’opposto dell’arte non è il brutto, è l’indifferenza. L’opposto della fede non è eresia, è indifferenza. E l’opposto della vita non è la morte, è l’indifferenza.” (Elie Wiesel)


In, nel senso di non, e differre, da ferre (portare). Quindi non scegliere, non decidere, rinviare. Indifferenza è collegata a Libertà e Volontà. Libertas Indifferentiae. Un processo di autodeterminazione attiva della volontà che desidera un de-terminato bene. La Chiesa condanna l’indifferenza religiosa di chi sostiene che ogni religione è gradita a Dio e oppone a ciò “Extra Ecclesiam nulla salus”. Fuori dalla Chiesa non c’è salvezza. Gli scettici estremi giungono all’indifferenza gnoseologica e all’epoché (sospensione del giudizio). L’indifferente adiaforico così è in genere apatico e atarassico con punte di autentica saggezza stoica e, purtroppo, cinica. A volte questo esemplare umano resta intrappolato dalla sua ricerca della “felicità interiore” o semplice incapacità di relazione, di adattamento alle situazioni, al naturale compromesso che ci consente di vivere. A me lo stoico-cinico sempre indifferente pare una macchietta tragicomica, una sorta di sfigato alla “volpe e l’uva”. Un uomo degno di tale nome si confronta col mondo, combatte, ama, difende le persone care, vive. Spesso i vigliacchi si nascondono dietro l’indifferenza. A parole dicono di vivere sub specie aeternitatis, in realtà non sanno vivere. Per un autentico Spinoza che vive davvero come pensa abbiamo milioni di codardi finti stoici, indifferenti alle sofferenze altrui. Nella migliore delle ipotesi una fuga dal mondo alla Schopenhauer, per il quale l’indifferenza ascetica rappresenta l’unica soluzione al dolore del mondo “La volontà si distoglie ormai dalla vita. L’uomo arriva allo stadio della volontaria rinuncia, della rassegnazione, della vera calma, della completa soppressione del volere. La sua volontà muta direzione, non afferma più la propria essenza rispecchiandosi nel fenomeno, ma la rinnega. Il processo, con cui ciò si manifesta, è il passaggio dalla virtù all’ascesi. A quell’uomo non basta più amare altri come se stesso e fare per loro quello che fa per sé, ma nasce in lui l’orrore per l’essere di cui è espressione il suo proprio fenomeno, per la volontà di vivere, per il nucleo e l’essenza di quel mondo da lui riconosciuto pieno di dolore. Egli rinnega appunto quest’essenza, che si manifesta in lui e si esprime mediante il suo corpo; il suo agire smentisce ora il suo fenomeno ed entra con esso in aperto conflitto. Egli, che non è se non fenomeno della volontà, cessa di volere, si guarda dall’attaccare il suo volere a qualsiasi cosa, cerca di conquistare in se stesso la massima indifferenza per ogni cosa.” Altra via di fuga è quella alla Kierkegaard, rappresentata dall’indifferenza del libertino Don Giovanni, l’indifferente estetico che seduce migliaia di donne perché nessuna gli interessa veramente. Risultato? Una noia mortale. Arriviamo all’osso: senza relazione con gli altri sei un povero sfigato. Puoi girarla come vuoi ma sfigato resti. Spesso gli altri sono il nostro inferno ma è un prezzo che dobbiamo pagare, un rischio che dobbiamo correre con saggezza, prudenza ma sopratutto con empatia e compassione. Soltanto se ci mettiamo in gioco con coraggio possiamo poi decidere di amare o disprezzare ma, al di là di pretenziose e dotte giustificazioni, chi resta chiuso nella propria indifferenza è un povero disgraziato e prematuro moribondo, incapace di vivere, irresoluto e codardo. Spinoza e Pascal, dal chiuso delle loro stanzette, sono stati in grado di indicare due grandi strade agli esseri umani. Schopenhauer e Kierkegaard ci descrivono soltanto, a volte in modo brillante, la loro fuga dal mondo. Marx, Freud, Nietzsche, Sartre si sono “gettati nel mondo” e dall’alto del loro pensiero comprendono la miseria umano e tentano di porre un riparo. Camus su tutti, autentico esempio di uomo generoso e profondamente convinto che il dolore altrui ci riguarda tutti. Quello che mi fa più pena perché mi pare il “grande indifferente sfigato” è il disgraziatissimo, insonne Cioran. Si fotta lui e la sua indifferenza. Se non provi dolore di fronte al dolore altrui sei una poveretto che giustifica la propria codardia col paludamento dell’indifferenza. Ignorare la sofferenza di un uomo è un gesto violento e codardo. Indifferenza è Morte. Un Maestro empatico e buono come Don Andrea Gallo diceva che l’indifferenza è l’ottavo vizio capitale. Chi ritiene che i filosofi e i saggi siano indifferenti è in errore perché l’indifferenza è una morte anticipata, un inferno in vita. Restare indifferenti di fronte al male significa essere complici. Il Male oggi si presenta spesso sotto la forma del “politicamente corretto”, una forma subdola di pensiero unico totalitario che va denunciata con coraggio. Va detto a voce alta che chi cancella dai libri Dante o Shakespeare con assurde e violentissime e false accuse è, nella migliore delle ipotesi, un idiota. La vera onestà non è quella strombazzata da qualche capopopolo nostrano ormai in declino o da qualche scaltro giornalista che si è così assicurato un bel gruzzolo personale con libri fotocopiati e giornaletti populisti. La vera onestà è quella intellettuale che oggi deve farci gridare la nostra opposizione ai dispensatori di moralismo politicamente corretto e di altre sciocchezze inenarrabili. 


Comprendo comunque che a volte un pizzico di sana indifferenza può essere utile a scopo difensivo contro gli idioti, i malvagi, i furbastri. Il solito tagliente Lec scrive con feroce ironia “Molti miei amici mi sono diventati ostili, con molti nemici ho stretto legami di amicizia, ma gli indifferenti mi sono rimasti fedeli.” Geniale. A volte l’indifferenza serve per difendersi dalla gogna mediatica, da persone arroganti e presuntuose, per una intelligente e sottile forma di vendetta alla Baltasar Graciàn “Impara a giocare la carta dell’indifferenza. È la più scaltra delle vendette. Perché vi sono molti di cui non avremmo saputo nulla se qualche loro nemico noto non ne avesse parlato. Non vi è vendetta come l’oblio, che seppellisce l’indegno sotto la polvere della sua nullità.” Un intelligente Maestro. Intelligenza ed Indifferenza in questo caso sono indispensabili. Anche di fronte all’invidia reagisco con indifferenza perché altro non si può fare. Credo che chi vuol comprendere abbia compreso… e chiudo con le sagge parole di George Bernard Shaw “Il peggior peccato contro i nostri simili non è l’odio ma l’indifferenza: questa è l’essenza della mancanza di umanità.”


Il contrario di Amore non è Odio ma… Indifferenza.

J.V.

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