Cioran

Cioran

«Siamo tutti in fondo a un inferno, dove ogni attimo è un miracolo.»

Rumeno, di famiglia benestante, Emil Cioran nasce nel 1911 a Rãsinari. Apolide, vive in Francia dalla seconda guerra mondiale alla morte avvenuta nel 1995. Aspetto bizzarro e disordinato, ma dotato di pensiero vivacissimo e ardente come fuoco. Il suo francese, pur non essendo lingua madre, viene considerato eccelso. Pessimista radicale, figlio di Schopenhauer, Nietzsche e Heidegger, lontano dagli intellettuali impegnati alla Sartre (che detesta). Manda letteralmente “a farsi fottere” Albert Camus che in un caffè parigino gli chiedeva di impegnarsi socialmente. Amico di Mircea Eliade e Eugène Ionesco, radicalizza le sue posizioni sull’assurdo. Vicino culturalmente a Leopardi. Aforista di rara lucidità ed intelligenza luciferina. Insonne cronico, ateo-credente, stoico-cinico… “L’insonnia è una vertiginosa lucidità che riuscirebbe a trasformare il Paradiso stesso in un luogo di tortura. Qualsiasi cosa è preferibile a questa allerta permanente, a questa criminale assenza di oblio. È durante quelle notti infernali che ho capito la futilità della filosofia. Le ore di veglia sono, in sostanza, un’interminabile ripulsa del pensiero attraverso il pensiero, è la coscienza esasperata da se stessa, una dichiarazione di guerra, un infernale ultimatum della mente a se medesima. Camminare vi impedisce di lambiccarvi con interrogativi senza risposta, mentre a letto si rimugina l’insolubile fino alla vertigine.”

Simpatizzante nazista negli anni berlinesi, poi vicino ai fascisti della Guardia di ferro. In seguito si pentirà di questi ardori-errori giovanili. Caustico, asistematico, tremendamente emotivo, contraddittorio, nichilista sino al midollo. Apologeta del non-essere, considera la nascita una sciagura e la vita una tragedia. Crudele e traboccante di speranza ad un tempo, ironico e tagliente, paradossale persino quando parla del suicidio come massima forma di libertà “Ricordo un’occasione in cui per tre ore ho passeggiato nel Lussemburgo con un ingegnere che voleva suicidarsi. Alla fine l’ho convinto a non farlo. Gli ho detto che l’importante era aver concepito l’idea, sapersi libero. Credo che l’idea del suicidio sia l’unica cosa che rende sopportabile la vita, ma bisogna saperla sfruttare, non affrettarsi a tirare le conseguenze. È un’idea molto utile: dovrebbero farci delle lezioni nelle scuole!” Per Cioran la conoscenza coincide con la sofferenza, la noia è la sua fedele compagna e il lievito della sua scrittura raffinata. Lontano dalla cultura accademica, imbevuto di scetticismo, convinto che l’amore sia l’unica forma di salvezza. Dialoga col divino e riflette sui temi fondanti delle religioni. Mistico senza fede… “La mistica è un’evasione della conoscenza, lo scetticismo una coscienza priva di speranza”. Cioran esalta la vita contro la ragione. La vita deve cercare il vero contro le falsità del reale. Esistenzialismo pessimistico tendente al tragico nichilistico. Egli stesso si definisce “un uomo infinitamente tragico e infelice”, suicida mancato “Vivo solo perché è in mio potere morire quando meglio mi sembrerà: senza l’idea del suicidio, mi sarei ucciso subito”. Céline della filosofia, pensa che la lucidità totale equivalga al nulla mentre lo scetticismo è il coraggio supremo della filosofia. Scrittura come terapia, coscienza come sofferenza, poesia come pianto. Di fronte al suo pessimismo impallidisce persino Leopardi. Storia e Utopia, Lacrime e Santi, Squartamento, Sommario di decomposizione; è sufficiente scorrere qualche titolo delle sue opere per comprendere la profonda amarezza. Canto malinconico di un’anima straziata. Animale notturno, insonne e amante delle tenebre, un Nosferatu transilvano come Vlad Dracul. Angelo caduto dalla voce celestiale. Colpito da Alzheimer negli ultimi anni di vita, muore apolide il 20 giugno 1995 in un ospedale parigino.

Frammenti sparsi:

“Quando un solo cane si mette ad abbaiare a un’ombra, diecimila cani ne fanno una realtà… Se potessimo vederci con gli occhi degli altri, scompariremmo all’istante… È chiaro come il sole che Dio era una soluzione e che non ne troveremo mai una altrettanto soddisfacente… Permettendo l’uomo, la natura ha commesso molto più che un errore di calcolo: ha commesso un attentato contro se stessa… Il diritto di sopprimere tutti quelli che ci infastidiscono dovrebbe figurare al primo posto nella costituzione della città ideale… I dolori immaginari sono di gran lunga i più reali, dato che ne abbiamo un bisogno costante e li inventiamo perché non c’è modo di farne a meno… La psicanalisi sarà un giorno totalmente screditata, su questo non c’è dubbio. Eppure, avrà distrutto i nostri ultimi resti d’ingenuità. Dopo la psicanalisi, non si potrà mai più essere innocenti… Frivolo e incongruente, dilettante in tutto, avrò conosciuto a fondo soltanto l’inconveniente di essere nato… La plebe vuol essere stordita da invettive, minacce e rivelazioni, da discorsi roboanti: ama gli imbonitori”.

J.V.

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