Seconda Guerra Mondiale
Seconda guerra mondiale 
 
“Ogni guerra civile si trasforma in guerra di religione.”
George Bernanos
processo-norimberga
Il processo di Norimberga alla fine della guerra sancisce che la responsabilità della catastrofe è da attribuire esclusivamente alla Germania nazista e al suo capo Adolf Hitler. Vincitori accusatori inchiodano i vinti sul banco degli imputati. Assai discutibile ma rispondente all’esigenza di sottolineare la ferocia nazista e stabilire limiti morali e umanitari alla guerra e alla volontà di potenza… un’antinomia evidente. Paradossalmente proprio Norimberga, con i suoi verdetti di colpevolezza, getta una luce sinistra sugli avvenimenti che hanno dato inizio al tremendo conflitto voluto certamente da Hitler, il maggior responsabile della catastrofe, ma con evidenti responsabilità anche di altri protagonisti. Perché la resistibile ascesa tedesca non venne fermata in tempo? Ragion di Stato e realpolitik a Norimberga trasformano l’inizialmente alleato dei Nazisti, Stalin, in giudice vincitore e gli consentono di schiacciare brutalmente i paesi dell’Europa orientale. Poteva un solo paese, la Germania, portare il mondo al collasso o forse ci si deve  interrogare sui terribili anni Trenta, anni in cui la crisi del capitalismo trasforma la guerra tra stati in guerra civile europea? Dopo il 1929 le relazioni internazionali e sociali entrano in crisi, i nazisti prendono il potere nel ‘33 e destabilizzano il sistema con la ripresa dell’espansionismo grande-tedesco. Insufficienza della Società delle Nazioni, errori di valutazione sulla forza tedesca. Hitler viene sottovalutato e ciò consente al pittore fallito di annettere una regione dietro l’altra nel silenzio generale. Dal ‘34 al ‘39 Hitler non trova oppositori nella sua politica espansionistica con l’unica eccezione iniziale di Mussolini nel ‘34. A Norimberga si dimentica persino il patto Molotov-Ribbentrop dell’agosto ‘39. Debolezze di Chamberlain, politica francese dello struzzo, ricordo degli orrori di Verdun, cinismo di Stalin, affinità ideologica di Mussolini, consentono al caporale austriaco di scatenare il conflitto mondiale. In Francia Pierre Laval è un conservatore ammiratore di Mussolini ma per realpolitik firma un’alleanza con l’Unione Sovietica nel maggio ‘35. Gli inglesi dal canto loro sono più attenti al controllo imperiale delle colonie che al continente europeo. Intanto in estremo oriente il Giappone è sempre più aggressivo al punto che finirà per allearsi con Germania e Italia grazie al collante ideologico. Da Tokyo si percepiva il segnale di una imminente guerra civile europea. Il Giappone, alleato di americani ed inglesi nel primo conflitto mondiale, adesso vuole espandersi in Asia per acquisire nuovi mercati e materie prime. Dagli inizi del secolo agli anni trenta la popolazione giapponese è quasi raddoppiata passando da 35 milioni a 64. Zaibatsu, grandi concentrazioni industriali favorevoli all’autoritarismo più spinto sul modello tedesco hitleriano. Alleanza tra industria ed esercito, occupazione della Manciuria nel ‘31 e creazione di uno stato fantoccio, eliminazione dei politici che si oppongono ai piani espansionistici, abbandono della SDN, inizio della guerra in Asia che poi confluirà nella seconda guerra mondiale. Politica feroce di sfruttamento e repressione osteggiata dal Guomindang di Chiang Kai-shek e dai comunisti di Mao Dzedong. Lunga marcia maoista e appoggio contadino, accordo del ‘37 con i nazionalisti per combattere il nemico comune giapponese. Guerriglia comunista assai più fruttuosa dello scontro frontale messo in atto dall’esercito nazionalista. Buona descrizione di Edgar Snow in Stella rossa sulla Cina.
Intanto Mussolini si lancia alla conquista dell’Etiopia grazie alla strategia ottocentesca delle concessioni. Francia e Gran Bretagna usano l’Impero abissino come merce di scambio per soddisfare il duce e indurlo a contrastare Hitler. Il piano delle potenze occidentali non riesce. Conseguenze: guerra in Africa orientale come ultimo esempio di conquista coloniale classica e primo serio avvicinamento tra i due dittatori. L’avventura etiopica serve all’Italia come valvola di sfogo alternativa per la popolazione italiana dopo la chiusura delle frontiere statunitensi. Grande industria e Chiesa cattolica incoraggiano il duce. Macchina della propaganda in moto dopo l’incidente di Ual-Ual del 5 dicembre ‘34. A Stresa nel ‘35 l’Italia ottiene il disco verde da Laval. Inglesi preoccupati per un possibile fallimento italiano dai risvolti destabilizzanti. Inizia il gioco d’azzardo con bombardamenti aerei e gas asfissianti contro i civili. Nel maggio ‘36 il Negus Ailé Selassié in esilio. Il maresciallo Pietro Badoglio entra ad Addis Abeba. Proclamazione dell’Impero. Il regime giunge al massimo consenso. Silenzio sulla distruzione del clero copto, sullo sterminio dei civili e la liquidazione dell’intellighenzia etiope. Il Maresciallo Rodolfo Graziani, ora al comando, “normalizza” l’Etiopia come aveva già sperimentato in Libia. Nel novembre ‘36 Germania e Giappone firmano il Patto anti-Comintern e nello stesso mese si definisce l’accordo di massima tra Italia e Germania chiamato “Asse Roma-Berlino”. Gli schieramenti della guerra civile imminente sono pronti. In Spagna suona la campana della prova generale. Così Karl Polanyi “In tempi di guerre religiose è abbastanza facile che, quando il conflitto coinvolge diversi Stati, parte dei cittadini di un paese partecipi alle guerre civili di un altro paese a fianco dei propri correligionari… In Spagna oggi sta evidentemente accadendo qualcosa di simile, ma la differenza è che nel nostro tempo le guerre civili tendono ad avere un carattere non tanto religioso, quanto sociale”.
Il 10 aprile ‘38 un plebiscito sanziona l’Anschluss.
anschluss

Anschluss

Ora tocca alla Cecoslovacchia. Hitler ottiene una vittoria a Monaco tra il 29 e il 30 settembre. Chamberlain torna a Londra convinto di aver soddisfatto le richieste di Herr Hitler… infatti il primo ottobre le truppe tedesche penetrano nei Sudeti e a marzo del 1939 occupano Praga creando il protettorato tedesco su Boemia e Moravia con la Slovacchia satellite tedesco. Sul corridoio di Danzica il giochino finisce. Stalin non ottiene il passaggio delle sue armate attraverso la Polonia e si allea strumentalmente con Hitler col patto Molotov-Ribbentrop stabilendo con protocollo segreto la quarta spartizione polacca. Comunisti occidentali spiazzati. 
Primo settembre 1939 attacco tedesco alla Polonia. Inizia così il secondo conflitto mondiale o, come dicono alcuni, la fase finale della guerra dei trent’anni del Novecento. Francia e Gran Bretagna dichiarano guerra alla Germania ma si mantengono sulla difensiva. Così la Wehrmacht in due settimane raggiunge gli obiettivi prefissati con un’azione combinata di mezzi corazzati e attacchi aerei. I polacchi oppongono una difesa tanto eroica quanto inutile lanciando persino cariche di cavalleria contro i carri armati tedeschi. Il 17 settembre, mettendo in atto i protocolli segreti, i sovietici occupano la Polonia orientale. In novembre Stalin attacca la Finlandia ma trova una resistenza tenace. La Finlandia capitola a marzo ‘40. Hitler matura la convinzione che l’Armata rossa sia debole. Anticipando gli inglesi, i tedeschi tra aprile e giugno occupano la Norvegia passando dalla Danimarca. La guerra-lampo tedesca serve a Hitler per il controllo dello spazio vitale nella consapevolezza che il fattore tempo sarebbe stato decisivo. Gli Alleati puntano alla strategia difensiva francese sulla linea Maginot e sul controllo inglese delle rotte atlantiche. Il ricordo della prima guerra mondiale è assai vivido per cui i tedeschi non vogliono farsi strozzare e affidano il comando delle operazioni a brillanti generali esperti nelle moderne teorie di penetrazione in profondità nel fronte avversario con manovre di accerchiamento che tagliano fuori i difensori. L’esercito francese, superiore a quello tedesco numericamente e per armamenti è invece guidato da venerabili vegliardi come Pétain, Weygand e Gamelin, favorevoli all’uso dei carri come supporto della fanteria. Inutili si rivelano i suggerimenti di autentici giovani strateghi come l’inglese Basil Liddel Hart e il francese Charles de Gaulle, entrambi convinti della superiorità dei mezzi corazzati. In realtà, come ha drammaticamente spiegato il mai troppo compianto Maestro Marc Bloch, la strategia difensiva dell’alto Comando francese era segretamente in linea con la Germania in nome del sentimento anticomunista scelto dalla politica e dai vertici militari. Il crollo francese del 1940 è un crollo morale prima che militare. La drôle de guerre dura undici mesi. Mesi sufficienti a mettere in crisi la sinistra francese e i principi illuministici. Eccellente descrizione di questa tragedia in Schiuma della terra, romanzo autobiografico di Arthur Koestler. La democrazia borghese si rifugia nella cuccia puzzolente del nazionalismo più angusto e retrivo in nome della tradizione. Il 10 maggio 1940 la Wehrmacht avanza fulminea sul territorio francese attraversando, come ventisei anni prima, i neutrali Belgio, Olanda e Lussemburgo.
hitler a parigi

Hitler a Parigi

Il 24 maggio ciò che resta delle armate anglo-francesi è imbottigliato a Dunkerque. Il 14 giugno i tedeschi sfilano a Parigi al passo dell’oca. Il 22 giugno Pétain firma la resa. Tre quinti della nazione in mano tedesca, Vichy capitale del governo fantoccio. De Gaulle da Londra esorta i francesi a combattere contro tedeschi e collaborazionisti come Laval, uno dei maggiori responsabili del disastro.
laval e petain

Pétain e Laval

L’Italia “proletaria e fascista” impreparata militarmente e gonfia di retorica approfitta del crollo francese e confida in una vittoria a basso prezzo. Mussolini non ascolta i suggerimenti del genero Galeazzo Ciano, assai dubbioso sull’entrata in guerra a fianco dei tedeschi. Il più accorto Francisco Franco, malgrado gli aiuti ricevuti dai tedeschi per vincere la guerra, si dichiara neutrale. Il duce invece dichiara guerra, il 10 giugno ‘40, a Francia e Gran Bretagna. Le operazioni militari sul confine alpino si rivelano disastrose ma il 24 giugno viene firmato l’armistizio. Hitler intanto vuole trattare con gli inglesi ma ora deve vedersela con Winston Churchill, convinto sostenitore della guerra antitedesca, imperialista e anticomunista feroce ma, per realpolitik, disponibile ad un accordo con i sovietici. Per iniziare Churchill, sdegnato dal comportamento francese, affonda la flotta degli alleati ancorata nei porti africani, poi in Parlamento dichiara “Dirò alla Camera quello che ho detto a coloro che hanno aderito a questo governo: Non ho nulla da offrire se non sangue, fatica, lacrime e sudore. Abbiamo davanti a noi un calvario del tipo più grave. Abbiamo davanti a noi molti, molti lunghi mesi di lotta e di sofferenza. Voi domandate, qual è il nostro obiettivo? Posso rispondere con una sola parola: la vittoria. La vittoria a tutti i costi – La vittoria nonostante tutto il terrore – La vittoria, per quanto lunga e difficile la strada possa essere, perché senza la vittoria non c’è sopravvivenza.“ Vista tramontata ogni trattativa Hitler lancia l’operazione Leone Marino sferrando attacchi aerei massicci sulla Gran Bretagna tra luglio e settembre. Si ripetono i bombardamenti a tappeto di Guernica e Varsavia. Gli inglesi resistono e adotteranno la stessa tattica terroristica in seguito contro le città tedesche: Dresda per Coventry. Mussolini sbatte violentemente contro la dura realtà della guerra in Grecia e scarica le proprie responsabilità su Badoglio costretto alle dimissioni. Le cose non migliorano in Africa settentrionale dove gli inglesi annientano un corpo di 140.000 uomini al comando di Rodolfo Graziani in Cirenaica. Nell’aprile ‘41 anche l’impero in Africa orientale viene perduto. Calo di credibilità per il duce. I tedeschi intervengono in Africa con Erwin Rommel riprendendo la Cirenaica, poi risolvono la situazione anche in Grecia. Ma il Mediterraneo è secondario rispetto a quanto sta per avvenire nell’Europa orientale. 
Stalin, raggiunti gli obiettivi che si era prefissato, pensa di tenersi fuori dalla guerra e consegna i comunisti tedeschi fuggiti in URSS alla Gestapo, ma la logica espansionista hitleriana e il collante ideologico contro comunismo, slavismo ed ebraismo porta ad una miscela esplosiva che si attua con l’operazione Barbarossa il 22 giugno del 1941. Persino Franco, sinora neutrale, invia truppe contro l’Unione sovietica. Truppe tedesche aiutate da rumeni, ungheresi e finlandesi, circa tre milioni di uomini con 10.000 carri armati e 3.000 aerei penetrano sul territorio sovietico coprendo un fronte di 16.000 km, dal Mar Nero al Baltico. Anche Mussolini invia 220.000 uomini. Guerra lampo e logica di sterminio per assoggettare e schiavizzare gli “inferiori”. Stalin colto di sorpresa perde tre milioni di soldati, 20.000 carri armati e 15.000 aerei. Nell’autunno i tedeschi raggiungono le periferie di Mosca e Leningrado, mentre a sud la linea del fronte di stabilizza sul bacino del Donez. Però la guerra lampo fallisce e le atrocità tedesche rafforzano la coesione del popolo russo. Stalin astutamente lancia lo slogan della Grande Guerra Patriottica e inoltre riceve aiuti, come la Gran Bretagna, dagli Stati Uniti. Il generale Inverno aiuta i sovietici che già a fine anno contrattaccano. 
Intanto in estremo oriente i giapponesi conquistano l’Indocina francese nel 1941, scontrandosi ancora di più con gli interessi inglesi ed americani. Il Giappone ha sete di petrolio e il tempo, come per i tedeschi, gioca a loro svantaggio. Il 7 dicembre 1941 sferrano pertanto un attacco a sorpresa contro la base americana di Pearl Harbor alle Hawaii. Gli Stati Uniti entrano in guerra ma i giapponesi per il momento avanzano e conquistano Filippine, Malesia, Birmania e Indie orientali olandesi. Gli inglesi distolgono truppe dal fronte europeo e mediterraneo, spostandole in India e Australia. La Germania, di fatto aiutata dal Giappone, dichiara guerra agli Stati Uniti, seguita a ruota dalla sciagurata Italia. Hitler commette errori di valutazione considerando barbari i russi e corrotta la democrazia americana, prodotti malati entrambi, secondo il Führer, dell’ebraismo internazionale. Non ritiene possibile un impegno americano sui due oceani. In effetti le forti comunità tedesca e italiana simpatizzavano con l’Asse ma Franklin Delano Roosevelt aveva consentito, ancor prima di Pearl Harbor, secondo la formula Cash And Carry, la vendita di armi agli inglesi. La terza rielezione di Roosevelt nel 1940, fatto eccezionale, rinsalda il suo potere e gli consente di investire 12 miliardi di dollari in opere difensive e di combattere la disoccupazione. Il riarmo crea due milioni di posti di lavoro. Nel marzo ‘41 concede alla Gran Bretagna un credito illimitato con la Land-Lease Act. I trasporti ora avvengono su navi americane esposte al rischio degli attacchi sottomarini. Nell’agosto del 1941 il presidente americano incontra Churchill al largo di Terranova e viene sottoscritta la Carta Atlantica, una ripresa dei 14 punti di Wilson e un manifesto antifascista. Ora la maggioranza degli americani è favorevole all’entrata in guerra anche se la maggioranza del Congresso resta neutralista. Sarà Pearl Harbor l’evento decisivo.
Il Terzo Reich è un inferno di terrore e miseria dove si fondono razzismo antislavo, lager, campi di sterminio. Pianificazione dello sterminio e Shoah. Auschwitz simbolo dell’orrore perenne. Poi inversione di tendenza: Stanlingrado, El-Alamein, Guadalcanal. Tedeschi e giapponesi arretrano.
Stalingrado
Sbarco in Sicilia degli americani e caduta del Fascismo. Guerra civile in Italia. Sbarco in Normandia. Germania assediata. Battaglia di Berlino e definitiva sconfitta tedesca. Bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Conferenza di Yalta e avvio di un mondo bipolare. Conferenza di Potsdam nell’aprile ‘45. 
Bilancio, ammesso che sia possibile, circa 100 milioni di morti tra militari e civili, orrore senza fine, città inermi devastate, lager e gulag, violenze e barbarie di ogni genere.
È finita la guerra calda… tra poco inizierà la fredda.
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“Tutto è sempre possibile, anche la guerra, che ci sembra impensabile e che la nostra cultura si illudeva di aver superato e aveva invece soltanto rimosso.”
Claudio Magris
 
J.V.

 

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