Pochissimi sommessi appunti silenziosi sulla solitudine

Pochissimi sommessi appunti silenziosi sulla solitudine

“Tutta l’infelicità degli uomini deriva da una sola causa, dal non sapere starsene da soli, in una camera.” (Blaise Pascal)

Nella solitudine ciascuno comprende ciò che è autenticamente. Chi legge molto passa proficuamente parecchio tempo da solo. Studio e riflessione esigono solitudine. In fin dei conti la solitudine è un’ottima compagnia che ci permette di chiacchierare da soli ed evitare discussioni e perdite di tempo. È una conquista faticosa giocata sulla ricerca di libertà. Si trasforma in sofferenza quando si ritiene di non contare niente per gli altri e ci si ammala di dolore. Vivere da soli e solitudine sono quindi cose assai diverse tra loro, infatti ci si può sentire soli in mezzo a molte persone e in compagnia piacevole di noi stessi in completa solitudine. Alcuni soggetti sono ipercinetici per paura di restare da soli con se stessi. Sono i più infelici perché non trovano riposo. Molti giovani temono la solitudine e preferiscono purtroppo pessime compagnie ad una sana e corroborante solitudine. Essi non sanno che Robinson ha il suo fascino, la sua ragion d’essere, la sua bellezza, la sua profondità. Preferiscono farsi divorare dagli altri invece di imparare restando soli. Temono la sofferenza di non contare nulla per gli altri. In fin dei conti Dio è spesso per molti anziani soli il supremo conforto di chi non riesce a viver bene da solo con se stesso. E invece si deve imparare a star soli per poter apprezzare gli altri e, soprattutto, scegliere con chi stare. Come dice il poeta “Un buon matrimonio è quello in cui ciascuno dei due nomina l’altro custode della sua solitudine.”

Sono cresciuto da solo, ero un bambino solo, costretto a costruirmi un mondo “altro” pieno di libri e pensieri, sogni e speranze. Il mio animo ne ha sofferto parecchio ma ne è uscito temprato e, per fortuna, senza speranze. Oggi godo della compagnia di chi voglio io ma non sopporto di condividere l’esiguo spazio che mi spetta e il poco tempo che mi resta con i seccatori e i lamentosi. Scelgo con chi stare nella convinzione che ogni uomo che si eleva si isola perché la vera libertà è fondamentalmente solitudine. Una solitudine sana, non mortificante e scandita dal dolore e dalla sofferenza alienante che conduce alla depressione. Giunto al tramonto posso dire con serenità che amo veramente poche persone, ne stimo alcune, mi fido poco e non mi aspetto nulla di buono dagli umani. La cosa non mi rattrista. È così e per esperienza so che gli esseri umani sono in gran numero falsi, bugiardi, incoerenti e vigliacchi, incapaci di amare, conformisti ed ipocriti. Accetto questo con spinoziano stoicismo e senza il minimo lamento. Si tratta di semplici constatazioni. La mia risposta consiste nel tentativo di trasmettere ciò che ho imparato e di apprendere dal silenzio degli umili, tentando di offrire un minimo di conforto ai giovani ed agli anziani che lo desiderano. Non ho nulla da dire agli arroganti e ai presuntuosi. Semplicemente non li considero, essi sono il non-essere, seccatori molesti da evitare come la peste. Evito accuratamente chi vuole avere ragione perché detesto la volgarità e la massima forma di volgarità che conosco consiste nel volere avere ragione a tutti i costi. Non mi interessa vivere in mezzo a persone sgradevoli che ti condannano, loro sì davvero, ad una pessima solitudine.

Grazie alla solitudine ho imparato quel poco che so nella consapevolezza che crescere significa saper restare soli. Adoro la solitudine delle prime ore del mattino quando tutti dormono e capisco perché i monaci medievali si alzavano prestissimo. Leggere e scrivere dalle quattro alle sette del mattino è stupendo. Fortunatamente dormo poco e a comando. Le persone più serie e tranquille che conosco sono dei solitari. Non perdono tempo, non disperdono inutilmente energie, sono persone originali, dalla mente potente, sensibili, in grado di meravigliarsi, di provare emozioni. Anton Čechov dice che “La vera felicità è impossibile senza la solitudine. Probabilmente l’angelo caduto tradì Dio perché desiderava la solitudine, che gli angeli non conoscono.” Davvero notevole.

Convengo comunque con Balzac che “La solitudine è bella, ma abbiamo bisogno di qualcuno a cui dire che la solitudine è bella.” In effetti soltanto la solitudine scelta è appagante mentre quella subita è assai triste, televisiva. Sì, ritengo la televisione la più spaventosa forma di pessima e forzata solitudine moderna. Trovo infine di particolare bellezza questi versi di Emily Dickinson “Ha una sua solitudine lo spazio, solitudine il mare e solitudine la morte – eppure tutte queste son folla in confronto a quel punto più profondo, segretezza polare, che è un’anima al cospetto di se stessa: infinità finita.”

Grazie alla poesia, ai romanzi, alla solitudine dell’autore che leggiamo, la nostra solitudine si trasforma in esistenza autentica.

J.V.

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