Angelus Novus, di Walter Benjamin

Walter Benjamin è uno dei filosofi che meglio incarna la modernità e i suoi lati oscuri. Travagliata vicenda personale chiusa col suicidio nel 1940 per evitare la cattura ad opera dei nazisti, mentre tenta di fuggire in America. Marxista di profonda cultura ebraica, critico della società consumistica, tra i primi a scorgere la mala pianta dello stalinismo. Asistematico e frammentario come è frammentaria e priva di organicità la Modernità, si interroga sul senso dell’esistenza e della Verità al tempo della diffusione radicale del consumismo industriale. La sua filosofia della Storia smonta i fondamenti della concezione marxista-progressista della storia, erede della visione cristiano-paolina-agostiniana di un tempo lineare e cronologico.

“C’è un quadro di Klee che s’intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal Paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che gli non può chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta.”

Attesa perpetuamente irrisolta di una futura rendezione, l’uomo viene trascinato suo malgrado dal tempo e dal progresso, lasciandosi alle spalle le tragedie e gli orrori compiuti dall’umanità, una spaventosa sequenza di morte e distruzione. Redimere questi orrori, cioè offrire un senso e rendere giustizia alle vittime, non è compito che viene assunto e garantito dalla divinità o dalla storia dell’umanità, quasi che, hegeliananente, l’orrore fosse necessario per migliorare la condizione umana.

Così l’Angelo di Klee guarda angosciato il passato, e intanto il vento, ossia il tempo, lo spinge via, mentre lui vorrebbe restare tra quelle vittime per tenerle strette a sé, per offrire ad esse un qualsiasi significato. Le macerie della storia restano mute dinanzi alla nostra interrogazione, non trovano alcuna giustificazione, non acquisiscono dignità. Unica redenzione possibile è quella della memoria, del ricordo delle vittime, del tentativo di interrompere il tempo dei vincitori, il dato di fatto, la Storia ufficiale, sostituire la Possibilità alla Necessità. Il Passato va rivisto alla luce del Presente e il filosofo diviene “pescatore di perle”, attento ad oggetti apparentemente insignificanti e a dettagli marginali, tornando alla contemplazione e rifuggendo il prodotto malato della Modernità: la fruizione distratta. Benjamin propone positivamente la redenzione di un mondo alienato dal consumo e dallo scambio attraverso l’immaginazione artistica e la possibilità di riscatto da parte delle masse che, emancipatesi dal culto e dalla devozione teologica per il potere, possono rinascere come coscienze attive nella dimensione politico-sociale. Gli stessi fenomeni e oggetti che costringono all’omogeneizzazione e alla passività generalizzata, possono condurci alla rivincita come promessa del futuro, possibilità di scardinare il tempo dei vincitori, il tempo del sempre uguale. Il luogo in cui Passato è Presente si incontrano dialetticamente è il Linguaggio.

“A partire dallo sguardo sconvolto dall’orrore dell’Angelus di Klee, l’immagine dialettica ci offre la possibilità di cogliere nel turbinio incessante e frenetico della modernità dei momenti di stasi improvvisi, delle “epifanie di senso”, capaci di illuminare di una luce differente ciò che invece ci sfugge repentinamente nella vita quotidiana della perpetua mercificazione e inautenticità: questo è il compito del filosofo dialettico e del critico della cultura, fissare lo sguardo sui frammenti per farne delle immagini dialettiche che rivelino i processi che li hanno determinati, le loro intenzionalità profonde, i loro valori allegorici e le opportunità che da esse si sprigionano.”

Opera complessa ma ineludibile per comprendere la sofferenza umana nel tempo moderno.

J.V.

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