Roma-Liverpool. 1984

Roma-Liverpool

30 maggio 1984, Roma, finale di Coppa dei Campioni, i giocatori stremati vedono avanzare il terzino destro Alan Kennedy verso il dischetto… tiro… gol… Liverpool campione d’Europa. La coppa dalle grandi orecchie sfugge alla Roma all’ultimo rigore. Le bandiere giallorosse, con la coppa sciaguratamente già stampata, vengono nascoste. Gli attuali calciatori della Roma e del Liverpool, tranne rare eccezioni, non erano ancora nati ma conoscono grazie ai racconti dei più vecchi quella notte terribile. Dai rigori sbagliati di Conti e Graziani, campioni del mondo innervositi dal buffo ma forte portiere Bruce Grobbelaar, al gran rifiuto di Falcao, inizia il clima di pessimismo e di malinconia che accompagna la Roma. Quel Liverpool era tosto, dal Capitano Greame Souness (poi giocherà con una bella Sampdoria) al clownesco Grobbelaar, da Dalglisch al bomber Rush. Segna Neal per gli inglesi, poi Pruzzo (fortissimo di testa) prima dell’intervallo.

O Rey di Crocefieschi si infortuna ed entra Odoacre Chierico, gli italiani perdono peso davanti. Finisce 1-1. Poi supplementari e lotteria. Falcao si rifiuta di battere un rigore. Negli spogliatoi Ago le canta al fighetto brasiliano (e forse gliele suona pure). Alla finale il Liverpool era arrivato imbattuto, la Roma segnata dalla battaglia col Dundee e dallo scandalo Vautrout. Eppure i 70.000 dell’Olimpico speravano… andò come sappiamo.


Due anni dopo, prima della partita col Lecce, sulle bandiere giallorosse viene stampato lo scudetto… non vinceranno neppure quello. Inizia il “mainagioismo” (mai ‘na gioia) e si coniuga, come scrive Stefano Menichini, al tottismo (il campione che, pur potendo andare al Real, resta a Roma per condividere il Dolore coi tifosi). Oggi la Roma è al bivio: deve guardare avanti, chiudere con quella serata stregata e affidarsi, nel bene e nel male, al pragmatismo bostoniano di Pallotta. Il passato spesso fa molto male… non ci è dato sapere perché un uomo si suicida ma Agostino Di Bartolomei, il Capitano buono e simpatico, si congeda dal mondo il giorno del decimo anniversario di quella finale. Quella era sofferenza vera, terribile, struggente. Ti ricordiamo con affetto Capitano…

J.V.

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