Qualche piccolo avvertimento sui pericoli dell’adulazione

Qualche piccolo avvertimento sui pericoli dell’adulazione


“L’adulazione è una moneta falsa, che ha corso soltanto a cagione della nostra vanità.” (François de La Rochefoucauld)


Dal latino adulare. Ad-ulo, volgere, torcere, derivante dal greco El-Yo, torco. O ancora dal greco Urà, coda e cioè il dimenarsi come una bestia che scodinzola non per effettivo convincimento ma per ingraziarsi il padrone. L’adulazione è un complimento non necessario, fuori luogo, insincero, fasullo, ipocrita e malvagio. Non appartiene alle anime grandi. È appannaggio degli omuncoli, di coloro che vogliono entrare in modo mellifluo (fare scorrere il miele) nella nostra vita per turpi fini. Privo di franchezza e coraggio, l’adulatore non stima se stesso e neppure gli altri; è un ladro che, dopo aver accecato la vittima, la deruba. L’adulatore è un commerciante di menzogne, un ruffiano, un Pulcinella, un lecchino, un essere ributtante. Non è semplice a volte stabilire dove finisca la nobile cortesia e dove inizi la volgare adulazione. In genere la sincerità procura nemici mentre l’adulatore vuole divenire un (falso) amico. Come dice Terenzio “Obsequium amicos, veritas odium parit.”
L’adulatore, inetto privo di talento, deve adulare per sopravvivere, ingannare il vanitoso, corteggiare, leccare, oliare, ingannare. È un volgare individuo che incensa i potenti mediocri o coloro che spera di usare. È il non-essere, un’ombra, una flatulenza demoniaca che ti accarezza per distruggerti. Gli uomini sensibili all’adulazione sono destinati a tragiche sconfitte e cocenti delusioni. Spesso anche uomini intelligenti si lasciano corrompere per vanità invece di ricordare la cauta raccomandazione di Emanuele Tesauro “Chi eccede nel compiacere, è l’adulatore. Chi eccede nel contrariare, è il contenzioso. Chi moderatamente compiace, o contraddice, è l’affabile.” Non si potrebbe dir di meglio sul comportamento da tenere.

Portrait of Emanuele Tesauro (1592-1675), Italian writer and playwright, engraving from Del Regno d’Italia sotto i Barbari (The kingdom of Italy under the barbarians), by Emanuele Tesauro, 1664, Turin. (Photo by Icas94 / De Agostini Picture Library via Getty Images)

Il colto e saggio Cardinal Ravasi descrive molto bene il nostro rapporto con l’adulazione “… è un difetto dal quale nessuno può dirsi totalmente immune, in senso attivo o passivo. Attivo, perché una volta o l’altra abbiamo sacrificato un po’ di verità e di dignità pur di compiacere il potente di turno o anche solo semplicemente chi ci assicurava un favore o uno scatto di carriera. Passiva è, invece, l’adulazione subita e qui alzi la mano chi non sente un certo languore nell’anima quando intercetta una lode in suo onore.”

Parole veritiere e tristi ad un tempo che descrivono il nostro amor proprio, la nostra volontà di essere compiaciuti ed assecondati a scapito dell’intelligenza e della verità, al punto da non ricordare che l’adulatore prima o poi ci calunnierà e ci odierà con tutte le sue forze, vorrà il nostro sangue traducendo in odio inestinguibile le passate parole di miele. Brutta razza gli adulatori, così come quella dei maleducati che scambiano la nobile sincerità con la loro volgare tracimazione verbale.


“Come si è indifesi di fronte alle adulazioni! Tomas non poteva impedirsi di prendere sul serio quello che gli diceva l’uomo del ministero. Ma non era soltanto vanità. Era soprattutto inesperienza. Quando sedete di fronte a qualcuno che si mostra amabile, deferente, cortese, è molto difficile tenere sempre a mente che nulla di ciò che dice è vero, che nulla è sincero. Diffidare (continuamente e sistematicamente, senza vacillare nemmeno per un attimo) richiede uno sforzo enorme e anche un suo allenamento.” (Milan Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere)


J.V.

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