La Sapienza greca o I Presocratici

Un pugno di frammenti è ciò che ci resta. Più o meno cento pagine. Eppure lì c’è il pensiero che pensa se stesso mentre pensa ciò che non è pensiero. Talete, Anassimandro, Pitagora, Eraclito, Parmenide, Empedocle, Democrito e altri. Vivono in zone calde e guardano il mare, dall’Asia minore alla Sicilia, dalla Basilicata alla Tracia. Osano spingersi oltre il limite del senso comune. Tutto avviene dal settimo secolo al quarto. Li hanno chiamato in molti modi: filosofi, poeti, scienziati, sapienti… Ciò che è sicuro è che nulla di altrettanto potente è mai stato pensato. Cercano Arché, un principio unificante. Il gigante Parmenide capisce che le cose tutte, sono una sola e che i nostri sensi percepiscono soltanto apparenze. Chiama Essere l’Uno. Altri sapienti chiamano Fusis, Natura, questa Verità.

Democrito pensa ad una natura materiale indivisibile e la chiama Atomo, altri Semi o Nous… Non sono opinioni ma la potente, disperata, nobile ricerca del Senso. Essi non hanno timore nel dire che la nostra esistenza è un miscuglio di Caso, Materia ed Errore, Pensiero e Possibilità. Grazie a Giorgio Colli oggi siamo consapevoli della loro immane Potenza, dal Logos eracliteo al Nichilismo del terribile Gorgia. A causa della loro intelligenza vengono cacciati dalle città, perseguitati, derisi o non compresi. Chi vede troppo lontano non ha vita facile. Quanta stupidità! Uno pseudo-filosofo arrogante e ipocrita come Popper falsifica completamente il loro pensiero e costruisce il ritratto di scienziati ingenui. Essendo lui terribilmente stupido non comprende gli intelligenti e poi deve omaggiare la chiacchiera pseudofilosofica anglosassone. Così da austriaco diventa ser Raymund. Ah! se l’attizzatoio  del geniale Wittgenstein avesse raggiunto quella zucca vuota…

Per quei giganti, come Semerano e Colli hanno spiegato, la Fusis non è la Fisica ma la connessione visibile del Tutto, gli Dei, l’uomo e le sue passioni. Sono oscuri e terribili perché il senso comune arrogante e presuntuoso della scienza moderna, ne ha paura.

Essi amano gli uomini e cercano di salvarli. Ecco la tragedia: la discrasia tra ciò che è e ciò che potrebbe essere. Sono umili ma appaiono arroganti agli iloti gregari. La massa detesta la diversità aristocratica del pensiero. Conoscono i meccanismi del potere e le sue maschere. Dopo di loro inizia il grande compromesso socratico, le concessioni alla paura, i fraintendimenti, la salvezza… Ma non dobbiamo salvare nulla. Siamo eterni. Ciò che siamo e mettiamo in atto in vita è eterno.

Leopardi, Nietzsche, Semerano, Colli ci  aiutano, ci tengono lontani dalla stupidità totalitaria.  Occorre sempre aggiungere un bagno di umiltà condita da sofferenza per la condizione umana.J.V.

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