Invidia

Invidia

L’invidia è quella disposizione che induce a godere del male altrui e a rattristarsi, al contrario dell’altrui bene.”
(Baruch Spinoza)

In videre, guardare storto. L’invidia nasce con l’uomo. Nelle società primitive genera magia malefica e stregoneria. Nelle società contadine il malocchio. Nelle società capitalistiche viene istituzionalizzata perché si produce e si vende invidia per stimolare il mercato. Essenza delle società comuniste in quanto si usa l’invidia popolare in funzione rivoluzionaria al fine di raggiungere una mitica uguaglianza. E tutto ciò per quanto riguarda gli uomini. Ma anche gli Déi non scherzano: si invidiano tra loro ma, soprattutto, invidiano gli uomini e il loro coraggio, i loro tentativi di emularli, φθόνος τῶν θεῶν. Cenerentola classico esempio di oggetto di invidia. Il sommo Dante esprime meravigliosamente il concetto “Fu il sangue mio d’invidia sì riarso che se veduto avesse uomo farsi lieto, visto m’avresti di livore sparso.” (Purgatorio, XIV, vv.82-84)
Al solito anche Nietzsche non scherza “Dove realmente l’uguaglianza è penetrata ed è durevolmente fondata, nasce quell’inclinazione, considerata in complesso immorale, che nello stato di natura sarebbe difficilmente comprensibile: l’invidia. L’invidioso, quando avverte ogni innalzamento sociale di un altro al di sopra della misura comune, lo vuole riabbassare fino ad essa. Esso pretende che quell’uguaglianza che l’uomo riconosce, venga poi anche riconosciuta dalla natura e dal caso. E per ciò si adira che agli uguali le cose non vadano in modo uguale.”
Caino uccide Abele per invidia. E così gli uomini soffrono per il bene altrui. Gli “indignati moralisti” in genere sono invidiosi, incapaci buoni a nulla che invidiano il talento altrui. Invidia, gelosia e calunnia si tengono strette una con l’altra. Francesco Alberoni la descrive bene “L’invidia è il sentimento che noi proviamo quando qualcuno, che noi consideriamo del nostro stesso valore ci sorpassa, ottiene l’ammirazione altrui. Allora abbiamo l’impressione di una profonda ingiustizia nel mondo. Cerchiamo di convincerci che non lo merita, facciamo di tutto per trascinarlo al nostro stesso livello, di svalutarlo; ne parliamo male, lo critichiamo. Ma se la società continua ad innalzarlo, ci rodiamo di collera e, nello stesso tempo, siamo presi dal dubbio. Perché non siamo sicuri di essere nel giusto. Per questo ci vergogniamo di essere invidiosi. E, soprattutto, di essere additati come persone invidiose. In termini psicologici potremmo dire che l’invidia è un tentativo un po’ maldestro di recuperare la fiducia e la stima in sé stessi, impedendo la caduta del proprio valore attraverso la svalutazione dell’altro.” È il tormento dell’impotenza, la gelosia del successo altrui, il veleno oer eccellenza, la vertigine della mancanza. Gli invidiosi sono organizzatori di gogne mediatiche, tristi falliti gelosi, incapaci ed inetti. Il silenzio degli inviosi è un frastuono, un odio implacabile, una ruggine che tutto corrode, un vizio terribile.
Un amico sincero non è colui che è solidale nella disgrazia, ma quello che gode per il tuo successo. L’invidia è la vera pandemia, un virus  che si annida nel cuore.
Terribile, davvero terribile… forse il male peggiore. Del resto Cesare viene ucciso per invidia.

J.V.

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