Il conte di Montecristo

Il conte di Montecristo

Il conte di Montecristo (Le Comte de Monte-Cristo) è uno dei più famosi romanzi d’appendice di Alexandre Dumas. Pubblicato tra il 1844 e il 1846.

Edmond Dantès sta per essere nominato capitano del Pharaon, la nave su cui presta servizio da sei anni e si appresta a corononare il proprio amore sposando la bella catalana Mercedes. La sua felicità suscita l’invidia dei rivali. All’improvviso, grazie alla malafede di un magistrato, scatta il complotto contro di lui. Viene sepolto vivo nel Castello d’If, famigerata prigione su un’isola vicino Marsiglia. Non sa neppure di cosa è accusato… rabbia, impotenza, allontanamento da Dio, desiderio di morte. Poi all’improvviso incontra un altro detenuto, un abate ritenuto folle. La sua vita muta: da semianalfabeta diviene coltissimo grazie agli insegnamenti di Faria, da povero diverrà ricchissimo grazie all’immenso tesoro che troverà sempre grazie all’abate, dopo una drammatica fuga dal carcere. Sono passati quattordici anni da quando il giovane è sceso all’inferno. Ora è ricchissimo, coltissimo e, soprattutto, assetato di vendetta. Assume molti nomi per mimetizzarsi ma per l’alta società parigina sarà il conte di Montecristo, investito di un potere divino e magico, capace di mutare i destini umani, dispensando il bene e il male, premiando i buoni e castigando i malvagi. La vendetta paga? Non tanto vista la sua insoddisfazione. Avvelenamenti, fughe, duelli, amori, passioni, dissertazioni filosofiche, amicizie vere e tradimenti… non manca nulla in questo romanzo che fa la felicità di chi lo legge la prima, la seconda, la terza volta. Romanzo immortale, stupendo, magico, evocatore di atmosfere, perfetto nei suoi meccanismi narrativi. Vendetta o perdono? Ognuno di voi scelga… Montecristo, dopo aver visto l’inferno (Dantés), sceglie una via di mezzo nella consapevolezza che comunque gli sono state rubate la gioventù, la donna, la carriera… tutto. Voleva l’amore di Mercedes e un veliero da comandare; ha avuto lunghi anni di inferno e un presente di infinita ricchezza economica che non lo appaga. Secondo Umberto Eco Montecristo è il superuomo di massa, Gramsci lo bolla ideologicamente (e ti pareva) come il più oppiaceo dei romanzi popolari. Per quanto mi riguarda lo trovo affascinante, potente, fantastico e profondamente umano. Credo che sia tra i romanzi più popolari e conosciuti al punto che gode di un centinaio traduzioni, parecchi adattamenti cinematografici e televisivi… ogni perseguitato si immedesima nella figura del Conte. Ancora oggi lascia col fiato sospeso ed esercita un fascino incredibile sui lettori di ogni tipo. Come Mephisto compie il male per realizzare il bene e applica il contrappasso con i malvagi.
Infine mi piace citare Luciano Canfora “Un motivo che riveste un fascino perenne: il nesso maestro-allievo. Tra Faria e Dantès si stabilisce il rapporto, l’intesa, la complicità, la devozione che nasce tra maestro e allievo. Dantès deve tutto al vecchio: ma non importa tanto il tesoro abbagliante; gli deve la conoscenza.”

Tra gli adattamenti più celebri:

* Il conte di Montecristo (Le comte de Monte Cristo), film diretto da Claude Autant-Lara, con Louis Jourdan (1961)
* Il conte di Montecristo, sceneggiato televisivo diretto da Edmo Fenoglio, con Andrea Giordana (1966).
* Il conte di Montecristo, film TV diretto da David Greene, con Richard Chamberlain (1975).
* Il conte di Montecristo, film TV diretto da Ugo Gregoretti (1996).
* Il conte di Montecristo (Le comte de Monte Cristo), miniserie televisiva diretta da Josée Dayan, con Gérard Depardieu e Ornella Muti (1998).
* Montecristo (Montecristo), film diretto da Kevin Reynolds, con Jim Caviezel e Guy Pearce(2002).

J.V.

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