BIBBIA E CINEMA

BIBBIA E CINEMA

Erwin Panofsky paragona il cinema alle cattedrali gotiche, una sorta di cattedrale dei tempi moderni. La funzione è simile: far conoscere la Bibbia e, nel caso del cinema, guadagnare parecchio con lo spettacolo. Perché di spettacolo altissimo si tratta. Il cinema, col suo linguaggio postbabelico, si è spesso occupato della Bibbia. Basti ricordare la leggendaria separazione delle acque o il faraone/Yul Brinner ne “I dieci comandamenti” del 1956 di Cecil Blount De Mille. Ovviamente il cinema esalta gli aspetti drammatici della passione e della violenza. Ne cito soltanto alcuni.

Pier Paolo Pasolini dirige “Il Vangelo secondo Matteo” nel 1964. Enrique Irazoqui/Cristo allora sindacalista catalano diciannovenne, in Italia per cercare appoggi alla lotta contro il regime franchista con voce di Enrico Maria Salerno. Musiche di Luis Bacalov con estratti da Johann Sebastian Bach, Wolfgang Amadeus Mozart, Sergej Prokofiev, Anton Webern e canti gospel (Dark Was the Night, Cold Was the Ground). “Il miglior film su Cristo, per me, è Il Vangelo secondo Matteo, di Pasolini. Quando ero giovane, volevo fare una versione contemporanea della storia di Cristo ambientata nelle case popolari e per le strade del centro di New York. Ma quando ho visto il film di Pasolini, ho capito che quel film era già stato fatto.” (Martin Scorsese, intervista a La Civiltà Cattolica, quaderno 3996, 24 dicembre 2016). Polemiche a non finire per l’impianto antidogmatico. Attori non professionisti e comparse scelte tra la locale popolazione contadina della Lucania. Molti gli amici del regista che parteciparono alle riprese e, tra questi, alcuni intellettuali di fama come Natalia Ginzburg, Alfonso Gatto ed Enzo Siciliano, il filosofo Giorgio Agamben e la madre di PPP Susanna nel ruolo della Madonna anziana.

Nel 1966 John Huston gira “La Bibbia”, filmone di 174 minuti. Tratta della
Genesi (capitoli 1-22). Con Richard Harris (Caino), John Huston stesso (Noè), Stephen Boyd (Nemrod), George C. Scott (Abramo), Ava Gardner(Sara), Peter O’Toole (i tre angeli di Dio), Gabriele Ferzetti (Lot), Eleonora Rossi Drago (la moglie di Lot), Franco Nero (Abele).
Dalla creazione del mondo e degli esseri viventi, si snodano le vicende dell’umanità, dal sacrificio mancato di Isacco alla storia di Abramo e della distruzione di Sodoma e Gomorra, attraverso il diluvio universale e la torre di Babele. Il progetto di De Laurentis era gigantesco e voleva coprire tutta la Bibbia ma si fermò qui. Huston subentra dopo il rifiuto di Fellini, Kurosawa, Robert Bresson, Orson Welles e Luchino Visconti.

Zeffirelli gira nel 1977 “Gesù di Nazareth” con intenti didattici avvalendosi della consulenza di teologi cristiani ed ebrei e della sceneggiatura di
Anthony Burgess. Subentreranno, per la messa a punto della sceneggiatura el Gesù di Nazareth, Suso Cecchi D’Amico e Masolino D’Amico, con l’apporto dello stesso Franco Zeffirelli. Impressionante il cast: Anthony Quinn per Caifa, Peter Ustinov per Erode, Christopher Plummer per Erode Antipa, James Mason per Giuseppe di Arimatea, Michael York (già Lucenzio nella Bisbetica e Tebaldo nel Romeo e Giulietta di Zeffirelli) per Giovanni Battista, Ian Holm per Zerah, Cyril Cusack per Yehuda, Ernest Borgnine per il centurione, Stacy Keach per Barabba, Anne Bankroft per Maddalena, Rod Steiger per Pilato, Ian McShane per Giuda, Claudia Cardinale per l’adultera, Valentina Cortese per Erodiade, Regina Bianchi per Anna, Marina Berti per Elisabetta, Maria Carta per Marta, Renato Rascel per il cieco nato. Maria è
Olivia Hussey, la meravigliosa Giulietta di 10 anni prima. Cristo è Robert Powell “Tra i molti provini che facevo quasi quotidianamente, chiamai a Roma per la difficile parte di Giuda un attore molto bravo che avevo visto in teatro a Londra, Robert Powell. Un tipetto abbastanza comune, ma con due occhi azzurri che mozzavano il fiato. Pensai subito che sarebbe stato un Giuda interessante, ma il mio operatore, anche lui affascinato da quegli occhi, osservò: “Se Giuda ha questi occhi, che occhi dovrà avere Gesù?”… Lavorammo moltissimo per prepararlo: capelli lunghi, trucco, vesti, luci. Quando era tutto pronto, e Powell ci stava già affascinando, chiamai una sarta per gli ultimi ritocchi al costume. La donna, che non aveva ancora visto Powell, se lo trovò davanti improvvisamente e, presa dalla commozione, cadde in ginocchio esclamando: “Signore!”. E si fece il segno della croce. Capimmo che avevamo trovato il “nostro Gesù”.

Martin Scorsese nel 1988 dirige “L’ultima tentazione di Cristo” tratto da
Nikos Kazantzakis. Con Willem Dafoe (Gesù), Harvey Keitel (Giuda), Barbara Hershey (Maria Maddalena). Critiche violente, boicottaggio, campagna diffamatoria contro il regista. Gesù vuole essere un uomo normale e si sposa con Maddalena e poi, dopo la morte improvvisa di costei, con la sorella di Lazzaro, Marta, con la quale crea una famiglia. Ma il popolo vuole un Gesù risorto. In fin di vita, al tempo dell’offensiva romana contro gli Ebrei, si pente della scelta implorando il perdono al Signore e chiedendogli di farlo tornare il Messia. Si ritrova sul Golgota, appeso alla croce. Si è trattato soltanto di una allucinazione, l’ultima tentazione di Satana per allontanarlo dalla sua missione. Pronunciate le parole “tutto si è compiuto”, Gesù muore.

Mel Gibson nel 2004 ci va pesante con “La passione di Cristo uscito” puntando molto sui particolari più duri. Apprezzabile la recitazione nelle lingue dell’epoca, il latino e l’aramaico, con i sottotitoli. Operazione che vuole essere filologica. Film assai discusso per violenza estrema e sottaciuto antisemitismo.

Fermiamoci qui…

J.V.

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