CARAVAGGIO

CARAVAGGIO

“Ciò che inizia con l’opera di Caravaggio è molto semplicemente la pittura moderna.”
(André Berne-Joffroy, Le Dossier Caravage)

Michelangelo Merisi detto Caravaggio nasce il 29 settembre 1571 a Milano (e non nel paese di Caravaggio nel bergamasco come si è sempre pensato), da Fermo Merisi e Lucia Aratori (nomi che ispireranno poi i protagonisti dei Promessi sposi manzoniani). Pittore inquieto, innamorato del vero e della luce, capace di esprimere la realtà in ogni forma, anche violenta. Per lui la luce è apparizione simbolica di verità divina. In linea col pensiero filosofico del suo tempo vuole testimoniare religiosamente che solo attraverso la realtà si può giungere alla divinità.
Forte influenza sul Barocco. Dimenticato per tre secoli e riscoperto nel novecento. Uno dei pittori più importanti di ogni tempo, fondatore del naturalismo moderno. Genio pittorico e maestro dell’uso drammatico del chiaroscuro. Lavora per quattro anni a bottega da Simone Peterzano, pittore del manierismo lombardo. Carattere ribelle, temperamento rissoso e insofferente delle regole. Dopo un viaggio in Veneto lo troviamo a Roma dove frequenta la bottega di Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d’Arpino, uno dei maggiori esponenti del tardo manierismo. Poi entra a servizio dal cardinal Francesco Maria del Monte, suo grandissimo estimatore. Cresce la sua fama presso la nobiltà romana che gli commissiona opere importanti e complesse. Scelte estetiche ed esistenziali scandalose, litigi continui, risse e taverne. La sera del 28 maggio 1606 uccide Ranuccio Tomassoni da Terni e viene condannato alla decapitazione. Fugge grazie alla protezione del principe Filippo I Colonna. A Napoli vive un periodo relativamente tranquillo e artisticamente prolifico. Poi riesce a farsi arrestare di nuovo a Malta. Fugge in Sicilia, a Siracusa e Messina.


Alla fine dell’estate del 1609 Caravaggio torna a Napoli presso la marchesa Costanza Colonna nel palazzo Cellammare. Muore a Porto Ercole a soli 38 anni a causa di un’infezione intestinale trascurata. Questa vita romanzesca a volte offusca l’immenso talento dell’artista nella ricostruzione storica. Siamo di fronte ad un genio, di quelli veri.
Importante il giudizio di Roberto Longhi “Ribera, Vermeer, La Tour e Rembrandt non avrebbero mai potuto esistere senza di lui e l’arte di Delacroix, Courbet e Manet sarebbe stata completamente diversa.”
Oggi parliamo di pittori caravaggisti come Bartolomeo Manfredi, Carlo Saraceni, Orazio e Artemisia Gentileschi, Giovanni Antonio Galli (detto lo Spadarino), Francesco Boneri (più noto come Cecco del Caravaggio), Gerrit van Honthorst (tradizionalmente chiamato Gherardo delle Notti), Hendrick ter Brugghen,
Jusepe de Ribera. Anche molti artisti d’Oltralpe vengono influenzati da Caravaggio: Louis Le Nain, Georges de La Tour, Valentin de Boulogne, Simon Vouet, Francisco de Zurbarán, Diego Velázquez, Bartolomé Esteban Murillo, Matthias Stomer, Pieter Paul Rubens, Antoon van Dyck, Rembrandt, Jan Vermeer, Adam Elsheimer.
Per non parlare dei grandi David, Goya, Gericault, Delacroix, Courbet.
Il cinema se ne occupa spesso, a partire dal 1941 con “Caravaggio, il pittore maledetto” di Goffredo Alessandrini. Oltre al film del 1941, abbiamo l’inquietante Derek Jarman del 1986 “Caravaggio” sino al recente “L’ombra di Caravaggio” di Michele Placido. Ricordo infine il bellissimo sceneggiato televisivo diretto da Silverio Blasi e interpretato da Gian Maria Volonté.

John Coltrane in My favourite things distrugge e ricompone continuamente una orecchiabile melodia di tre minuti. “L’opera di smelodizzazione di sé stesso dell’ultimo Coltrane ricorda il cammino dissennato e implacabile con cui Caravaggio andò verso il buio finale” (Giuseppe Montesano, Lettori selvaggi, p. 465).
Caravaggio anticipa la fotografia. I suoi quadri colgono l’attimo come gli scatti di Henri Cartier-Bresson. Genio invidiato e tormentato, apprezzato dai potenti, i Barberini, gli Aldobrandini, i Massimi, i Colonna, il cardinale Gerolamo Mattei, il marchese Giustiniani, ma in urto col senso comune per le sue spregiudicate innovazioni; per lui arte e vita sono una sola cosa. Innovatore anche sul piano della tecnica. Dipinge senza il sostegno del disegno. Con una punta traccia incisioni per fissare le linee della composizione sulla preparazione della tela ancora fresca. Opera in una stanza scura, con una finestra laterale in alto, così da lasciar entrare solo uno spiraglio di luce diretta sullo scenario. Infine colloca uno specchio di fronte alla scena da raffigurare in modo tale da avere già la visione del quadro riflesso. Un set fotografico.

Opere più importanti:
Suonatore di Liuto, Ermitage, San Pietroburgo
Cena in Emmaus, National Gallery, Londra
Morte della Vergine, Louvre, Parigi
Canestra di frutta, Biblioteca Piacoteca Ambrosiana, Milano
Bacco, Uffizi, Firenze
Scudo con Testa di Medusa, Uffizi, Firenze
Giovane con canestra di frutta, Galleria Borghese, Roma
Davide con la testa di Golia, Galleria Borghese, Roma
San Matteo e l’Angelo, Martirio di San Matteo, Vocazione di San Matteo, San Luigi dei Francesi, Roma
Riposo durante la fuga in Egitto, Galleria Doria Pamphilj, Roma
Giuditta e Oloferne, Galleria Nazionale di Arte Antica, Roma
Decollazione di San Giovanni Battista, Concattedrale San Giovanni, La Valletta, Malta.

“Perché Caravaggio è così grande? Perché si stenta a credere che le sue idee siano state concepite quattro secoli fa. Tutto, nei suoi dipinti, dalla luce al taglio della composizione, fa pensare a un’arte che riconosciamo, a un calco di sensibilità ed esperienze che non sono quelle del Seicento ma quelle di ogni secolo in cui sia stato presente e centrale l’uomo; la si può chiamare pittura della realtà, e a questo deve la sua incessante attualità. Davanti a un quadro di Caravaggio è come se fossimo aggrediti dalla realtà, è come se la realtà ci venisse incontro e lui la riproducesse in maniera totalmente mimetica. Stabilendo per ciò stesso un formidabile anticipo, perché si può dire, in senso oggettivo, che Caravaggio sia l’inventore della fotografia.” (Vittorio Sgarbi)

Per una volta la parola “genio” è appropriata.

J.V.

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