ADDIO A GIANNI VATTIMO

ADDIO A GIANNI VATTIMO

“La razionalità deve, al proprio interno, depotenziarsi, cedere terreno, non aver timore di indietreggiare verso la supposta zona d’ombra, non restare paralizzata dalla perdita del riferimento luminoso, unico e stabile, cartesiano.”

(Il pensiero debole)

È morto ieri il filosofo Gianni Vattimo. Da tempo era malato di Parkinson e non più in grado di intendere e volere. Era nato a Torino nel 1936, figlio di un poliziotto calabrese e di una sarta torinese della quale parlava sempre con amore infinito. Studente del liceo classico Vincenzo Gioberti, cattolico militante fortemente influenzato dalla lettura di Jacques Maritain, Emmanuel Mounier e dei racconti di Georges Bernanos.

Allievo di Luigi Pareyson assieme a Umberto Eco, si laurea filosofia nel 1959. Si specializza ad Heidelberg, con Karl Löwith e Hans Georg Gadamer. Dal 1964 incaricato e dal 69 ordinario di estetica all’Università di Torino, poi preside della stessa facoltà. In seguito ordinario di filosofia teoretica e visiting professor negli Stati Uniti.

Attivista politico coi radicali, poi coi Democratici di Sinistra e col Partito dei Comunisti Italiani. Infine con Antonio Di Pietro. Si è definito “comunista cristiano ed ermeneutico”, un ideale antidogmatico di “comunismo debole” nel pensiero e nell’essere, che si ispira alla vita comunitaria delle prime comunità cristiane. Nemico dichiarato del bolscevismo leninista e delle sue sciagurate conseguenze. Uomo di una sinistra dialogante e tollerante.

Avendolo conosciuto bene sul piano personale ricordo un uomo estremamente cordiale, affabile, arguto e simpatico, privo della spocchia di alcuni tromboni universitari.

Teorico del pensiero debole, in contrapposizione con l’hegelismo e il marxismo, il suo pensiero postmoderno accetta il peso dell’errore, dell’effimero, di tutto ciò che è storico e umano. Questa per lui è la chiave per la democratizzazione della società, una filosofia cristiana per la postmodernità. Studioso attento del Nichilismo e profondo interprete di Nietzsche e Heidegger. Coniugando la lezione del suo maestro Pareyson con quella del teologo Sergio Quinzio, rifiuta l’identificazione di Dio nell’essere razionale, così come concepito dalla tradizione filosofica occidentale. Rifacendosi a René Girard, Vattimo interpreta Cristo come rifiuto di ogni sacrificio, anzitutto umano ed esistenziale. La kénosis (svuotamento) divina deve essere a vantaggio della libertà e della pace umana. Attento alle tesi ambientaliste e ai diritti degli animali “In un’epoca in cui l’umanità si vede sempre più minacciata nelle stesse elementari possibilità di sopravvivenza (la fame, la morte atomica, l’inquinamento) la nostra radicale fratellanza con gli animali si presenta in una luce più immediata ed evidente”. Omosessuale dichiarato, compagno prima dello storico dell’architettura Sergio Mamino, poi, da 14 di Simone Caminada, suo assistente. Uomo coraggioso e capace di gesti eclatanti per difendere le proprie posizioni intellettuali anche contraddittorie come quella sul marxismo o sullo Stato israeliano.

Non sempre ho condiviso le sue posizioni filosofico-politiche ma ascoltarlo e dialogare con lui era un vero piacere.

È morto un uomo di grande levatura culturale ed umana.

Ti sia lieve la terra.

J.V.

Rispondi