1954 Germania Ungheria 3-2

1954 Germania Ungheria 3-2

La Germania distrutta dalla seconda guerra mondiale non viene ammessa all’edizione dei mondiali 1950 in Brasile, vinti dall’Uruguay con conseguente dramma nazionale dei “sempre sopra le righe” brasiliani. Si presenta in Svizzera nel 1954. Paese ancora ferito, scosso, atterrito dall’incubo nazista e dal senso di colpa per i crimini e i misfatti.

L’Ungheria è considerata la grande favorita per la vittoria finale. Aranycsapat “squadra d’oro”, probabilmente la squadra più forte di tutti i tempi. Una generazione di fenomeni. Avevano vinto a Wembley 6-3 umiliando i presuntuosi inglesi. Poi li avevano mangiati vivi nuovamente a Budapest con un terrificante 7-1. L’ Aranycsapat si presenta a Berna imbattuta da quattro anni e ventotto partite. In sequenza batte Corea del Sud 9-0, Germania 8-3 con quattro gol di Sándor Kocsis, due di Nándor Hidegkuti, gol di Ferenc Puskás e József Tóth). Puskás, infinito talento e pessimo carattere, provoca i tedeschi e rimedia un devastante calcio che gli rovina la caviglia con conseguenze pesanti… come vedremo.
Nei quarti tocca al Brasile. Gli ungheresi vincono 4-2 dopo una partita talmente dura da passare alla storia come la battaglia di Berna. In semifinale gli ungheresi battono i campioni del mondo uruguagi dopo i tempi supplementari e anche questa partita passa alla storia come una delle più belle in assoluto. Gli ungheresi sono stanchi e provati, squassati dalle polemiche interne su Puskás (farlo giocare o no con quella caviglia distrutta da Liebrich?).
I tedeschi, dopo aver battuto turchi, jugoslavi e austriaci (la Storia si presenta) arrivano alla finale con umiltà e feroce determinazione (non sarebbero tedeschi).
Come a Waterloo prima della battaglia, piove a dirotto, il campo è molle e favorevole agli atleti tedeschi. Sugli spalti di Berna ci sono 64.000 spettatori. Il claudicante Puskás segna subito, poi Zoltán Czibor raddoppia… è fatta… no! Al 10′ Morloch accorcia e al 18′ Rahn pareggia. I furibondi ungheresi prendono pali, esaltano Turek che para l’imparabile e qualcosa di più. I tedeschi resistono, sanno che il tempo gioca a loro vantaggio. Finisce il primo tempo con salvataggi sulla linea di porta. Il campo è pesantissimo, Puskás non sta in piedi, i suoi compagni sono stanchi e demoralizzati; vanno comunque all’attacco, prendono traverse, sbagliano gol fatti. Poi l’incredibile… a 6 minuti dal termine, quando già si prospettavano i tempi supplementari, dopo una confusa azione e una respinta di Lantos, Rhan fa partire un velenoso rasoterra… 3-2. Ultimi minuti drammatici. Puskás segna e l’arbitro inglese Ling annulla su indicazione del guardialinee gallese Benjamin Griffiths per un fuorigioco molto dubbio (vendetta albionica?). Ultimo minuto: Czibor tira sul portiere Turek… il dramma è compiuto, l’impossibile è accaduto, il miracolo è compiuto. A quanti pensano che il calcio sia solo un gioco ricordo le implicazioni politiche e le conseguenze per l’Europa di questa partita. La Germania ritrova il proprio orgoglio… due anni dopo l’Ungheria verrà invasa dai carri armati sovietici. Qualche mese dopo la finale molti giocatori tedeschi vengono colpiti da epatite. A distanza di anni il capitano Fritz Walter ammetterà che si erano dopati. Non ci sarà alcuna inchiesta

J.V.

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