NAPOLEON

NAPOLEON

Napoleon è un film del 2023 diretto e co-prodotto da Ridley Scott. Con Joaquin Phoenix e Vanessa Kirby.

“Napoleone è un uomo da cui sono sempre stato affascinato. È uscito dal nulla per governare tutto, ma per tutto il tempo ha condotto una guerra romantica con la moglie adultera Joséphine. Ha conquistato il mondo per cercare di conquistare il suo amore e, quando non ci è riuscito, l’ha conquistato per distruggerla, e nel farlo si autodistrusse.”

(Il regista Ridley Scott a proposito del suo interesse per Napoleone)

Sarebbe già sufficiente la dichiarazione del regista per comprendere che Napoleon è un film sbagliato, da cima a fondo. Del resto che un inglese possa comprendere lo spirito napoleonico è impresa impossibile. Ridley Scott non è Kubrick ma in passato ci ha dato qualche bel film assieme a pastoni indigeribili. Con Napoleon supera ogni tolleranza umana. Passi per i numerosi errori storici frutto non certo di incompetenza (può pagare i migliori esperti) ma di precisa volontà; passi per i tagli (in meno di tre ore non si può raccontare la vita del titano) ma rappresentare l’imperatore come uno smidollato, cavernicolo, troglodita e incapace… no. Questa volta Scott ha passato il segno e che Barbero lo difenda depone a favore di coloro che pensano che negli ultimi tempi il simpatico storyteller piemontese sia un tantino appannato. Le battaglie appaiono risse da bar, i dialoghi sono ridicoli, Talleyrand e i generali delle macchiette. Il rapporto con Giuseppina fasullo come tutto il film. Mai avrei pensato di uscire dalla sala guardando un film su Napoleone e invece sono stato tentato. Nel lontano 1977 avevo 21 anni ed ebbi la fortuna di vedere “I duellanti” di Ridley Scott. Lo vidi tre volte di seguito nello stesso giorno assieme a due miei amici e compagni di università. Napoleone non compariva ma il film, tratto da Conrad, ne parlava con rispetto e profondità storica. Scott che ti è successo? Guardando questo tuo orribile film ho sentito il peso della mia e della tua vecchiaia. Hai girato un film ignorante, usando il massimo dei mezzi per realizzare una schifezza. Molti anni fa, troppi, con pochissimi mezzi realizzasti un gioiello. Mi permetto di dire ancora due cose per il lettore perché, soprattutto i giovani, sappiano chi era, nel bene e nel male, Napoleone. Sarebbe sufficiente il grande Manzoni “E l’avviò, pei floridi Sentier della speranza, Ai campi eterni, al premio Che i desidéri avanza, Dov’è silenzio e tenebre La gloria che passò.” Aggiungiamo che era uno Washington francese di trent’anni. Re a quaranta. Poi sconfitto e prigioniero. Napoleone Incarna la rivoluzione come Mirabeau o Robespierre ma la porta a compimento. Da giovane è uno straniero, un corso appartenente ad una tribù più che ad una famiglia. Un povero nobile corso che studia gratuitamente nella scuola militare del Re. Particolarmente dotato in storia e matematica, solitario, determinato, veloce di pensiero. Disprezza Luigi XVI perché non ordina il fuoco contro i rivoltosi del 20 giugno 1792 alle Tuileries. È un capitano di 24 anni robespierrista, un convinto giacobino, amico personale di Augustin Robespierre, fratello di Maxim. Affascinato dall’autorità senza limiti del potere, dalla carriera aperta al talento. Seguendo il compatriota Saliceti salda i suoi interessi con quelli della rivoluzione. Realizza il primo capolavoro militare quando, grazie ai suoi preziosi consigli, Tolone viene tolta agli inglesi. Così ottiene la promozione a generale di brigata. Nel febbraio del 1794 comanda l’artiglieria dell’Armata d’Italia che affronta gli austriaci. È un giovane di ventiquattro anni. Poi i termidoriani lo imprigionano ma Barras gli offrirà l’occasione della vita il 13 vendemmiaio anno IV (5 ottobre 1795) quando spazza via i monarchici a colpi di mitraglia. Ora il giovane generale fa parte della nomenclatura rivoluzionaria e del denaro. La repubblica virtuosa di Robespierre è finita, sua maestà il denaro è tornato sul trono ma si è alleato con la Rivoluzione. L’ex visconte ed ex terrorista Barras scarica la stagionata e un tantino ingombrante amante Josephine Beauharnais al giovane generale magro ed emaciato. Col matrimonio il piccolo corso cancella le umiliazioni giovanili e diviene completamente francese. Come altri rivoluzionari prima di lui il giovane Bonaparte vuole governare la Rivoluzione. Ma in lui si coniugano uguaglianza, gloria, genio e massima forza militare. L’Italia è il palcoscenico ideale per la recita. Capisce prima degli altri la forza dell’opinione pubblica e ammanta di gloria le sue fulminee vittorie italiane dettando bollettini a tutto spiano. A Milano, a palazzo Mombello, vive già come un re, circondato da una corte vorace, ipocrita e malvagia. Spiccano per ipocrisia ed avidità i suoi congiunti tribali capeggiati dall’arcigna madre e la navigatissima Josephine con relativo amante. Sono tutti parvenu degni di un romanzo di Balzac. Il generale-re d’Italia lascia fare, tratta da pari col Direttorio, sente il suo “destino”. Vuole una dittatura rivoluzionaria fondata non più sulla grottesca virtù robespierrista ma sui solidi e tangibili interessi. Poi salva per interposta persona (Augereau) il Direttorio il 4 settembre 1797 (18 fruttidoro anno V) ma non si mescola alle loro responsabilità. Si lascia mano libera. Poi la spettacolare attesa del sogno egiziano. Una inutile e mal progettata spedizione che serve esclusivamente alla gloria del Generale. Il 22 agosto 1799 abbandona il suo esercito in Egitto e giunge a Fréjus il 9 ottobre, accolto dal giubilo dei francesi. Il 18 brumaio è pronto. Napoleone sposa la Rivoluzione francese, è il Primo console. La Francia trova la Monarchia Repubblicana che cercava a tentoni dieci anni prima con un attore, Luigi XVI, non all’altezza del ruolo. Ora l’attore protagonista è giovane, forte, vincitore, figlio del popolo francese, scaltro, veloce, capace, implacabile. Lavora freneticamente circondato dai suoi generali, dalla ormai “fedele” Giuseppina che, dopo aver rischiato l’osso del collo più volte, è cosciente di aver vinto il primo premio della lotteria, dai famelici e odiosi parenti. Napoleone non perde tempo in stupidi e vuoti cerimoniali, mangia poco e velocemente, beve poco, si veste sempre con gli stessi abiti, lavora freneticamente, detta tre lettere alla volta, pensa e decide, lavora e risolve… una macchina da guerra. Lumi, proprietà e commercio sono i suoi riferimenti. Egli è l’Eroe civile dei francesi. Il suo credo è essenziale e vincente: proprietà privata intoccabile, matrimonio, famiglia, donna a casa, ordine nelle piazze, carriere aperte al talento. Così salva la Rivoluzione fermando la Rivoluzione e i suoi eccessi che avevano francamente ammorbato l’esistenza dei francesi. Il popolo contadino di piccolo-borghesi proprietari si riconosce nel Primo console. Finisce il romanzo della Rivoluzione, inizia la Storia di Napoleone. Per farla breve diciamo che si è realizzato, con dieci anni di ritardo, il progetto di Mirabeau. Il paradosso è che Napoleone è mille volte più autoritario del povero Luigi XVI. L’idea del potere assoluto, eredità dei Capetingi, ora può essere messa al servizio della democrazia. Napoleone guadagna due punti rispetto ai sovrani assoluti: non deve fare i conti con lo sguardo di Dio e governa su uomini isolati che si ritengono uguali invece che su corpi dello Stato che sanno di essere diseguali. Lo Stato moderno è pronto e servito. Lo strumento sarà il Codice civile, l’amministrazione è la linfa vitale, il razionalismo cartesiano l’ossatura del dispotismo illuminato. Centralizzazione, sistema prefettizio, Parigi contrapposta alla provincia. Il sistema presenta un punto di forza: Napoleone. E uno di debolezza: Napoleone.

Lo descrive bene un suo brillante nemico, Chateaubriand, quando parla di genio elettrico e natura impetuosa che tutto travolge. Napoleone è di fatto il Re Sole dello Stato democratico. Napoleone è il simbolo della nuova Francia e le sue braccia sono l’amministrazione e l’esercito. Tutta la funzione pubblica, dal grado più basso, al più elevato lo adora, lo imita, lo vezzeggia. Persino i nobili che rientrano in patria attaccano l’asino dove vuole il nuovo padrone. È in atto la trasfigurazione democratica delle cariche. Poi il Concordato del 1801 col quale sottomette completamente la Chiesa di Francia ma le restituisce una funzione. Non è più la Chiesa del passato ma un puntello del sistema napoleonico. Ragiona in termini di ragion di stato, senza inutili e deleteri ateismi. Le persone semplici hanno bisogno della religione per non trasformarsi in briganti assassini. Voltaire e Machiavelli fusi nel pragmatismo militare del Primo Console. Ora offre anche una pace vittoriosa (Amiens 1802) al suo popolo. Diviene onnipotente. E qui sta il problema: quanto può durare la pace?Poco e niente. Nel 1803 riprende un decennio di guerre che porterà alla caduta. Una guerra che durava già da dieci anni. L’Inghilterra vuole continuare questa guerra. Dopo la proclamazione dell’Impero nel 1804 lo scontro sarà all’ultimo sangue. La Francia è minuziosamente controllata da un apparato poliziesco che neanche Luigi XIV avrebbe potuto possedere. La guerra deciderà la sorte dell’Impero e della Gloria francese. L’uomo nato dalla guerra sarà condannato a continuarla. Bonaparte – Carlo Magno deve combattere continuamente e vincere ogni battaglia. Quando perde per la prima volta viene travolto, suo figlio svanisce nel nulla, la Francia torna alle frontiere del 1789. Persino i Cento giorni rappresentano un sogno romantico. La marcia trionfale dal Fréjus alle Tuileries scalda i nostri cuori. L’Imperatore è tornato, viva l’Imperatore. Poi la tragedia di Waterloo e la sofferenza indicibile di Sant’Elena. Il titano imprigionato. La narrazione della sconfitta nel Memoriale sarà la sua vittoria postuma.

Tutto questo nel tuo orribile film non si vede. Peccato. Maledetto inglese Scott, persino un acerrimo nemico come Chateaubriand riconosce la grandezza di Napoleone che tu vuoi ridicolizzare “Come ultimo risultato, tutto si avvia alla sua fine, il terribile spirito di novità che percorreva il mondo, diceva l’imperatore, e al quale aveva opposto lo sbarramento del suo genio, riprende il suo corso; le istituzioni del conquistatore vengono meno; la sua sarà stata l’ultima delle grandi esistenze individuali; nulla dominerà ormai nelle società infime e livellate; l’ombra di Napoleone si drizzerà sola all’estremità dell’antico mondo distrutto, come il fantasma del diluvio in riva al suo abisso: la posterità lontana scoprirà quest’ombra di là dal gorgo dove cadranno i secoli sconosciuti sino al giorno segnato per la rinascita sociale.“

Scott vatti a leggere “Il rosso e il nero”… almeno quello.

J.V.

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