Cappuccetto rosso, di Charles Perrault

C’era una volta una bambina che viveva con la mamma in una casetta al margine del bosco: questa bambina si chiamava Cappuccetto Rosso perché la mamma le aveva fatto una mantellina con un cappuccio rosso, che la bambina portava sempre perché le piaceva molto.
Cappuccetto Rosso aveva una nonna, molto vecchia, che abitava in una casetta al di là del bosco e che un giorno si ammalò. La mamma pensò di mandare Cappuccetto Rosso a portarle delle focaccine, un po’ di burro e della marmellata.
Prima di partire, la bambina promise alla mamma di non fermarsi nel bosco per nessun motivo, di non parlare con nessuno e di camminare dritta verso la casa della nonna.
Cappuccetto Rosso uscì di casa e si avviò ma, quando fu nel bosco, si lasciò distrarre dai fiori, dagli animaletti e si fermò a giocare.
Il lupo, che abitava nel bosco, vide la bambina e si mise a chiacchierare con lei amabilmente.
Venne così a sapere dove stava andando e le consigliò la strada più lunga, in modo da poter arrivare per primo a casa della nonna.
Quando arrivò, si fece aprire la porta facendo una vocina come quella di Cappuccetto Rosso, entrò, si mangiò la nonna in un boccone e si mise a letto, sotto le coperte, ad aspettare la bambina per mangiare anche lei.
Cappuccetto Rosso arrivò, guardò quella che credeva essere la nonna e disse: “Nonnina, che occhi grandi hai!” e il lupo rispose: “È per guardarti meglio”.
“E che orecchie grandi hai!”.
“È per sentirti meglio”.
“E che bocca grande hai!”.
“È per mangiarti meglio!!!” e il lupo saltò fuori dal letto e se la mangiò.
Un cacciatore, che passava lì vicino, sentì le grida di Cappuccetto Rosso, corse dentro la casetta, vide il lupo che dormiva profondamente con la pancia gonfia e gliela tagliò con un coltello.
Cappuccetto Rosso e la nonna saltarono fuori, facendo grandi feste al coraggioso cacciatore.

Bruno Bettelheim nel famoso “Il mondo incantato” offre una interpretazione freudiana, a sfondo sessuale. Una fiaba talmente popolare è oggetto di innumerevoli interpretazioni a volte discordanti tra loro. Riassumendo alcuni temi sono oggi condivisi dagli studiosi:
-La prostituzione. La fiaba esorta a non esercitare il “mestiere”. La “giovane donna nel bosco” è uno stereotipo metaforicamente associato alla prostituzione; nella Francia del XVII secolo, la “mantellina rossa” era un marchio preciso.
-La maturità sessuale: la mantella rossa rappresenta le mestruazioni e l’ingresso nella pubertà, che conduce la bambina nella “profonda e oscura foresta” della femminilità; il lupo è l’uomo predatore sessuale da cui guardarsi. In questo senso lo studioso più autorevole è Vladimir Propp (Morfologia della fiaba).
-L’antropofagia: la fiaba nasce nell’ Europa flagellata delle continue e cicliche carestie per cui il cannibalismo era assai diffuso.
-Il mito. Cappuccetto rosso rappresenta l’allegoria della ciclicità solare. La bambina è il sole, il lupo che la divora la notte e la liberazione dalla pancia del mostro il sorgere del sole; la bambina che attraversa il bosco, viene divorata dal lupo e rinasce dalla sua pancia rappresenta simbolicamente l’alternarsi del giorno e della notte.

A me Cappuccetto rosso appare come il simbolo della curiosità culturale con tutti i vantaggi e i rischi che questa comporta.

J.V.

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