Bello
Bello
canova grazie
La bellezza è una preziosa traccia che l’eternità fa comparire a noi e che poi ci toglie via. E’ una manifestazione dell’eterno e al tempo stesso un segno di morte.
(Eugene Ionesco)
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Parliamo di B. in senso estetico soltanto dal Settecento. Prima della scoperta della nozione di gusto, il B. non rientra nella poetica o arte della produzione. Con Platone il B. è manifestazione del Bene. Teoria strampalata (Platone lo sa ma finge come al solito per disprezzo/compassione degli esseri umani). Così anche il Neoplatonismo. Plotino “È il Bene che fornisce la bellezza a tutte le cose”. Povero illuso. I due “benefattori” vorrebbero perfezionare moralmente il perfido animale uomo. Poi i romantici attaccano con la solfa del B. coincidente col Vero. Hegel scrive che il B. è il fenomeno dell’Idea. Bellezza e Verità coincidono come il particolare (bellezza) coincide con l’universale (Verità). Poco prima di Hegel, Baumgarten parla del B. come perfezione sensibile. Così nasce l’Estetica. Kant insiste sul disinteresse che deve caratterizzare il B. Cioè “ciò che piace universalmente e senza concetti”. Ed ecco che B., Vero e Bene formano di nuovo la trinità ideale che coincide con Intelletto, Sentimento e Volontà. Ovviamente B. va in coppia col suo antonimo Brutto. Nel Novecento Benedetto Croce metterà in evidenza le ambiguità terminologiche. Celebre l’esempio di poesia/non-poesia. La questione si complica (come sempre) al nostro tempo con l’impostazione strutturalista di separazione tra arti tematiche e arti atematiche. Imitatio naturae e dibattito sulla gerarchia artistica. Il parto sarà una gnoseologia ingenuamente mimetica. E ora il carico da undici: entra in scena la Linguistica. Ambiguità a non finire soprattutto nel mondo occidentale dove l’operazione da triplo carpiato consiste nel salvare capra e cavoli: mantenere canoni fissi mentre il mondo produce de facto altri generi e altre culture. Mimesis e Techne cozzano di brutto. Linguaggio-Pensiero-Realtà, rapporti tra Parola e Immagine, tutto rimesso in discussione. Non è più sufficiente una Mimesis passiva, un rispecchiamento immediato. Accettando la convenzionalità del Linguaggio si lacera la trama debole della mimesi come riproduzione immediata. L’impostazione ideale e visiva platonica non regge più. Per capirci meglio il B. di Raffaello (archetipo platonico per eccellenza) non è più sufficiente. Del resto nel Novecento non è più sufficiente la gnoseologia platonica. La Techne spariglia i giochi e torna il problema già posto da Aristotele quando, da buon allievo spensierato, criticava il maestro Platone: il mondo delle idee e il mondo reale come si legano? Gli esiti metafisici sono devastanti. Il fine marxista Lukács se ne accorge assieme a Benjamin. Il primo è costretto all’abiura e il secondo si suicida (il primo era braccato dai comunisti e il secondo dai nazisti).
platone e aristotele
Scrive Lukács “bellezza è un caso speciale dell’estetica… una forma peculiare di rispecchiamento e formazione estetica, possibile solo sulla base di condizioni storico-sociali particolarmente favorevoli” (Estetica, 1963). Vittoria postuma di Aristotele e di una impostazione anti-idealistica. Tradotto: Galvano Della Volpe si oppone a Croce e al suo apriorismo intelletttualistico. Al mostro tempo è assai complicato definire il B.e l’Estetica in genere. Tutti ne parlano e quasi nessuno è in grado di dire cosa sia effettivamente. Si muovono potenti corazzate, da Heidegger a Gadamer, da Nietzsche ad Arendt e Rorty.
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Nasce un’estetica del Brutto. Del resto perché no? Ciò significa che la Verità è sempre se stessa ma di volta in volta è anche altro da sé. È il gioco del mondo che si sottrae alle strutture immutabili. Ma se la strada platonica dell’Occidente è nichilistica ne consegue che anche il Brutto rientra nella coscienza estetica. Salviamoci in calcio d’angolo parafrasando Wittgenstein e accettiamo che l’arte parla di ciò di cui non si può parlare se non artisticamente. Così il B. diviene enigmatico, appare nella luce tremolante dell’enigma. Insomma ritorna il Mito e il modello conoscitivo del B. è ermeneutico. Mitopoiesi. In fin dei conti potrebbe aver ragione Baltasar Gracian 
“Non si contenta l’ingegno, come il giudizio, della pura e semplice verità, ma aspira alla bellezza.“
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A me piace concludere con Fëdor Dostoevskij “La bellezza salverà il mondo.” E se non sarà così faremo la fine di Atlantide.
J.V.

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