Untori, complotti e capri espiatori
Untori, complotti e capri espiatori
 
“Questo creduto fu, che il mister suole dar facile credenza a ciò che vuole”
(Ariosto, Orlando furioso)
 
Manzoni nel mai troppo lodato I Promessi Sposi (che qualche sciagurato vorrebbe togliere dai programmi scolastici) spiega la natura delle teorie complottiste in modo ironico e amaro. A causa della guerra il popolo soffre la fame e si esauriscono le scorte di grano. Queste le cause razionali. Ovviamente è più semplice costruire fantomatici complotti (incetta di grano per far salire i prezzi). Nulla di nuovo sotto il sole perché anche oggi abbiamo i teorici del complotto per ogni cosa. 
peste manzoni

Manzoni

«Ma quando questo arriva a un certo segno, nasce sempre (o almeno è sempre nata finora; e se ancora, dopo tanti scritti di valentuomini, pensate in quel tempo!), nasce un’opinione ne’ molti, che non ne sia cagione la scarsezza. Si dimentica d’averla temuta, predetta; si suppone tutt’a un tratto che ci sia grano abbastanza, e che il male venga dal non vendersene abbastanza per il consumo: supposizioni che non stanno né in cielo, né in terra; ma che lusingano a un tempo la collera e la speranza. Gl’incettatori di grano, reali o immaginari, i possessori di terre, che non lo vendevano tutto in un giorno, i fornai che ne compravano, tutti coloro in somma che ne avessero o poco o assai, o che avessero il nome d’averne, a questi si dava la colpa della penuria e del rincaro, questi erano il bersaglio del lamento universale, l’abbominio della moltitudine male e ben vestita. Si diceva di sicuro dov’erano i magazzini, i granai, colmi, traboccanti, appuntellati; s’indicava il numero de’ sacchi, spropositato; si parlava con certezza dell’immensa quantità di granaglie che veniva spedita segretamente in altri paesi; ne’ quali probabilmente si gridava, con altrettanta sicurezza e con fremito uguale, che le granaglie di là venivano a Milano».
 
Poi a causa della discesa dei Lanzichenecchi esplode la terribile peste del 1630. Scatta il negazionismo. Si nega il problema con conseguenze spaventose. Alcuni medici per accrescere la propria fama confermano teorie infondate ma credute dalla popolazione ignorante. Teorie alla moda ma prive di qualsiasi riscontro scientifico. Suggerisco la lettura su questo tema dell’ottimo Silvano Fuso, I nemici della scienza.
 
«Di quando in quando, ora in questo, ora in quel quartiere, a qualcheduno s’attaccava, qualcheduno ne moriva: e la radezza stessa de’ casi allontanava il sospetto della verità, confermava sempre piú il pubblico in quella stupida e micidiale fiducia che non ci fosse peste, né ci fosse stata neppure un momento. Molti medici ancora, facendo eco alla voce del popolo (era, anche in questo caso, voce di Dio?), deridevan gli augúri sinistri, gli avvertimenti minacciosi de’ pochi; e avevan pronti nomi di malattie comuni, per qualificare ogni caso di peste che fossero chiamati a curare; con qualunque sintomo, con qualunque segno fosse comparso.» 
 
Poi gli untori. E qui raggiungiamo il massimo di ignoranza, pressappochismo, irrazionalità, paura e strumentalizzazione politica. Non stupiamoci… oggi accadono le stesse cose. Si rifiuta l’analisi razionale di un problema e si sfrutta al contempo la credulità popolare per acquisire consenso politico.
peste-nera
«Alcuni, ai quali era parso di vedere, la sera del 17 di maggio, persone in duomo andare ungendo un assito che serviva a dividere gli spazi assegnati a’ due sessi, fecero, nella notte, portar fuori della chiesa l’assito e una quantità di panche rinchiuse in quello; quantunque il presidente della Sanità, accorso a far la visita, con quattro persone dell’ufizio, avendo visitato l’assito, le panche, le pile dell’acqua benedetta, senza trovar nulla che potesse confermare l’ignorante sospetto d’un attentato venefico, avesse, per compiacere all’immaginazioni altrui, e piú tosto per abbondare in cautela, che per bisogno, avesse, dico, deciso che bastava dar una lavata all’assito. Quel volume di roba accatastata produsse una grand’impressione di spavento nella moltitudine, per cui un oggetto diventa così facilmente un argomento. Si disse e si credette generalmente che fossero state unte in duomo tutte le panche, le pareti, e fin le corde delle campane. Né si disse soltanto allora: tutte le memorie de’ contemporanei che parlano di quel fatto (alcune scritte molt’anni dopo), ne parlano con ugual sicurezza: e la storia sincera di esso, bisognerebbe indovinarla, se non si trovasse in una lettera del tribunale della sanità al governatore, che si conserva nell’archivio detto di san Fedele; dalla quale l’abbiamo cavata, e della quale sono le parole che abbiam messe in corsivo…
In ogni parte della città, si videro le porte delle case e le muraglie, per lunghissimi tratti, intrise di non so che sudiceria, giallognola, biancastra, sparsavi come con delle spugne. O sia stato un gusto sciocco di far nascere uno spavento più rumoroso e più generale, o sia stato un più reo disegno d’accrescer la pubblica confusione, o non saprei che altro; la cosa è attestata di maniera, che ci parrebbe men ragionevole l’attribuirla a un sogno di molti, che al fatto d’alcuni: fatto, del resto, che non sarebbe stato, né il primo né l’ultimo di tal genere.»
 
Qualcuno vuole creare ulteriore panico. Una vera e propria strategia. 
Caccia agli untori, torture, processi, colonna infame. Innocenti condannati e colpevoli liberi.  Intanto la vox populi continua a riferire ciò che astuti, scaltri e colpevoli uomini di potere mettono in giro.
 
«Ma, oh forze mirabili e dolorose d’un pregiudizio generale! non già al trovarsi insieme tante persone, e per tanto tempo, non all’infinita moltiplicazione de’ contatti fortuiti, attribuivano i più quell’effetto; l’attribuivano alla facilità che gli untori ci avessero trovata d’eseguire in grande il loro empio disegno. Si disse che, mescolati nella folla, avessero infettati col loro unguento quanti più avevan potuto. Ma siccome questo non pareva un mezzo bastante, né appropriato a una mortalità così vasta, e così diffusa in ogni classe di persone; siccome, a quel che pare, non era stato possibile all’occhio così attento, e pur così travedente, del sospetto, di scorgere untumi, macchie di nessuna sorte, su’ muri, né altrove; così si ricorse, per la spiegazion del fatto, a quell’altro ritrovato, già vecchio, e ricevuto allora nella scienza comune d’Europa, delle polveri venefiche e malefiche; si disse che polveri tali, sparse lungo la strada, e specialmente ai luoghi delle fermate, si fossero attaccate agli strascichi de’ vestiti, e tanto più ai piedi, che in gran numero erano quel giorno andati in giro scalzi.»
 
Importante è trovare qualche buon capro espiatorio da consegnare alle masse che esigono un colpevole.peste colonna infame
 
Tutto ciò che è già avvenuto 
accadrà ancora;
tutto ciò che è successo in passato 
succederà anche in futuro.
Non c’è niente di nuovo sotto il sole.
Qualcuno forse dirà:
‘Guarda, questo è nuovo!’. 
Invece quella cosa esisteva già 
molto tempo prima che noi nascessimo. 
Nessuno si ricorda delle cose passate.
Anche quello che succede oggi
sarà presto dimenticato
da quelli che verranno.
(Qoelet)
 
Compito a casa: citate qualche esempio attuale del nostro amato, sciagurato, vituperato, negletto e disgraziato paese. Le tracce sono molteplici… basta volerle cercare.
 
J.V.

Rispondi