TRANSATLANTIC

TRANSATLANTIC

Serie televisiva disponibile su Netflix basata su fatti realmente accaduti nel Sud della Francia durante il regime collaborazionista di Vichy. Creata da Anna Winger (co-ideatrice di Unorthodox) assieme a Daniel Hendler, si sviluppa in sette episodi. Tratto dal romanzo di Julie Orringer, The Flight Portfolio, racconta le vicende del giornalista newyorkese Varian Fry, dell’ereditiera americana Mary Jayne Gold e dell’Emergency Rescue Committee. Marsiglia 1940/41: Fry e Miss Gold radunano artisti, personaggi illustri, grandi intellettuali con l’obiettivo di farli scappare verso gli Stati Uniti.


Così vediamo Walter Benjamin, Hannah Arendt, Golo Mann, Marc Chagall, André Breton, Marcel Duchamp, Victor Serge, Max Ernst e altri. Surrealismo onnipresente, storia romanzata e, secondo alcuni criticoni, banalizzata. A mio parere un buon prodotto ispirato a Casablanca, forse eccessivamente patinato ma essenzialmente interessante per il grande pubblico. Ricorda molto Budapest Hotel perché sceglie una strada ironica e leggera distante dal monumentale Schindler’s list. Attori assai bravi come Corey Michael Smith (Gotham), Gillian Jacobs (Community), Lucas Englander (The Witcher), Corey Stall (lo sfortunato Peter Russo di House of Cards). Il dramma viene stemperato ma tale resta nella descrizione dei nudi fatti. Le polemiche non mancano a causa di un eccessivo glamour.

Secondo Haaretz
“Trasforma quella che fu una tragedia in una parodia”. La Winger risponde “La nostra è una drammatizzazione, non un documentario”. Mi sento vicino alle buone ragioni dell’autrice. Magari si producessero più serie di questo genere in grado di avvicinare il grande pubblico senza banalizzare ciò che va sempre ricordato. In quei terribili anni pochi salvarono molti dai nazisti e dai loro vigliacchi e spregevoli collaboratori fascisti francesi, italiani, ungheresi, ucraini soltanto per citarne alcuni. I grandi intellettuali di cui parla la serie tv e altri milioni di persone venivano chiamati “clandestini”. La Storia ritorna sempre come l’angelo di Benjamin, morto suicida sui Pirenei.

Esistono donne e uomini. Nessuno dovrebbe essere chiamato clandestino.

J.V.

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