EDGAR MORIN, DI GUERRA IN GUERRA

EDGAR MORIN, DI GUERRA IN GUERRA

Edgar Morin, pseudonimo di Edgar Nahoum nasce a Parigi l’8 luglio 1921. Filosofo e sociologo ha lavorato presso l’École des hautes études en sciences sociales (EHESS) e il Centre national de la recherche scientifique (CNRS). Di origine ebraica, resta orfano a 10 anni. Socialista ai tempi del Fronte Popolare e della Guerra civile spagnola. Dopo l’occupazione tedesca della Francia fugge a Tolosa dove aiuta gli esuli a fuggire. Nel 1942 entra nella resistenza, conosce François Mitterrand e adotta il nome Morin. Ormai comunista dichiarato prende parte alla liberazione di Parigi nell’agosto del 1944. A causa delle sue posizioni antistaliniste viene espulso dal partito nel 1951. Contrario alla guerra d’Algeria si avvicina nuovamente al partito socialista. Nel 1961 fonda, con Roland Barthes e Georges Friedmann, la rivista “Communications”. Segue con grande interesse il Sessantotto francese. Sostenitore convinto di una riforma del pensiero e dell’insegnamento “È meglio una testa ben fatta che una testa ben piena”.

Siamo di fronte ad uno dei pensatori più eclettici del nostro tempo.
In questo piccolo libro riflette sul trauma della guerra tornata a devastare il cuore dell’Europa, attraverso l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Ritorna l’orrore delle guerre da lui vissute direttamente: il secondo conflitto mondiale, le guerre d’Algeria, Iugoslavia, Iraq.
“Ho scritto questo testo – dice Edgar Morin – affinché queste lezioni di ottant’anni di storia possano servirci a comprendere l’urgenza di lavorare per la pace ed evitare la peggiore tragedia di una nuova guerra mondiale.” Capace di severa autocritica scrive: “L’orrore dei campi hitleriani che scoprimmo sul posto ci impedì di vedere o ci fece ignorare l’orrore del gulag sovietico… C’è stato bisogno che passassero anni e decenni perché diventasse chiaro che, per quanto giusta fosse la resistenza al nazismo, la guerra del Bene comporta in sé del Male”. Questa presa di coscienza è il tema portante del libretto. Come scrive Mauro Ceruti nella Prefazione: “Questo esercizio di auto osservazione diventa così il laboratorio di un pensiero complesso, teso a cercare in se stesso, prima ancora che negli altri, l’origine ricorrente dell’errore, dell’illusione e della menzogna”. Morin descrive le terribili caratteristiche di ogni guerra: “Manicheismo, propaganda unilaterale, isteria bellicosa, spionite, menzogna, preparazione di armi sempre più mortali, errori e illusioni, imprevisti e sorprese”.
Si può non essere d’accordo su tutto ciò che scrive ma merita la considerazione ed il rispetto che si deve ad un uomo che ha saputo coniugare pensiero ed azione.

J.V.

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