IL NOBEL PER LA LETTERATURA ATTACCA LA CENSURA CONTEMPORANEA

IL NOBEL PER LA LETTERATURA ATTACCA LA CENSURA CONTEMPORANEA

Mario Vargas Llosa contro la cancel culture: “Cerca di abolire il passato”

Roma. “Con questo tipo di approccio a un’opera letteraria non c’è un solo romanzo della letteratura occidentale che scampi all’incenerimento. ‘Santuario’, per esempio, in cui il degenerato Popeye svergina la pura Temple con una pannocchia, non avrebbe dovuto essere proibito, e William Faulkner, il suo autore, spedito all’ergastolo?”.

Così Mario Vargas Llosa, il peruviano Nobel per la Letteratura, qualche tempo fa sul País contro i tentativi di “riformare” la letteratura e l’arte. Vargas Llosa ha appena criticato in Messico la cancel culture che ha descritto come una sorta di dittatura che minaccia la libertà e impedisce il libero scambio di idee. “Non solo l’autoritarismo e le guerre imperialiste minacciano la libertà e la cultura, ma anche la deformazione accademica della cultura della cancellazione, quella sorta di dittatura del pensiero unico che impedisce il libero scambio di idee nell’università, nei media e nei social network in nome di correttezza politica e fanatismo identitario”. Alla Biennale di Guadalajara, Vargas Llosa ha detto che questo fenomeno in cui una persona o un gruppo viene criticato e denunciato pubblicamente “esercita una censura nei confronti del pensiero e della cultura contemporanei”. Questa cultura “cerca anche di abolire il passato”, sopprimendo “le espressioni culturali che da secoli fanno parte dell’eredità della civiltà”. Lui provarono a cancellarlo quando si schierò in difesa di Heberto Padilla, il poeta incarcerato a Cuba. Vargas Llosa radunò i letterati a difesa del dissidente. Seguirono le accuse a Vargas Llosa di “lavorare per la Cia”, la fine dell’amicizia con Gabriel García Márquez (con un pugno in faccia a “Gabo”) e a lungo gli costò anche il Nobel. Vargas Llosa lo racconta ne “La llamada de la tribù”, l’autobiografia del Nobel della Letteratura. I suoi editori in Spagna, tra cui Juan Cruz, dicono che il Nobel peruviano è “il più vituperato tra gli scrittori viventi di lingua spagnola”.

“Il politicamente corretto è dare la propria opinione non come realmente si pensa ma trascinati dalla frivolezza, dalla codardia o dall’opportunismo, accomodando le proprie opinioni”, ha detto ancora Vargas Llosa. “E’ una mancanza di sincerità, di autenticità, che se moltiplicata trasforma tutta la vita, principalmente politica, ma anche sociale, culturale, in una caricatura, in qualcosa di falso, in una falsità sistematica in cui non si esprimono convinzioni autentiche”. Solo posture, pose. “E’ un modo per imporre una censura discreta, nascosta, che non dice il suo nome e che non ti punisce fisicamente ma piuttosto con il discredito per una presunta correzione. In un certo senso è una nuova inquisizione. E ci porta anche a qualcosa di molto negativo, come l’autocensura. Se esprimi la tua opinione non per convinzione, ma per paura, diventi il censore di te stesso. Hai paura di dire cose sbagliate, quindi eviti di parlare e di pensare con la tua testa. Soprattutto chi non ha idee, convinzioni, molto salde e radicate, è quello che ci casca di più”.

E ha fatto degli esempi su come può distruggere la cultura. “Quasi nessuno si è azzardato a protestare in Spagna contro il ‘decalogo femminista’ delle sindacaliste, che chiede di eliminare dalle aule scolastiche autori smaccatamente maschilisti come Pablo Neruda, Javier Marías e Arturo Pérez-Reverte. Se si inizia a giudicare la letteratura in termini di morale, essa non verrebbe solo decimata, ma scomparirebbe”. E finiremmo tutti in una mega Macondo woke.

(GIULIO MEOTTI, IL FOGLIO, 30 MAGGIO 2023)

Da molto tempo la cancel culture ammorba le nostre esistenze. Essa gioca sulla stupidità e sulla vigliaccheria di quanti invece di ribellarsi a questa dittatura tacciono per pavidità. Secondo la cancel culture un grande scrittore come Céline non si dovrebbe più leggere. Follia allo stato puro. Come dire che dal momento che Wagner non era di certo uno stinco di santo dovremmo cancellare il Tristan und Isolde. Sarà sufficiente citare Bataille per comprendere meglio quale debba essere il ruolo della letteratura e quanto abbia ragione Mario Vargas Llosa. Georges Bataille in “La letteratura e il male”, sostiene che “la letteratura reintegra gli istinti distruttivi ed è il veicolo mediante cui tutto quel fondo contorto e malvagio dell’umano torna alla vita e ci permette di comprenderla in modo più profondo, e anche, in qualche misura, di viverla nella sua pienezza, recuperando tutto ciò che siamo stati costretti a eliminare affinché la società non fosse un manicomio né una ecatombe permanente, come dovette esserlo nella preistoria degli antentati, quando ancora l’umano era in embrione… ne consegue che grazie agli incendi e alle crudeltà dei libri, la vita è meno truculenta e terribile, più tranquilla, e gli umani vi convivano con meno traumi e con più libertà. Quelli che s’impegnano perché la letteratura divenga inoffensiva, lavorano in realtà per rendere la vita invivibile”.

Non si può scrivere meglio.

J.V.

Rispondi