Elogio dei timidi

Elogio dei timidi

“La timidezza, fonte inesauribile di disgrazie nella vita pratica, è la causa diretta, anzi unica, di ogni ricchezza interiore.” (Emil Cioran, Squartamento)

Timidezza deriva dal latino timĭdus, da timere. Il timido teme, esita, si confonde, è impacciato, precipita nel panico, si sente inadeguato, prova spesso vergogna. Il timido teme il giudizio altrui, diventa rosso in viso, non guarda negli occhi l’interlocutore, si esprime con frasi smozzicate, suda freddo, si mette in un angolo, detesta stare al centro dell’attenzione. A volte, con le persone conosciute e abituali, diviene aggressivo, autoritario e prepotente per compensazione. Il timido tende alla depressione, è ansioso, non possiede forte autostima, si isola e soffre per l’incapacità di esprimere chiaramente ciò che pensa e agire di conseguenza, spesso è goffo, inesperto, si sente inferiore agli altri. A causa di tutto questo provo simpatia per i timidi. Scorgo ciò che si cela dietro la corazza volutamente costruita per la sopravvivenza, ne apprezzo la sobrietà, la capacità di introspezione, la volontà di rispettare gli altri. Ormai provo tenerezza anche per la loro apparente aggressività dovuta a meccanismi difensivi, al desiderio di piacere legato al timore di non riuscire, di essere giudicati, per la loro sensibilità acuta, per la ricerca della solitudine.A volte l’infinito orgoglio del timido può essere irritante. Due timidi innamorati perdono tempo ed occasioni in attesa della prima mossa, nessuno apre di pedone o tantomeno di cavallo… e spesso la partita non si gioca a causa della reciproca vergogna. Nel timido esiste anche una componente narcisistica accettabile e positiva; egli pensa infatti di essere importante per gli altri e quindi teme il loro giudizio, si nasconde ma osserva tutto restando in apparenza freddo e indifferente. Possiede un forte amor proprio come testimonia l’immenso Leopardi “I timidi non hanno meno amor proprio che gli arroganti; anzi più, o vogliamo dire più sensitivo; e perciò temono: e si guardano di non pungere gli altri, non per istima che ne’ facciano maggiore che gl’insolenti e gli arditi, ma per evitare d’esser punti essi, atteso l’estremo dolore che ricevono da ogni puntura.” Perfetto.

Apprezzo le persone sicure che traggono forza da una passata timidezza. La loro è una sicurezza mai arrogante e prepotente. Sarà per questo che sono affascinato dal samurai, guerriero formidabile ma educato alla forza attraverso la timidezza riservata e silente. Concordo infine col poeta “Un timido insuccesso è più nobile di un successo sfacciato.“

Detesto gli sfacciati, disprezzo coloro che dicono maleducatamente tutto ciò che pensano (verbo forte in questo caso) e ostentano protervia e ignorante arroganza, ammorbando la nostra esistenza con la loro volgarità. Amo i timidi perché sono riservati e complicati nella loro apparente e perfetta semplicità… come le rose.

J.V.

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