Arendt
Arendt
 
“Il rivoluzionario più radicale diventerà un conservatore il giorno dopo la rivoluzione.”
(Hannah Arendt)
 
“La triste verità è che molto del male viene compiuto da persone che non si decidono mai ad essere buone o cattive.”
(Hannah Arendt)
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Hannah Arendt

Hannah Arendt nasce ad Hannover nel 1906. Studia nelle università di 
Marburgo, Friburgo e Heidelberg. I suoi maestri sono Heidegger, Bultmann e Jaspers. Di origini ebraiche, nel 1933 emigra in Francia, per poi trasferirsi negli Stati Uniti nel 1940. I suoi principali interessi sono orientati sull’agire politico, inteso come dimensione pubblica dell’esistenza umana. Rifiuta l’esito anti-mondano dell’ultima filosofia di Heidegger. L’agire, per lei, definisce l’essere umano come essere-con-gli-altri: l’identità umana non si costituisce nell’intimità della coscienza soggettiva e neppure nella società (intesa come sfera dei bisogni, del lavoro e della riproduzione), ma piuttosto nella sfera pubblica. Costruisce un’antropologia politica, riflette sugli esiti perversi delle rivoluzioni americana e francese, cioè il passaggio dalla libertà pubblica al dominio della società amministrata e dello stato. Critica la modernità, interpreta l’ebraismo moderno riflettendo su 
Rahel Varnhagen, eroina della Berlino romantica. Per Arendt l’ebraismo moderno è scisso tra l’aspirazione all’assimilazione sociale e la fuga nell’interiorità, aspetto tipico di una più ampia tendenza del mondo moderno alla polarizzazione tra coscienza soggettiva e sfera sociale.
Hannah Arendt totalitarismo
Fondamentale il suo studio del 1951 “Le origini del totalitarismo”. Un classico della filosofia politica e della politologia del Novecento. Per Arendt il totalitarismo è il luogo di cristallizzazione delle contraddizioni della modernità. Un fenomeno nuovo e incomprensibile con le categorie tradizionali della politica, del diritto, dell’etica e della filosofia. Non si tratta più di semplice oppressione, tirannide, illegalità, immoralità nichilismo realizzato, ma richiede una spiegazione “innovativa”. Si tratta di un apparato istituzionale e legale duttile e mobile, capace di permettere la più assoluta discrezionalità. A questo scopo gli uffici vengono moltiplicati, le giurisdizioni sovrapposte tra loro e i centri di potere spostati vorticosamente. Soltanto il capo, e una cerchia ristrettissima di collaboratori, controlla gli ingranaggi della macchina totalitaria, una macchina che Arendt analizza minuziosamente, dai metodi propagandistici alle formule organizzative, dall’apparato statale alla polizia segreta, per giungere alle questioni ideologiche e, infine, al campo di sterminio, istituzione suprema e necessaria di ogni regime totalitario. Per Arendt la realizzazione completa del totalitarismo riguarda soprattuto il bolscevismo staliniano e il nazismo hitleriano.
Pensatrice scomoda e controcorrente, favorevole ad una cultura ebraica laica e tollerante, si è spesso scontrata con le comunità ebraiche ortodosse, a partire dal discusso reportage sul caso Eichmann, “La banalità del male. Gerusalemme, 1961.” Hannah Arendt assiste al processo Eichmann come inviata del settimanale New Yorker. Il tenente colonnello Eichmann era stato il pianificatore logistico dello sterminio degli ebrei d’Europa, responsabile della sezione IV-B-4 (competente sugli affari concernenti gli ebrei) dell’ufficio centrale per la sicurezza del Reich (RSHA), organo nato dalla fusione, voluta da Himmler, del servizio di sicurezza delle SS con la polizia di sicurezza dello stato, inclusa la polizia segreta o Gestapo. Nel maggio 1960 viene catturato da agenti israeliani in Argentina e tradotto a Gerusalemme. Nel corso del processo sostiene di non essere responsabile dei crimini commessi (6 milioni di morti) ma di essersi semplicemente occupato di trasporti. Condannato a morte, viene impiccato il 31 maggio 1962.
Hannah Arendt Eichmann
Hannah Arendt racchiude nel libro, “La banalità del male”, il resoconto del processo e le conseguenti riflessioni, analizzando i modi secondo i quali il pensiero umano può evitare il male. “Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco né mostruoso” scrive Arendt parlando di Eichmann. Un uomo comune, normale… banale, mediocre e superficiale. Eichmann non è stupido… è peggio, è incapace di pensare; ha sempre rispettato le leggi e gli ordini dei superiori. Una cieca obbedienza. Tutti i criminali di guerra appaiono, e forse sono, persone normali in grado di commettere mostruosità. Ecco la terribile normalità” della massa burocratica, capace di commettere le più grandi atrocità che il mondo avesse mai visto. Irriflessività allo stato puro… e come lui erano (e sono) in tanti, non perversi, non particolarmente sadici… normali, incapaci di capire che stanno agendo male, che sono  “hostis generis humani”. Nella società moderna gli standard etici e comportamentali sono mutati perché basati su usanze e abitudini e le masse si adeguano. I pochi irriducibili sono tali, malgrado le coercizioni, perché si domandano fino a che punto essi sarebbero capaci di vivere in pace con loro stessi dopo aver commesso certe azioni. Occorre pensare, atto difficilissimo che presuppone un dialogo tra io e io. Alcune persone intelligenti ed istruite sono incapaci di pensare e quindi sono rivolte al male. Soltanto il pensare previene il male. “la mia opinione è che il male non è mai ‘radicale’, ma soltanto estremo, e che non possegga né la profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare tutto il mondo perché cresce in superficie come un fungo. Esso sfida come ho detto, il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, andare alle radici, e nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua “banalità”… solo il bene ha profondità e può essere integrale.” Negli anni successivi rivaluta la vita contemplativa senza rinunciare comunque all’agire. Scettica sulla possibilità di una esperienza politica autenticamente libertaria nella società di massa per cui la dimensione pubblica dell’esistenza non è più collocata nell’agire politico, ma nel giudizio, nella capacità di saper osservare lo “spettacolo del mondo”. Per Arendt l’equivalenza non fa bene alla democrazia. Dire che tutto è uguale non è conquista di civiltà, ė nichilismo. Bisogna fare delle differenze. Il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista convinto oppure il comunista convinto, ma colui per il quale non esiste più differenza tra realtà e finzione, tra il vero e il falso. 
Fondamentali i suoi studi sul totalitarismo “Se la legalità è l’essenza del governo non tirannico e l’illegalità quella della tirannide, il terrore è l’essenza del potere totalitario… I campi di concentramento e di sterminio servono al regime totalitario come laboratori per la verifica della sua pretesa di dominio assoluto sull’uomo. Il dominio totale, che mira a organizzare gli uomini nella loro infinita pluralità e diversità come se tutti insieme costituissero un unico individuo, è possibile
soltanto se ogni persona viene ridotta a un’immutabile identità di reazioni, in modo che ciascuno di questi fasci di reazioni possa essere scambiato con qualsiasi altro. Si tratta di fabbricare qualcosa che non esiste, cioè un tipo umano simile agli animali, la cui unica «libertà» consisterebbe nel «preservare la specie».
I Lager servono, oltre che a sterminare e a degradare gli individui, a compiere l’orrendo esperimento di eliminare, in condizioni scientificamente controllate, la spontaneità stessa come espressione del comportamento umano e di trasformare l’uomo in un oggetto, in qualcosa che neppure gli animali sono.”
Hitler e le masse
A mio parere questo può essere considerato il suo testamento culturale ”Certamente il fascismo e’ stato già sconfitto una volta, ma siamo ben lungi dall’aver sradicato definitivamente questo male supremo del nostro tempo: le sue radici sono infatti profonde e si chiamano antisemitismo, razzismo, imperialismo.” Arendt comprende tra i primi che la società di massa non vuole la cultura ma gli svaghi e che senza un’informazione basata sui fatti e non manipolata, la libertà d’opinione diventa una beffa crudele. Ruolo importante e decisivo quello degli insegnanti “L’insegnante si qualifica per conoscere il mondo e per essere in grado di istruire altri in proposito, mentre è autorevole in quanto, di quel mondo, si assume la responsabilità. Di fronte al fanciullo è una sorta di rappresentante di tutti i cittadini adulti della terra, che indica i particolari dicendo: ecco il nostro mondo”. 
Stalin gulag
 
Oggi siamo di fronte a forme di male dilagante paludate da bene morale e onestà urlata a squarciagola, l’ignoranza e l’incapacità di pensare sono una costante. Solo buoni maestri ci possono salvare ma non vedo molte Hannah Arendt all’orizzonte.
 
 
J.V.

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