VASILIJ GROSSMAN

VASILIJ GROSSMAN

Ucraino ebreo di Berdyčiv, nasce nel 1905 sotto lo zar Nicola II. Ingegnere chimico prima, giornalista e scrittore poi. Corrispondente di guerra per il quotidiano dell’esercito Krasnaja Zvezda (Stella Rossa), trascorre più di tre anni al fronte. Dilogia Za pravoe delo (Per una giusta causa, in italiano uscito come Stalingrado) e Zhizn i sudba (Vita e destino). Da comunista ortodosso, testimone degli orrori nazisti, tra il 1949 e il 1953 entra in rotta di collisione col regime sovietico e deve fare i conti con censura e repressione. Nel 1961 il KGB sequestra tutto il suo materiale. Dobbiamo ad Andrej Sacharov il salvataggio di due copie di Vita e destino, stampato in russo a Losanna nel 1980 presso la casa editrice Éditions L’Âge d’Homme di Vladimir Dimitrijević.
Purtroppo Grossman morirà di cancro allo stomaco il 14 settembre 1964, senza sapere che il suo romanzo era stato salvato. In Italia sarà pubblicato nel 1983 e in seguito, grazie a Vittorio Strada, verrà conosciuto dal grande pubblico. Ad aprile 2022 esce Stalingrado, prima parte della dilogia, tradotto
da Claudia Zonghetti sui testi originali, basandosi sull’edizione critica inglese a cura di Robert Chandler e Jurij Bit-Junan.

In Stalingrado Grossman descrive l’offensiva tedesca e le vicende della famiglia Šapošnikov. Grande Storia e microstoria si saldano. Hitler, Mussolini, Himmler, Paulus, il contadino russo Vavilov, il commissario politico Krimov e altri personaggi comuni. Un affresco che gronda fiducia nella Russia bolscevica… “Non un passo indietro”, un omaggio al sacrificio del popolo russo “grandi azioni possono essere compiute da persone semplici e comuni”. Poi descrizione dell’epica e tremenda battaglia, i bombardamenti aerei, la paura, l’orrore e la morte. Patriottismo e fiducia in un romanzo monumentale. La vera protagonista è la sofferenza di chi va in guerra.

Vita e destino nasce in parte dal senso di colpa che lo scrittore prova per la morte della madre, Ekaterina Savel’evna, assassinata nei massacri di Berdychiv, ad opera dei tedeschi. Trentamila corpi gettati in un’enorme fossa comune nel settembre 1941. Frutto di una maturazione personale dovuta alla disillusione e alla mancanza di fiducia nel regime antisemita staliniano. Grossman equipara i crimini sovietici a quelli nazisti. Da qui inizia la persecuzione nei suoi confronti. Ingenuamente si fida di Chruščëv che conosceva dai tempi di Stalingrado. Il suo libro viene considerato più pericoloso del Dottor Zivago. Così gli risponde nel 1962 Suslov imbeccato da Chruščëv “Perché mai alle bombe atomiche dei nostri nemici dovremmo aggiungere il suo libro?”


Esiliato in patria e spiato continuamente, si ammala di tumore e muore a cinquantanove anni.
Secondo il grande critico George Steiner siamo di fronte ad un’opera tra le più importanti del Novecento.

J.V.

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