SOTTOMISSIONIE (SOUMISSION)

SOTTOMISSIONIE (SOUMISSION)

Sottomissione (Soumission) romanzo di Michel Houellebecq, pubblicato nel 2015. La Fratellanza Musulmana vince le elezioni presidenziali del 2022 in Francia. François, professore universitario di letteratura quarantenne nichilista e cinico, esperto di Huysmans si sottomette all’ autoritarismo rassicurante dei nuovi padroni. Il vincitore delle elezioni è Mohammed Ben Abbes, figlio di un droghiere tunisino che vuole apparire come moderato ma in realtà nutre un ambizioso progetto politico: la costruzione di un impero islamico sul modello dell’impero romano di Augusto. Con intelligenza controlla il ministero dell’istruzione e applica una sharia leggera. Comprende che il sottogruppo demografico vincente è quello che trasmette i propri valori, che chi controlla i bambini controlla il futuro. Il punto cruciale è l’istruzione giovanile, economia e geopolitica sono soltanto fumo negli occhi. Così organizza una serie di scuole private islamiche ricche ed efficienti da contrapporre ad una scuola pubblica sempre più povera e scadente. Punta poi a spostare l’Unione europea verso il Mediterraneo per realizzare un’Europa islamica della quale divenire Presidente. Nomina Robert Rediger rettore della Sorbona, poi sottosegretario all’università e, infine, ministro degli Esteri francese. Rediger, dopo una gioventù segnata dal cattolicesimo tradizionalista, ora è un fervente musulmano e teorico della sottomissione sostenendo che come l’uomo deve sottomettersi ad Allah, la donna deve essere sottomessa all’uomo.

Parliamo di un romanzo distonico alla George Orwell o Aldous Huxley. Houellebecq pare una Cassandra contemporanea. Sottomissione assomiglia a “Il campo dei santi” di Jean Raspail. Critica divisa tra chi grida al capolavoro e chi lo accusa apertamente di provocazione e razzismo. A mio parere è un romanzo fantapolitico scritto bene e molto astutamente. Gioca sulla paura e descrive le miserie del mondo accademico parigino, misogino e afflitto da miseria sessuale. Un romanzo sull’anestetizzarsi dei sensi e delle passioni. Houellebecq risponde alle critiche sostenendo di voler provocare l’Occidente e metterlo in guardia sull’inevitabile “ritorno al sacro”. Il protagonista si converte per opportunismo personale. Ottiene un lavoro lautamente pagato e la possibilità di avere più mogli giovani. Gioca anche la nostalgia per la perdita fede nel cattolicesimo. In definita è un atto di accusa contro il nichilismo occidentale e la sua mancanza di valori spirituali. Così Houellebecq “Sono molto poco soddisfatto del trattamento mediatico riservato al mio libro in Francia…il punto centrale non è l’Islam, il mio è un attacco feroce all’Occidente…non credo che l’essere umano possa vivere in un mondo che cambia di continuo. L’assenza di equilibrio, di un progetto di equilibrio, è di per sé invivibile. L’idea del cambiamento perenne rende la vita impossibile… Sono un islamofobo? Probabilmente sì, uno può essere impaurito, la parola fobia significa paura piuttosto che odio.” Nel romanzo la Francia è terra di empietà, dar al koufr. Per la Fratellanza musulmana deve trasformarsi in dar al Islam. Il principio stesso di rappresentanza popolare è empio, l’autorità viene esclusivamente da Dio. Per Houellebecq l’Europa sì è suicidata a causa di individualismo, ateismo e nichilismo e non avrà scampo di fronte alla sacralità dell’avanzata islamica. Errore del mondo occidentale in origine è aver divinizzato Cristo dopo averlo fatto incarnare. L’Islam ha la missione di purificare il mondo liberandolo dalla deleteria dottrina dell’incarnazione. L’incarnazione porta ineluttabilmente all’umanesimo, ai diritti dell’uomo e infine al deleterio marxismo. Houellebecq fa dire a Rediger che l’islamosinistrismo è il disperato tentativo dei marxisti decomposti, putrefatti, in stato di morte clinica, di tirarsi fuori dalle pattumiere della storia aggrappandosi alle forze crescenti dell’Islam. Fanno ridere quanto i nietzscheani di sinistra. Il fallimento del comunismo è dovuto principalmente alla sconfitta di Trockij: il comunismo, come l’Islam, può trionfare soltanto in dimensione mondiale. Radiger lo dice chiaro “l’Islam deve essere universale, altrimenti non sarà”. Inoltre la Chiesa Cattolica a “furia di moine, smancerie e vergognosi strofinamenti dei progressisti è divenuta incapace di opporsi alla decadenza dei costumi. Non ha rifiutato decisamente ed energicamente il matrimonio omosessuale, il diritto all’aborto e il lavoro delle donne.” Insomma l’Europa cristiana, anche nella sua variante comunista, è giunta al collasso come Roma nel V secolo. Unica sua occasione consiste nel farsi rigenerare dall’Islam. La cristianità medievale era stata una grande civiltà ma poi ha ceduto al nazionalismo e ha rinunciato al potere temporale condannandosi all’ insignificanza mentre l’Islam ha chiarissimo che “Se l’Islam non è politico, non è niente” (Ayatollah Khomeyni). Questo, più o meno, il succo del romanzo. Houellebecq ci mette in guardia, fa la Cassandra, ci trasmette la sua paura, scrive che Bruxelles, la capitale d’Europa, è sull’orlo della guerra civile.

Cosa posso dire? Credo che un mondo che, con tutti i difetti possibili, ha espresso Spinoza, il diritto anglosassone e un’alta concezione della libertà umana dovrebbe continuare ad esistere. I segnali sono preoccupanti e la questione palestinese può essere, speriamo di no, il detonatore. Certo non vedo a nostro favore Richelieu o Napoleone in circolazione.

J.V.

Rispondi