Jung

Jung

«Quanto più domina la ragione critica, tanto più la vita si impoverisce; ma quanto più dell’inconscio e del mito siamo capaci di portare alla coscienza, tanto più rendiamo completa la nostra vita… La psiche possiede facoltà particolari, per cui non è del tutto confinata entro lo spazio e il tempo. Si possono fare sogni e avere visioni del futuro, si può vedere attraverso i muri e via dicendo. Solo gli ignoranti negano questi dati di fatto, è assolutamente evidente che questi fatti esistono e sono sempre esistiti.” (Carl Gustav Jung) Carl Gustav Jung, Kesswil, Svizzera, 26 luglio 1875. Psicologia analitica o del profondo. Vicino a Freud per qualche tempo. Dal 1913 strade separate. Inconscio collettivo che si esprime negli archetipi. Il sé personale deve confrontarsi con l’inconscio individuale e collettivo. Figlio di un pastore protestante cappellano di un manicomio. Bambino solitario e asociale. Segnato dal conflitto tra tradizione etico-religiosa e spinta individuale all’indipendenza del giudizio. Allievo di Jacob Burckhardt. Lettore acuto di Nietzsche. Eccellente latinista. Studia medicina e dopo la laurea lavora al Burghölzli, ospedale psichiatrico di Zurigo diretto da Eugen Bleuler. Poi Parigi per frequentare le lezioni di Pierre Janet. Matrimonio con Emma Rauschenbach. Nel 1907 incontra Freud a Vienna. Tredici ore di fitto colloquio… avevano parecchio da dirsi. Il delfino della psicoanalisi dopo soli tre anni inizia a staccarsi dal nume tutelare. Sesso freudiano contro energia psichica junghiana se vogliamo andare all’osso. Mi schiero e sto col secondo. Come avviene nelle migliori famiglie sembra che il figlio uccida il padre. Per non farla troppo lunga secondo lo svizzero la coscienza nasce dall’inconscio, che possiede già una sua autonomia. Libido, individuazione, archetipo, immagini primordiali intese come forme a priori kantiane, serbatoi originari dell’immaginazione, fabbriche sterminate di simboli. L’archetipo è una sorta di DNA psichico mutuato da Platone. La funzione trascendente scaglia il singolo nell’inferno di un pensiero inconscio collettivo. Il singolo può uscire da questo inferno con la malattia creativa. “Gli archetipi sono come i letti dei fiumi abbandonati dall’acqua, che però possono nuovamente accoglierla dopo un certo tempo. Un archetipo è simile a una gola di montagna in cui la corrente della vita si sia lungamente riversata: quanto più ha scavato questo letto, quanto più ha conservato questa direzione, tanto più è probabile che, presto o tardi, essa vi ritorni.” (Carl Gustav Jung) Al di là di semplicistiche ricostruzioni storiografiche che contrappongono Freud e Jung, a mio parere lo svizzero avrebbe voluto inglobare l’impianto teoretico freudiano in una generale visione della vita psichica. In ogni caso riconosce gli immensi meriti del padre.

Poi Sabina Spielrein da Rostov, amante appassionata e futura psicoanalista. Poi Antonia Wolff, “Toni”, paziente e amante in un inquietante triangolo che comprende la moglie di Jung. Del resto stiamo parlando di alta borghesia coltissima, assai abile nell’arte di fingere di ignorare a fini di sopravvivenza… Finalmente la casa di Bollingen, detta Turm (Torre) e un po’ di pace prima del viaggio africano con George Beckwith, Peter Baynes e Ruth Bailey, nobildonna inglese incontrata durante il viaggio in nave. Sarà la stessa Emma Jung a chiederle di vivere con Carl Gustav dopo la sua morte avvenuta nel 1955. Affascinante la costruzione junghiana delle coppie di opposti bipolari individuabili nella psiche intesa come attività funzionale: Io-Ombra, Persona-Anima, Io-Sé… dove gli opposti sono sintetizzati dalla funzione simbolica che li tiene assieme (syn-bállein ”mettere insieme”). La Persona (dalla parola etrusca phersu che indica la maschera teatrale) può essere considerata l’aspetto pubblico che ognuno mostra di sé in società, nel rispetto di regole e convenzioni e necessariamente non coincide con ciò che siamo realmente. L’Ombra rappresenta la parte della psiche più sgradevole e negativa, gli impulsi istintuali che l’individuo tende a reprimere, tutto ciò che rifiutiamo di riconoscere ma che influisce sul nostro comportamento con atteggiamenti sgradevoli del carattere. Una sorta di sviluppo dell’es freudiano. Poi Animus e Anima sono rispettivamente l’immagine maschile presente nella donna e l’immagine femminile presente nell’uomo. Si manifestano in sogni e fantasie e sono proiettati sulle persone del sesso opposto, spesso nell’innamoramento. L’Anima compensa la Persona, è la sua parte inconscia ed è ricca di possibilità. Il Sé è il traguardo del percorso di realizzazione della propria personalità, dove giungono a sintesi tutti gli aspetti consci e inconsci del soggetto. E poi ancora altri archetipi, immagini universali come la Grande Madre, il Vecchio Saggio, l’Apollo… Potenze numinose. A Jung interessa l’immaginario religioso come studio della polimorfa libido ai fini di una comprensione più vasta e dinamica della vita psichica. Religione e Filosofia sono testimonianze appariscenti e fondamentali dello sforzo umano di afferrare in modo olistico e intuitivo la psiche. Tecnica visionaria alla William Blake. Influssi notevoli dì Schopenhauer e Bergson.

Pesante e opprimente querelle sui presunti rapporti col nazismo. In realtà Jung tenta di salvare il salvabile e offre aiuto, rifiutato, a Freud dopo l’espulsione dall’Austria occupata dai nazisti. ”Se trent’anni fa qualcuno avesse osato predire che il nostro sviluppo psicologico tendeva a una reviviscenza delle persecuzioni medievali degli ebrei, che l’Europa avrebbe di nuovo tremato davanti ai fasci romani e al passo cadenzato delle legioni, che le persone ancora una volta avrebbero fatto il saluto romano come duemila anni fa, e che un’arcaica svastica, invece della croce cristiana, avrebbe attratto milioni di guerrieri pronti a morire, ebbene sarebbe stato accolto come mistico folle. E oggi? Anche se può sorprendere, queste cose assurde sono diventate un’orribile realtà.”

Queste le parole di Jung nel ‘36. Non prende la tessera del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori e i nazisti lo guardano con sospetto. Le sue opere vengono bruciate e il suo nome compare sulla lista nera. Per Jung, che teme l’invasione della Svizzera da parte dei nazisti, Hitler è un tipo sciamanico mentre Mussolini gli appare come un capo villaggio e Stalin “solo un bruto, un contadino furbo, una belva istintiva e possente, di gran lunga il più potente, questo è vero, di tutti i dittatori… Chiunque abbia letto uno qualsiasi dei miei libri non può avere dubbi sul fatto che io non sono mai stato filonazionalsocialista e tanto meno antigiudaico; non c’è citazione, traduzione o manipolazione tendenziosa di ciò che ho scritto che possa modificare la sostanza del mio punto di vista, che è lì stampato, per chiunque voglia conoscerlo.“ Per chiudere la questione sia sufficiente sapere che Jung lavora con i servizi segreti statunitensi durante la guerra. Uomo di profonda intelligenza e scienziato rigoroso non esita ad ammettere l’ignoranza umana su questioni più grandi della nostra povera, limitata,intelligenza ”Tutto ciò che ho appreso nella vita, mi ha portato passo dopo passo alla convinzione incrollabile dell’esistenza di Dio. Io credo soltanto in ciò che so per esperienza. Questo mette fuori campo la fede. Dunque io non credo all’esistenza di Dio per fede: io so che Dio esiste.” Jung parla di un Dio ambivalente intriso di Bene e Male, un Abraxas terribile ancora oggi oggetto di studi complessi che devono tenere conto delle speranze e, sopratutto, dei timori che Jung nutriva sul futuro dell’umanità. Un’umanità dalla coscienza lacerata, potente grazie alla Techne ma a rischio distruzione. Jung muore il 6 giugno 1961 a Küsnacht e viene sepolto nella tomba di famiglia. La sua influenza sarà decisiva per letterati come Hermann Hesse, Herman Broch, Thomas Stearns Eliot, Philip Dick tra gli altri. Se dovessi misurarne l’importanza lo accosterei a Goethe. Per la mia esistenza è stato di grande giovamento. J.V.

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