EFFIMERE RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL POSSIBILE FUTURO

EFFIMERE RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL POSSIBILE FUTURO

Homo Sapiens, la nostra specie, da più di 15.000 anni è l’unica specie umana rimasta sul pianeta Terra dopo aver (forse) spazzato via i fratelli Neanderthal e tutta la megafauna australiana ed americana. Poi, circa 12.000 anni fa, inizia la Rivoluzione agricola. Domesticazione di piante e animali. Insediamenti stabili. 5.000 anni fa fonda i primi regni, conia le prime forme di moneta e scrittura e crea le religioni politeiste. Gli imperi persiano, romano e cinese tentano di costruire un ordine politico universale. Si diffondono Cristianesimo e Islamismo, entrambi derivanti dall’Ebraismo monoteista. La vera e potentissima accelerazione si registra cinque secoli fa con la Rivoluzione scientifica. L’umanità ammette la propria ignoranza e inizia così ad acquisire un potere senza precedenti. Gli Europei conquistano l’America e gli oceani. Globalizzazione dei processi storici. Ascesa del Capitalismo. Poi due secoli fa Rivoluzione industriale. Famiglia e comunità sostituite da Stato e mercato. Estinzione di piante e animali su grande scala. Oggi gli uomini trascendono i limiti del pianeta Terra. Le armi atomiche minacciano la sopravvivenza dell’umanità. Gli organismi sono sempre più modellati dalla ingegnerizzazione dell’intelligenza artificiale più che dalla selezione naturale.


È evidente che l’essere umano sia l’animale predatore più potente. Malgrado ciò l’uomo deve convivere con l’angoscia dal momento che soltanto da circa 100.000 anni (col Sapiens) è in cima alla catena alimentare dopo essere stato in posizione mediana per milioni di anni. Gli umani raggiungono la vetta talmente velocemente da non dare il tempo all’ecosistema di adeguarsi e di equilibrare le cose. I maestosi animali predatori che dominavano il pianeta nutrivano assoluta sicurezza mentre il Sapiens resta pieno di paura e di conseguenza è crudele e pericoloso. Si può purtroppo serenamente affermare che Homo Sapiens è un serial killer ecologico divenuto potentissimo grazie al linguaggio e alla conseguente capacità di raccontare storie, creare finzioni, usare calunnia e pettegolezzo. I nostri progenitori erano corridori narratori in grado di coalizzarsi per distruggere ogni altra specie. Insomma un virus letale per il pianeta. Siamo stati bravissimi nell’organizzare in modo camaleontico l’esercizio della violenza dal momento che l’ordine costituito immaginario è incastonato nel mondo materiale. Abbiamo costruito superfetazioni culturali al punto che qualche buontempone sostiene che soltanto la famiglia tradizionale “è naturale”. In biologia niente è innaturale. Sarebbe sufficiente studiare un po’ di storia. Alle madri di Achille e Alessandro, grandi guerrieri, interessava ben poco che i loro figli fossero innamorati di Patroclo ed Efestione. La maggior parte delle leggi che definiscono la qualità maschile e quella femminile riflette una realtà immaginaria ma non biologica. Sul piano biologico gli umani si dividono in maschi e femmine. Il maschio di Homo Sapiens possiede un cromosoma X e un cromosoma Y mentre la femmina ha due cromosomi X. Ma le denominazioni “uomo” e “donna” sono categorie sociali, non biologiche. I miti sociali assegnano loro ruoli diversi che variano da una società all’altra. Sarebbe sufficiente paragonare la mascolinità europea del Seicento con quella attuale. Luigi XIV portava scarpe col tacco alto, calze lunghe e parrucca ed era comunque modello di mascolinità guerriera mentre oggi i potenti occidentali sono noiosamente tediosi nei loro completi grigi. Nel regno animale i maschi in genere tendono ad essere più colorati e vistosi come dimostrano pavoni e leoni. Insomma si può dire che la società patriarcale si basa su miti ma non sulla realtà biologica. Il ruolo della religione in tutto ciò consiste nel legittimare queste fragili strutture umane in proiezione ultramondana. Sarà poi la rivoluzione scientifica a renderci potentissimi e al contempo sempre più fragili. La scienza moderna usa la matematica e sviluppa nuove tecnologie. Questo processo sarà sempre più veloce e le guerre sempre più feroci verranno promosse proprio dalle scoperte scientifiche. L’esercito svedese della Guerra dei trent’anni del Seicento oggi verrebbe spazzato via in pochi minuti da un battaglione di Marines dotato di armi potentissime. Al contempo siamo riusciti ad allungare la nostra vita grazie ai progressi della medicina. Combattiamo il dolore grazie agli anestetici, le donne occidentali ormai raramente muoiono di parto. Ci prepariamo, come Gilgamesh, a vincere la Morte. Scienziati e filosofi credono sempre meno, o quasi mai, alla trascendenza. I destini umani si giocano hic et nunc. Negli ultimi cinque secoli, ed in particolare dal XIX secolo, l’Unione di Scienza, Imperi e Capitale si è dimostrata un motore inarrestabile. L’Europa dal 1700 al 1900 ha governato il pianeta. Oggi il vecchio continente è in difficoltà ma il suo modello, la sua visione del mondo, prevale ovunque. Il Capitalismo è la religione vincente ed il Dio denaro viene adorato in tutto il mondo. In realtà la crisi del 1929 e la bolla americana del 2007 dovrebbero metterci in guardia dall’essere troppo ottimisti. Il Capitalismo imperialista si è dimostrato un inferno per miliardi di persone. Molto sangue è stato versato e molte sofferenze sono state inflitte. Oggi il pianeta conta otto miliardi di persone e occorre chiedersi se la torta dell’economia possa crescere indefinitamente. Il pericolo atomico può portare all’estinzione del Sapiens e magari i sopravvissuti saranno topi nuovi dominatori della Terra. Siamo diventati predatori consumatori e dopo aver distrutto quasi tutte le specie alleviamo miliardi di capi di bestiame, maiali e polli in condizioni terribili per la nostra voracità alimentare. “… quasi tutti oggi seguono con successo l’ideale capitalistico-consumistico. La nuova etica promette il Paradiso a condizione che i ricchi restino avidi e trascorrano il loro tempo a fare ancora più soldi, e che le masse diano libero sfogo alle loro voglie e passioni e comprino di più, sempre di più. Questa è la prima religione nella storia i cui seguaci fanno effettivamente ciò che viene chiesto loro di fare. Ma come facciamo a sapere che in cambio avremo davvero il Paradiso? Be’, l’abbiamo sentito alla televisione “(Yuval Noah Harari, Sapiens. Da animali a dèi).


Individualismo, Stato e Mercato hanno sostituito antichi legami. Siamo più felici? A giudicare dagli incessanti cambiamenti che mettono a durissima prova il nostro equilibrio non si direbbe. Il nostro, parafrasando Dickens, è il migliore dei tempi ed il peggiore dei tempi. Siamo in bilico tra la porta del Paradiso e quella dell’inferno. Alienazione e mancanza di senso sono la nostra cifra. Dal momento che la nostra felicità dipende da un’aspettativa soggettiva, cosa vogliamo? Per essere un minimo felici dovremmo percepire la nostra esistenza nella sua interezza come qualcosa di estremamente importante. Se abbiamo un motivo per vivere sopportiamo tutto, come scrive Nietzsche. Da un punto di vista scientifico la nostra esistenza è insensata. Il senso dobbiamo fornirlo noi. Homo Sapiens ha oltrepassato i propri limiti e ha spezzato le leggi della selezione naturale con quelle del disegno intelligente grazie a biotecnologie, ingegneria biomedica e ingegnerizzazione degli esseri non organici. Purtroppo la nostra capacità di modificare i geni sorpassa la nostra lungimiranza. Saremo in grado di creare Superuomini e di sconfiggere la Morte ma dobbiamo affrontare complessi problemi di natura etica sulla manipolazione del DNA. Frankestein e Gilgamesh sono i miti dominanti di un potere incredibile.

Siamo divenuti dèi irresponsabili che non sanno cosa vogliono. Il vero pericolo è l’auto annientamento.

J.V.

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