Dostoevskij

Dostoevskij

“La sofferenza e il dolore sono sempre doverosi per una coscienza vasta e per un cuore profondo.”
(Delitto e castigo)

Genio che nasce dalla sofferenza. Gioco d’azzardo, Siberia, autoritarismo paterno, amore materno, sensibilità estrema, demoni sempre presenti, ricerca dell’assoluto, angoscia e visioni. Ebbro di retorica romantica vince sull’erotismo delle passioni. Coraggioso sino al midollo affronta stoicamente le catastrofi al limite del masochismo psicopatologico. Romanziere sontuoso, capace di lampi improvvisi che squarciano il buio e illuminano con forza tremenda la notte. Vanitoso e orgoglioso al punto di accettare stoicamente le più atroci umiliazioni. Letteratura come mezzo per sfuggire alla triste realtà degli studi di ingegneria. Fëdor vuole conversare con Dio attraverso i suoi personaggi umiliati e offesi, idioti, assassini, prostitute immacolate, fantasmi eterei delle notti bianche. Vuole essere Dio ed è quindi condannato alla disperazione. Analogie nietzschiane, ingenuità del Genio assoluto, sublime e ridicolo assai contigui. Cristo come ideale donchisciottesco. Myškin e Stavrogin esiti superomistici tragici. Idiota e demone come immagini contrapposte. In realtà il “portatore di croce” usurpa il posto di Cristo, e come scrive Girard, egli è “per i Demoni ciò che la donna è per l’amante, ciò che il rivale è per il geloso, ciò che la roulette è per il giocatore, e ciò che per Raskòl’nikov è quel Napoleone in cui Hegel vedeva già l’incarnazione vivente della divinità “. Stavrogin è Dio per gli altri. Il romanziere Dostoevskij è sommo filosofo da accostare a Nietzsche nel dialogo col nichilismo. Sarà la vergogna a condurre Dostoevskij verso Cristo. Vergogna di essere russo, di essere figlio, di essere Fëdor… tutto ciò lo porterà finalmente al superamento della rivolta negativa con la Leggenda del Grande Inquisitore. Il mondo fugge Cristo ma proprio grazie a questa fuga Dostoevskij disegna la propria redenzione passando dal sottosuolo. Il Diavolo viene definitivamente condannato; il diavolo è fondamentale stupido come molti intellettuali. Nella sua semplicità Dostoevskij è gigantesco. Trova Cristo non ingenuamente ma… semplicemente. Più ci allontaniamo dal Bene e più lo ritroviamo. Tutto ciò che è alto giunge al vero attraverso il basso. Le idee cedono il passo al corpo.
Che dire? I suoi romanzi per me sono pura filosofia teoretica, i suoi personaggi concrete manifestazioni umane, le trame situazioni esistenziali. Il lento fiume narrativo esplode improvvisamente e lascia interdetti. Se sia il più grande non so… quello, assieme a Nietzsche, che ha influito di più sulla mia concezione del mondo senza dubbio.

“Tu non scendesti dalla croce quando, per schernirti e per deriderti, ti gridavano: “Scendi dalla croce e allora crederemo che sei tu”. Tu non scendesti perché ancora una volta non volesti rendere schiavo l’uomo con un miracolo e bramavi una fede libera, non fondata sul miracolo. Bramavi un amore libero e non il servile fervore di uno schiavo dinanzi al potente che l’atterisce per sempre. Ma anche qui tu hai tenuto troppo in conto gli uomini poiché essi sono di certo degli schiavi.”
(I fratelli Karamazov)

J.V.

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