ANTONIO GRAMSCI, QUADERNI DEL CARCERE

ANTONIO GRAMSCI, QUADERNI DEL CARCERE.

Duemila annotazioni raccolte in trentatré quaderni scritti in prigionia tra il 1929 e il 1935. Tre nuclei fondamentali: 1) Storia italiana del XIX secolo e formazione dei gruppi intellettuali. 2) Teoria e storia della storiografia. 3) Americanismo e fordismo. Malgrado l’inevitabile frammentazione si coglie come centro tematico la costruzione di una filosofia per l’egemonia. Per Gramsci il marxismo è filosofia della prassi, pensiero che si trasforma in movimento culturale di massa, coscienza storica e ideologia del proprio tempo. Siamo di fronte ad uno storicismo immanentistico assoluto, debitore verso il pensiero di Croce e Gentile ma depurato da residui teologici e speculativi. Un umanesimo assoluto, totale e materialistico. Per Gramsci la filosofia della prassi deve condurre la classe lavoratrice a produrre coscientemente Storia e spingere un gruppo di intellettuali indipendenti a divenire l’egemonico detentore di una cultura nazional-popolare organica con le masse. Il concetto di egemonia porta Gramsci a rivedere l’idea di sovrastruttura che deve essere articolata in due momenti – società civile e Stato – che si identificheranno organicamente nella concreta formazione storica originando il rapporto dialettico di unità e distinzione delle coppie forza-consenso, dominio-egemonia, politica-morale e diritto-libertà. Supera così il marxismo volgare di Bucharin e interpreta il rapporto struttura-sovrastruttura come totalità concreta in cui il momento pratico scaturisce dalla coscienza. Da qui il profondo debito nei confronti di Croce e Gentile. Sempre da qui la centralità del concetto di ideologia, di concezione del mondo che permea la vita delle masse. Tramite l’ideologia la struttura viene assunta nella sovrastruttura e di conseguenza la sovrastruttura si rovescia nella struttura realizzando un umanesimo storico.

Dobbiamo a Valentino Gerratana l’edizione critica in 4 voll. edita a Torino nel 1975.

J.V.

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