Don Gallo Andrea

Don Gallo Andrea

A Genova esisteva un prete che si occupava degli ultimi: Don Andrea Gallo. Andrea era nato a Campo Ligure il 18 luglio 1928. Prete di strada, sempre a rischio di collisione con le gerarchie ecclesiastiche ma anche assai stimato dalle stesse. Il Cardinale Giuseppe Siri, uomo potentissimo e di certo poco indulgente verso la disobbedienza, in realtà apprezzava il lavoro del povero prete di strada e, magari in segreto, lo aiutava economicamente. Il Cardinale e il prete parlavano tra loro in dialetto genovese e riconoscevano entrambi, da posizioni diverse, l’alto ruolo magistrale che la Chiesa incarna. Avevano in comune la passione per il vecchio balordo (il Genoa) come lo definiva il genoano doc Gianni Brera. Altra cosa in comune la passione per l’insegnamento: il Cardinale ha insegnato per lunghi anni nel prestigioso liceo Andrea D’Oria, il povero prete di strada sulla nave scuola Garaventa. Giuseppe Siri, di umili origini, dopo aver rischiato di diventare papa quattro volte, aver mediato conflitti sociali a Genova, aver esercitato un potere assoluto, morirà nel 1989. Don Andrea Gallo, fondatore e animatore della comunità di San Benedetto al Porto di Genova, dopo aver insegnato per decenni a tossicodipendenti, galeotti, prostitute, transessuali, a tutti coloro che il grande Faber definiva gli ultimi, muore il 22 maggio 2013. Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior…

Nel 1944, studente dell’Istituto tecnico nautico, segue il fratello Dino che comanda una formazione partigiana. Prende il nome di battaglia di “Nan” diminutivo di “Nasan”, che in genovese significa “nasone”, diminutivo datogli a scuola per evidenti motivi.

Andrea viene attratto fin da piccolo dalla spiritualità dei salesiani di San Giovanni Bosco, ed entra nel 1948 al loro noviziato a Varazze, proseguendo poi a Roma il liceo e gli studi filosofici. Nel 1953 viene mandato in Brasile, a San Paolo, dove compie gli studi teologici. La dittatura che vigeva in Brasile lo costringe a ritornare in Italia l’anno dopo. Continua gli studi ad Ivrea e viene ordinato presbitero il 1º luglio 1959.

Un anno dopo viene inviato come cappellano alla nave scuola della Garaventa, noto riformatorio per minori. Tenta già allora di offrire fiducia, libertà e speranza a ragazzi che venivano considerati perduti. Nel 1964 decide di lasciare la congregazione salesiana e chiede di incardinarsi nella diocesi genovese. La spiegazione addotta da don Andrea: “La congregazione salesiana si era istituzionalizzata e mi impediva di vivere pienamente la vocazione sacerdotale”. Ottenuta l’incardinazione a Genova, il cardinale Siri, lo invia a Capraia per svolgere l’incarico di cappellano del carcere. Due mesi dopo viene destinato in qualità di vice parroco alla parrocchia del Carmine dove rimane fino al 1970, anno in cui il cardinale Siri lo trasferisce nuovamente a Capraia. L’episodio che provoca il trasferimento è un incidente verificatosi nell’ estate del 1970. Nel quartiere era stata scoperta una fumeria di hashish e l’episodio aveva suscitato vibrata indignazione tra la borghesia cittadina. Don Andrea, prendendo spunto dal fatto, ricorda nell’omelia che rimanevano diffuse altre droghe, per esempio quelle del linguaggio, grazie alle quali un ragazzo può diventare “inadatto agli studi” se figlio di povera gente, oppure un bombardamento di popolazioni inermi può diventare “azione a difesa della libertà”. Accusato di comunismo dai soliti benpensanti, viene allontanato. Andrea rifiuta Capraia e viene così accolto da don Federico Rebora, parroco di San Benedetto al Porto. Insieme ad un piccolo gruppo fonda la Comunità di San Benedetto al Porto.

Andrea gallo

Da allora si è impegnato sempre di più nel recupero degli emarginati. Ce ne fossero di preti come lui! Lo avevo incontrato la prima volta nel 1977 grazie a Claudio Costantini, mio fraterno amico e maestro. Era nata una forte amicizia. Veniva spesso a trovarmi a scuola e mi chiedeva aiuto per qualche ragazzo in difficoltà. Attore nato, istrione generoso, capace di grande generosità anche con chi lo attaccava. Negli ultimi mesi di vita del suo amico-nemico Gianni Baget Bozzo, figura di primo piano della cultura genovese, malgrado le continue liti e le posizioni assai differenti, mi chiedeva continuamente notizie sul suo stato di salute. Al funerale di Baget, importante consigliere di Berlusconi, Don Gallo era presente… qualcun altro no.

andrea gallo colori

Caro Andrea, la tua morte, avvenuta nel momento più duro della mia vita, mi ha lasciato ancora più solo. Manchi a me e alla mia famiglia, manchi a tutti… anche a quelli che ti erano ostili. Eri un uomo buono, intelligente, comprensivo… un vero maestro.

Ricordo le lunghe chiacchierate a tavola a casa mia, il sigaro fumato degustando brandy, i tuoi aneddoti, la festa per l’anniversario del mio matrimonio. Eri, e resti nel mio ricordo, una persona speciale, un uomo da cui si può soltanto imparare.

J.V.

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