MAIGRET

MAIGRET

Film di Patrice Leconte con Gerard Depardieu del 2022. Ispirato molto liberamente al romanzo di Georges Simenon “Maigret e la giovane morta”(1954). Era dal 1958, con Jean Gabin, che non veniva girato un film per il cinema sul commissario. Il trio Leconte, Depardieu, Simenon è sontuoso. Il regista, gran lettore dello scrittore belga, costruisce un ambiente crepuscolare, livido, a volte sordido, sempre profondamente triste. La figura massiccia di Depardieu conferisce gravità ad un Maigret stanco, vecchio, ansimante, saggio, buono, riflessivo, non giudicante. Simenon, come sempre
nei suoi romanzi, dipinge lo scontro tra l’apparente sfavillante Parigi e la semplice provincia. Tenerezza, malinconia, tristezza per la condizione di molte ragazze piene di sogni che si sfracellano contro la durezza dell’esistenza. Film francese sino all’osso, bistrot, fisarmoniche, baguettes, birra e vino bianco. Pipa di Magritte protagonista. Figura letteraria alta il tappezziere di Vilnius che piange, come Simenon, la figlia morta. Maigret cerca la verità senza far troppo male a nessuno. Tutti cercano una impossibile felicità. Maigret prova a fare del bene in un mondo malvagio.
Leggo Simenon da mezzo secolo e credo di aver visto quasi tutto, da Cervi a Cremer sino al pessimo Castellitto e all’improbabile Atkinson. Questo di Leconte è uno dei migliori perché Depardieu è semplicemente perfetto.

“Col tempo è normale che si formi una corazza, poi un giorno nel corso di una banale indagine, vieni toccato da un dettaglio e allora tutte le tue certezze si sgretolano.”
(Maigret)

J.V.

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