Las Meninas

Las Meninas (Le damigelle d’onore) di Diego Velázquez, opera terminata nel 1656, è considerata una delle più importanti di ogni tempo. Si trova nel Museo del Prado, a Madrid.
Ritratto della famiglia del re di Spagna, Filippo IV, e di alcune persone a loro vicine: da sinistra, in primo piano, Velazquez stesso, poi l’infanta Margarita con due damigelle d’onore (Maria Augustina a sinistra e Isabel de Velasco sulla destra), due nani (Mari-Barbola e Nicolasito Pertusato) con un cane accovacciato ai loro piedi. In secondo piano, sulla destra, sono ritratti donna Marcela de Ulloa, addetta al servizio delle dame di corte, e don Diego Ruiz de Azcona, funzionario addetto all’accompagnamento delle donne di corte. Nel vano della porta don José Nieto Velazquez, maresciallo di palazzo. Nello specchio sulla parete i due sovrani di Spagna, Filippo IV e sua moglie Marianna d’Austria.
Ribaltamento del punto di vista grazie al gioco degli specchi, illusione perpetua, metafisica dell’arte, arte e natura in competizione, meccanismi complessi della pittura, realtà informe e caotica, finzione continua.
Mole enorme di interpretazioni, da Derrida a Blanchot «testimonianza autobiografica di una finzione», incubo per Picasso (58 ricostruzioni dell’opera), studio serrato di Foucault sul gioco di sguardi.

Vittoria del grottesco in linea con la decadenza spagnola (nel 1643 era stato spezzato il mito dell’invincibilità dei tercios a Rocroi), autorevolezza intellettuale dell’artista (addirittura in confidenza con l’algido Filippo IV).
Il pittore napoletano Luca Giordano lo definisce “teologia della pittura” e dipinge un’opera intitolata “omaggio a Velasquez” conservata presso la National Gallery di Londra.


Nel bene e nel male Velazquez ha un posto di rilievo nella galleria degli inventori della modernità, assieme a Cartesio, Luigi XIV, Racine, Moliere, Caravaggio… e altri grandi del Seicento, il secolo della crisi della coscienza europea e “Las Meninas”, è il segno più alto di quella crisi.

J.V.

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