Borges
Borges
borges giovane

Borges ventenne

“Fra i diversi strumenti dell’uomo, il più stupefacente è, senza dubbio, il libro. Gli altri sono estensioni del suo corpo. Il microscopio, il telescopio, sono estensioni della sua vista; il telefono è estensione della voce; poi ci sono l’aratro e la spada, estensioni del suo braccio. Ma il libro è un’altra cosa: il libro è un’estensione della memoria e dell’immaginazione.”
borges e Calvino

Borges e Calvino

Memoria prodigiosa, storia e filosofia innalzate a poesia appassionata, lettura e scrittura continue, realtà ribaltata  nell’irreale, stupore e smarrimento gnostico sul destino umano e sulla creazione. Ecco Jorge Luis Borges. E poi stoica e scettica considerazione delle vicende umane, speculazione teoretica paludata da indagine poliziesca, nitore della scrittura e lucida semplicità irrorata da un gigantesco apparato mitologico. Magia continua. Compagno dei grandi, da Kafka a Dostoevskij. Oratore amato e seguito dai giovani, Maestro e salvatore letterario di esistenze altrimenti destinate al naufragio, convinto assertore della patetica solitudine dell’uomo resa però degna dal lavoro culturale alla continua ricerca della Verità. Dal padre Jorge Guillermo, avvocato e anarchico filosofico, apprende i primi rudimenti di filosofia ed eredita la debolezza di vista che lo porterà alla cecità. A nove anni viene iscritto alla scuola pubblica dove subisce, lui occhialuto e in giacca e cravatta, le angherie dei compagni teppisti. Borges, già in grado di tradurre “Il Principe felice” di Oscar Wilde doveva convivere con coetanei abituati alle durezze della strada. Rapporto splendido con la sorella Norah di due anni più giovane. I ragazzi ricevono un’educazione bilingue, inglese dal padre e spagnolo dalla madre e dalla scuola. Ovviamente l’insegnamento scolastico è insufficiente per un talento così precoce e il meglio dell’educazione continua a riceverlo a casa dal padre. Nel 1914 inizia il grand tour educativo in Europa. Scelta non felice a causa dell’esplosione della Grande Guerra per cui la famiglia Borges resta bloccata in Svizzera, a Ginevra in Rue Malagnou, vicina al Collège Calvin dove Jorge studierà per quattro anni. Poi due anni in Spagna e rientro in Argentina nel 1921. Ormai possiede anche la conoscenza del latino, materia fondamentale del Collége, del francese e del tedesco.
borges aleph
Legge continuamente ed ha una formazione che si può definire di altissima cultura europea. Diffida subito di Freud e della psicanalisi che considera scienza incerta. Per lui il subconscio è al massimo una Musa ispiratrice. Si appassiona invece a Jung che legge in chiave mitologica. Ormai lo scrittore è formato e i suoi maestri sono rintracciabili: Heine, Meyrink, Richter, Carlyle, De Quincey, Schopenhauer, Whitman, Rimbaud, Hugo, Flaubert, Stevenson, Conrad, Chesterton per elencare soltanto i più noti. Legge i filosofi direttamente in tedesco ed in particolare Nietzsche anche se non apprezza il biblismo dello Zarathustra. Fondamentale la scoperta di Dante che recita a memoria con estrema disinvoltura. Legge avidamente Ariosto, Tasso e Marino. Approfondisce l’idealismo di Croce e Gentile. Poi è decisivo l’incontro con Rafael Cansinos  Assens a Madrid e Macedonio Fernández a Buenos Ayres. Il primo, un ebreo spagnolo coltissimo, gli trasmette l’infinito amore per la discussione letteraria, il secondo è un vero e proprio maestro di vita. Questi due “maestri orali” saranno decisivi. Da Cansinos eredita l’Ultraismo, l’uso delle parole come finì a se stesse, la concezione dell’arte per l’arte, il barocchismo della parola, la riduzione della poesia a metafora. Da Macedonio impara a “vivere” senza rinunciare alla magia letteraria. Borges rivendica, malgrado la formazione europea, le sue origini argentine ed in particolare “porteñas”, cioè di Buenos Aires. Ormai è uno scrittore affermato e un’autorità culturale. La sua scrittura è ironica, metafisica, metaforica, inconfondibile. Dopo la morte del padre, nel 1938, lavora come aiuto catalogatore alla biblioteca municipale Miguel Cané nel quartiere di Boedo. Trascorre otto anni in mezzo ai suoi amatissimi libri. Nel 1946 Juan Domingo Perón viene eletto presidente, sconfiggendo così la Unión Democratica. L’avversione al nuovo governo gli costa il lavoro. Sua madre e sua sorella vengono arrestate. Nel 1950 viene eletto presidente della Sociedad Argentina de Autores e, un anno dopo, esce in Messico Antiguas Literaturas Germánicas (Brume, dei, eroi), scritto in collaborazione con Delia Ingenieros. Con la  Revolución Libertadora che depone Perón, Borges viene nominato direttore della Biblioteca Nazionale Argentina, incarico che ricoprirà dal 1955 fino alle sue dimissioni nel 1973, anno del ritorno al potere del dittatore populista.
Sul piano politico Borges è un liberal-conservatore, diffidente della democrazia di massa in quanto “abuso delle statistiche” contro l’individuo. Posizione elitaria e anarchico-intellettuale in odio al populismo fascistoide di Perón. Anticapitalista ed anticomunista ad un tempo, ostile al nazifascismo ma assai ingenuo politicamente al punto di accettare un invito a cena dal dittatore cileno Pinochet, pentendosene amaramente in seguito tanto che dirà  “confesso che ho sbagliato”.
Assai complicato il suo rapporto culturale e politico con Gabriel García Márquez. Borges ha sempre sostenuto che ”L’impegno sociale dello scrittore è una bestialità.” A suo avviso il migliore degli Stati è quello che concilia la massima libertà dell’individuo con un minimo di governo.
borges finzioni

Finzioni

Il Borges politico è quello che meno mi interessa. Amo la sua fuga nell’immaginario, lo scrittore che osserva “è meraviglioso il fatto che ogni mattina ci si svegli giudiziosi, o quanto meno abbastanza giudiziosi, dopo essere passati attraverso attraverso le zone d’ombra e i labirinti dei sogni”. Il sogno è l’espressione estetica più antica. Per lui il mondo è il caos di Babilonia che va letto con rigorosa cultura, unica via accessibile nel Labirinto dove Caos e Cosmo si riuniscono. Borges è un narratore circolare che insiste sulla natura intrinsecamente letteraria dell’uomo, uno scrittore che vive con ironia ariostesca persino la cecità. Come diceva Sciascia è un teologo ateo, uno studioso e un negatore di Dio nello stesso tempo. Uno Scoto Eriugena del Novecento che sostiene l’impossibilità di predicare alcunché di Dio. ”Dio per me è l’infinito, o l’antica Ananke, il Caso. È colui che, in una biblioteca infinitamente grande, illimitata e aperiodica, detiene il catalogo dei cataloghi.” Per lui Shakespeare, la voce del Dio spinoziano, non era nulla ma era tutto ciò che sono gli altri, o ciò che possono essere. Mi affascina il Borges che riflette sul Vangelo giovanneo nell’Elogio dell’ombra
“Io che sono l’E’, il Fu e il Sarà
accondiscendo al linguaggio
che è tempo successivo e simbolo…
Vissi stregato, prigioniero di un corpo
e di un’umile anima…
Appresi la veglia, il sonno, i sogni
l’ignoranza, la carne
i tardi labirinti della mente
l’amicizia degli uomini
e la misteriosa dedizione dei cani.
Fui amato, compreso, esaltato
e sospeso a una croce”
borges elogio dell'ombra
Insegue Dio tutta la vita e studia incessantemente i Vangeli animato da profonda commozione per il destino umano sperduto nel caos dell’irrazionalità universale dalla quale possiamo momentaneamente salvarci col duro lavoro dello studio disperato e incessante. Soltanto così l’uomo acquista la propria dignità. Cosciente di non poter essere Cervantes ne tenta la parodia in Pierre Menard, autore del Don Chisciotte. Artificio, Menzogna, Finzione, tutto è utile per l’oblio, per la Biblioteca che deve sostituirsi al mondo perché il mondo è ripugnante. Sono utili il malato Poe e i suoi moderni imitatori pulp, il frivolo e scimmiottato Wilde. Borges sa che l’inutile estetica letteraria è soltanto estrema protesta contro l’utile capitalistico così come la ribellione contro il “burocratico” di Kafka è illusoria. Tutto ciò non importa. Borges ci impartisce una grande lezione: non esiste altro modo, se non il rigore dello studio, per sopravvivere in questo mondo insensato. Ecco perché è giusta la disubbidienza di Cristo in un giardino, una disubbidienza che salva il genere umano.
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Borges e Marìa

La mattina del 14 giugno Borges, assistito dalla seconda moglie María Kodama e dallo scrittore Hector Bianciotti, muore a Ginevra mormorando in tre lingue diverse (sassone antico, inglese e spagnolo) la Preghiera universale.
Mi piace così ricordarlo
“Nessuno è qualcuno, un solo uomo immortale è tutti gli uomini. Come Cornelio Agrippa, sono dio, sono eroe, sono filosofo, sono demonio e sono mondo, il che è un modo complicato per dire che non sono.
Io sono stato Omero; tra breve sarò Nessuno, come Ulisse; tra breve sarò tutti: sarò morto”
J.V.

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