VIA IL SUO NOME DAL TRINITY COLLEGE (E DALLA CALIFORNIA QUANDO?)

VIA IL SUO NOME DAL TRINITY COLLEGE (E DALLA CALIFORNIA QUANDO?)

La cancel culture caccia Berkeley, uno dei padri della filosofia moderna

Roma. Sulla scia di Black Lives Matter, il Trinity College di Dublino aveva informato il personale e gli studenti che si impegnava a “decolonizzare il curriculum”. Allo studio anche un cambio del nome della sua biblioteca intitolata a George Berkeley. “Abbiamo avuto conversazioni produttive sul nome della biblioteca di Berkeley, ma l’esito di tali discussioni non è chiaro”, fece sapere il college. Il celebre filosofo e vescovo anglicano arrivò al Trinity come studente nel 1700 e fu affiliato all’università fino al 1724, periodo durante il quale prestò servizio come bibliotecario. “La domanda è: cosa sta dicendo il nome Berkeley, e soprattutto cosa sta dicendo ai nostri studenti africani e ad altri studenti non bianchi del Trinity? Non possiamo davvero saperlo senza sentire gli studenti neri e altre persone che potrebbero essere interessate. L’università deve prenderlo seriamente in considerazione”. Berkeley avrà ispirato Albert Einstein, ma non supera il test di purezza morale woke. Due anni dopo, il Trinity College di Dublino ha così deciso di cercare un nuovo nome per la sua biblioteca, dopo aver concluso che il filosofo che onora possedeva schiavi nel Rhode Island e scriveva opuscoli a sostegno della schiavitù. Il consiglio di amministrazione del Trinity, la più antica università d’Irlanda, ha annunciato di aver votato per “denominare” la biblioteca. Berkeley andò in America per utilizzare la ricchezza della piantagione, così come le donazioni pubbliche, e aprire una scuola alle Bermuda. I suoi piani, tuttavia, non si sono mai concretizzati e Berkeley ha donato la sua fattoria, insieme ai suoi schiavi, alla Yale University prima di tornare in Gran Bretagna e poi in Irlanda, dove alla fine è diventato vescovo della Chiesa anglicana. “L’enorme contributo di George Berkeley al pensiero filosofico non è in discussione”, ha affermato la rettrice del Trinity, Linda Doyle. “Tuttavia, è anche chiaro che era sia un proprietario di persone schiavizzate sia un teorico della schiavitù e della discriminazione razziale, che è in chiaro conflitto con i valori fondamentali di Trinity”.

Anche l’Università della California, Berkeley, che è stata chiamata così in onore del filosofo nel 1866, discute seriamente di cambiare il proprio nome. Ma perché fermarsi a Berkeley? Perché non cambiare nome alla Columbia University, che prende il nome da un conquistatore genovese colonialista e suprematista bianco?

Il commento più pregnante arriva dal fisico Eduard Kaiser sulla Neue Zürcher Zeitung, il più antico giornale di lingua tedesca: “Siamo tutti sulle spalle dei giganti. La fisica poggia sulle spalle di Newton, la biologia moderna sulle spalle di Darwin, la filosofia sulle spalle di Kant e così via. In una scuola privata americana, i corsi di fisica non parlano più delle ‘leggi di Newton’, ma delle ‘leggi fondamentali della fisica’. Motivo: Newton era un uomo bianco. E la scuola ritiene necessario ‘decentrare la visione del mondo dal punto di vista dei bianchi’”. Andrebbero cancellati subito anche Immanuel Kant, per il quale “l’umanità è al suo grado maggiore di perfezione nella razza dei bianchi”, e Aristotele, per il quale “il maschio è per natura superiore e la femmina inferiore”.

“Francis Bacon, uno dei primi filosofi moderni, ha parlato della ‘nascita maschile del tempo’” scrive Kaiser. “Si dovrebbe sradicarlo dalla storia come sciovinista il più rapidamente possibile. E si può cancellare Aristotele, xenofobo, sessista e sostenitore della schiavitù. La cancel culture è il sintomo di una miseria intellettuale”. Già.

(GIULIO MEOTTI, IL FOGLIO, 17 MAGGIO 2023)

George Berkeley è uno dei tre grandi empiristi britannici assieme a John Locke e David Hume. Precursore di Ernst Mach, Albert Einstein e Niels Bohr per la sua tesi sull’inesistenza della materia e sull’impossibilità di un tempo e uno spazio assoluti. Gli oggetti percepiti non sono materiali. Critico verso 

la dottrina filosofica di Isaac Newton. Nel 1710 pubblica il Trattato sui principi della conoscenza umana, seguito tre anni dopo dai Tre dialoghi tra Hylas e Philonous, nei quali Berkeley propone il suo Esse est percipi per combattere il materialismo. Amico stretto, e poi nemico, di Jonathan Swift. Vescovo di Cloyne nella Chiesa di Irlanda dal 18 gennaio 1734. Costruisce una casa per i bambini abbandonati.

Questo il nocciolo del suo pensiero “Le idee che ci facciamo delle cose sono tutto ciò che possiamo dire della materia. Perciò per “materia” si deve intendere una sostanza inerte e priva di alcun senso, della quale però si pensa che abbia estensione, forma e movimento. È quindi chiaro che la nozione stessa di ciò che viene chiamato “materia” o “sostanza corporea” è contraddittoria. Non è quindi il caso di spendere altro tempo per dimostrarne l’assurdità.”

(Berkeley, Trattato sui principi della conoscenza umana, § 9)

Immaterialismo radicale, empirismo totale. Dio causa immediata di tutte le nostre esperienze. Secondo Popper “il rasoio di Berkeley” ci dà la possibilità a priori di eliminare dalla scienza fisica tutte le spiegazioni dell’essenzialismo. Se hanno un contenuto matematico e predittivo le si potrebbe ammettere qua ipotesi matematiche (mentre le loro interpretazioni essenzialiste vengono eliminate). In caso contrario, possono essere escluse del tutto. Questo rasoio è più affilato di quello di Occam: tutte le entità sono escluse tranne quelle che sono percepite.” Quello di Berkeley è, se vogliamo, utilitarismo teologico, ma il suo è un pensiero eccellente che trova grandi riscontri nella scienza contemporanea. Interessante l’influenza che l’esse est percepì ebbe sul romanziere Graham Greene. Ora la cancel culture vuole spazzarlo via. Il delirio di questa nuova dittatura totalitaria continua come un’onda di cretinismo inarrestabile. Sgomento ed impotenza assalgono le persone sensate. Che tristezza !

J.V.

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