SCIASCIA

SCIASCIA

«Mi guidano la ragione, l’illuministico sentire dell’intelligenza, l’umano e cristiano sentimento della vita, la ricerca della verità e la lotta alle ingiustizie, alle imposture e alle mistificazioni»

Leonardo Sciascia, siciliano di Racalmuto, pessimista assetato di giustizia, illuminista consapevole dei limiti della ragione umana. Per lui verità e menzogna sono inestricabili e il mondo è un labirinto insensato. Nasce vicino al luogo di nascita di un altro grande siciliano: Luigi Pirandello. E con Pirandello condivide umorismo amaro e ironia, relativismo e ricerca di una possibile verità. Frequenta l’Istituto Magistrale “IX Maggio” a Caltanissetta dove insegna Vitaliano Brancati che diviene sua guida. Si appassiona ai classici francesi e divora un film dietro l’altro. Sposa la maestra Maria Andronico. Il suicidio del fratello Giuseppe è un dramma spaventoso. Inizia la sua attività di scrittore e viene notato da Italo Calvino. Pubblica nel 1956 “Le parrocchie di Regalpetra”, sintesi autobiografica e racconto della sua esperienza come maestro elementare. Con Gli zii di Sicilia dissacra il mito americano, quello del comunismo staliniano e critica le modalità dell’unificazione italiana. Poi nel 1961 pubblica “Il giorno della civetta”, nel 63 “Il consiglio d’Egitto”. Ormai è famoso però mantiene sempre compostezza e comportamento riservato. Dai suoi libri vengono tratti film importanti come Cadaveri eccellenti di Francesco Rosi. Mente lucida, poco propenso al conformismo, comprende il profondo significato del romanzo manzoniano. Con “Todo modo” iniziano gli attriti con le gerarchie ecclesiastiche. Esperienze politiche col Partito Comunista Italiano e col Partito Radicale. Interessante il suo “La scomparsa di Majorana” del 1975 dove espone la tesi della volontaria scomparsa del grande fisico siciliano. Fondamentale “L’affare Moro” del 1978, opera di rara intelligenza e profondità. Contrario tanto al compromesso storico quanto alla linea della fermezza, esplora con chirurgica precisione gli errori, le pelose alleanze, i retroscena internazionali del sequestro. Un libro coraggioso e controcorrente. Anni dopo, nell’86, aderisce al PSI di Bettino Craxi consapevole dei gravi errori storici commessi dal PCI. Sempre vigile, garantista e intelligente prende posizione a favore di Enzo Tortora intuendo tra i primi che si trattava di un clamoroso errore giudiziario. Durissimo contro l’antimafia di maniera e qualsiasi deriva autoritaria dello Stato. Diceva spesso “La mafia si combatte non con la tensione delle sirene, dei cortei e della terribilità. La mafia si combatte col diritto.” Anche in questo caso si trova isolato e criticato.
Muore il 20 novembre 1989, in seguito a complicazioni della nefropatia che lo affliggeva.

“È ormai difficile incontrare un cretino che non sia intelligente e un intelligente che non sia un cretino. […] e dunque una certa malinconia, un certo rimpianto, tutte le volte ci assalgono che ci imbattiamo in cretini adulterati, sofisticati. Oh i bei cretini di una volta! Genuini, integrali. Come il pane di casa. Come l’olio e il vino dei contadini.”

In Sciascia e nel sommo Gesualdo Bufalino ho sempre visto eccellenti punti di riferimento. Persone austere, colte, poco propense a seguire il senso comune o a farsi intimidire dalla vulgata. Due intellettuali profondamente siciliani che vedevano nella Sicilia l’amara metafora della vita.

J.V.

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