Riflessioni sul Bere

Riflessioni sul Bere


“Soltanto una cosa è più lugubre dell’uomo che mangia solo; ed è l’uomo che beve solo. Un uomo solo che mangia somiglia a un animale alla mangiatoia. Ma un uomo solo che beve, somiglia a un suicida.” (Emilio Cecchi)


Appartengo alla categoria di coloro che, con Baudelaire, pensa che chi beve soltanto acqua ha qualche turpe segreto da nascondere. Credo che bere vino buono in compagnia di amici sinceri sia un eccellente modo di vivere. Assisto da anni con impotente sgomento a campagne antialcol rivolte ai giovani che sortiscono l’unico effetto di farli bere di più e male perché impostate sul terrorismo moralistico sanitario. Bere bene è una scelta culturale consapevole, frutto di esperienza, civiltà, passione, conoscenza, attenzione. Una premessa: chi beve per annegare nell’alcol i propri guai dimentica, per dirla con Musil, che i guai nuotano benissimo. Nei momenti peggiori della mia vita non ho bevuto un goccio di alcol perché per esperienza so quanto può diventare pericoloso un uso distorto. Bere deve essere un piacere da condividere, non un rifugio. Tutto qui e senza tante storie. Sono in perfetto accordo con Molière quando dice che “Grande è la fortuna di colui che possiede una buona bottiglia, un buon libro, un buon amico.” Poi si può decidere di non bere, non fumare e non fare l’amore per far sembrare più lunga e noiosa la già complessa e travagliata esistenza… francamente non mi interessa. Per restare in salute si deve mangiare ciò che non piace, bere soltanto acqua e fare quello che si preferirebbe evitare… dica un po’ Lei. Addirittura Beaumarchais sosteneva che bere senza sete  e far l’amore in ogni tempo, sono le uniche cose che ci distinguono dagli altri animali. Si spingono oltre Goethe “Una donna e un bicchiere di vino soddisfano ogni bisogno, chi non beve e non bacia è peggio che morto.” e Saba “La vita è così amara, il vino è così dolce; perché dunque non bere?”

Bogart

Gli astemi in genere non scrivono poesie, sono noiosi e scassapalle, pignoli e pettegoli. Inoltre l’astemio si sente nella condizione di impartire lezioncine moralistiche dal basso della sua ignoranza del buon vino. Non mi fido di chi non ha mai assaggiato un Borgogna o un Barolo. Da questi soggetti possono derivare soltanto guai. Sono persone tristi e triste. Secondo Benjamin Franklin non può esistere un buon modo di vivere dove non esiste un buon modo di bere. Francamente non conosco persone interessanti che non bevano bene. Dico in modo meno rude ciò che pensava Humphrey Bogart  “Io non mi fido di nessun bastardo che non beva. La gente che non beve ha paura di rivelare se stessa.”

Mi commuove uno stupendo racconto di Joseph Roth, La leggenda del santo bevitore, pubblicato nel 1930. Il testamento dello scrittore esule a Parigi. Il clochard Andreas Kartak, originario come Roth delle province asburgiche, incontra una notte, sotto i ponti della Senna, un misterioso sconosciuto che gli offre duecento franchi. Il clochard, che possiede un forte senso  dell’onore, in un primo momento non vuole accettare, perché sa che non potrà mai restituire quel denaro. Lo sconosciuto gli suggerisce di restituirli, quando potrà, alla «piccola santa Teresa» nella chiesa di Santa Maria di Batignolles. Da quel momento la vita del clochard oscilla tra le taverne e la chiesa per tentare di  mantenere una impossibile parola. Sviato da donne, vecchi amici che appaiono come fantasmi e vino, allo stesso tempo vuol raggiungere il suo scopo. Una straziante dispersione autobiografica di un grande narratore. Da questo racconto ha tratto un film delicatissimo il Maestro Ermanno Olmi con un superlativo Rutger Hauer. Il Santo Bevitore, assieme alla Merlettaia, è uno dei miei personaggi preferiti. Li amo perché silenti, sofferenti con immensa dignità, muti di fronte allo sguaiato rumore del mondo.  

“Non ridere, non lugere neque detestari, sed intelligere”(Baruch Spinoza)


J.V.

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