Perché occorre superare l’orgoglio

Perché occorre superare l’orgoglio

“La persona orgogliosa vuole sempre fare la cosa giusta, la cosa bella. Ma poiché vuole farlo con le proprie forze, egli non è in lotta con l’uomo, ma con Dio.”
(Søren Kierkegaard)

L’orgoglio in genere ci indurisce e contribuisce in modo cospicuo a generare la nostra infelicità, ci rende demoni furiosi privi di angelica umiltà. Diveniamo indifferenti, cinici, arroganti e presuntuosi. A causa sua perdiamo amicizie vere e coltiviamo rapporti superficiali. Diveniamo sempre più chiusi ed ignoranti. Oserei dire che ogni male proviene dall’orgoglio. Esso è un assassino che uccide la vita autentica, fomenta la finzione e la menzogna, ci induce a soffrire orribilmente senza possibilità di riscatto. L’orgoglio divora se stesso e conduce all’odio, all’invidia e all’errore. È narcisismo estremo, il peggiore dei sette vizi capitali perché assoluto. È lo specchio della Morte.
Nietzsche scrive “E l’uomo, nel suo orgoglio, creò Dio a sua immagine e somiglianza”.
È la virtù dell’infelice, una bestia feroce che tutto annienta. L’uomo veramente coraggioso mette da parte l’orgoglio, sa chiedere scusa e abbraccia il rivale orgoglioso, liberandolo dalle sue catene. Stavrogin si nutre di orgoglio e distrugge, come Satana, tutto ciò che tocca. Si rivolta contro Dio per orgoglio individualistico. Stavrogin è l’erede della presunzione cartesiana ed il simbolo del nostro disgraziato tempo, il tempo della buia caverna dell’angoscia, il tempo in cui non è neppure più sufficiente il cinema platonico, il suo kindergarten consolatorio perché il Nichilismo contemporaneo è simbiotico con lo smisurato orgoglio dell’Io. Siamo figli immaturi ed orgogliosi di un Dio assassinato e ripetiamo come il folle a noi stessi “io sono colui che è “, tronfi nella nostra sconclusionata soggettività. L’immenso Nietzsche e il romanziere Dostoevskij sono tra i pochi ad aver compreso che il compito di superare l’avvelenamento metafisico sarà superumano. Non sarà semplice perché l’Io vuole divinizzarsi. Oggi, a causa dell’orgoglio nichilistico, la Storia sembra abbandonata alle potenze infernali. Quidquid latet apparebit…
La natura umana è orgogliosamente sopravvalutata e non è più in grado di pronunciare parole buone come Marana Tha (Vieni Signore!). Abbiamo scacciato Dio, il Sacro, l’Umile e vaghiamo come ciechi e folli nella buia foresta dell’angoscia. Neppure l’arte ci salverà.
Per tutta la vita ho amato grandi orgogliosi: Agostino, Dante, Napoleone. Soltanto adesso, al tramonto e con stoica sofferenza, intuisco sommessamente che la loro grandezza deriva dai gesti umili finali: Agostino durante l’assedio di Ippona, Dante in esilio e Napoleone prigioniero a Sant’Elena. L’Umiltà li ha resi giganteschi.

“Dio mi liberi dalla saggezza che non piange, dalla filosofia che non ride, dall’orgoglio che non s’inchina davanti a un bambino.”
(Khalil Gibran)

J.V.

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