Lincoln di Steven Spielberg

Continuando il discorso sulla guerra civile americana suggerisco “Lincoln”, film biografico del 2012 diretto da Steven Spielberg. La pellicola racconta gli ultimi mesi di vita di Abraham Lincoln, seguendo il libro Team of Rivals: The Political Genius of Abraham Lincoln di Doris Kearns Goodwin.
Negli ultimi quattro mesi della sua vita, Abraham Lincoln pose legalmente fine alla schiavitù dei neri d’America. L’ottenimento dell’approvazione del 13° Emendamento in discussione alla Camera dei Rappresentanti richiese una battaglia aspra e terribile, condotta contro il tempo e nell’ambito di una devastante guerra civile: una guerra nella guerra che lo coinvolse totalmente, come Presidente, come padre, marito e come uomo.
“Noi siamo balenieri”, dice Lincoln, citando uno dei maggiori romanzi americani, “Moby-Dick” che narra di una missione senza scampo, che non si può abbandonare nemmeno di fronte alle richieste più razionali (qui neppure davanti all’ipotesi della fine immediata di un conflitto che ha già versato una quantità spaventosa di sangue).
Film serio, asciutto, scabro, ricco di tensione emotiva, con un Daniel Day-Lewis strepitoso nei panni del presidente. Lincoln vuole salvare l’unione, eliminare la schiavitù e non imporre una pace punitiva al Sud sconfitto. Questo gli costerà la vita.

Daniel Day-Lewis: Abraham Lincoln
Sally Field: Mary Todd Lincoln
Tommy Lee Jones: Thaddeus Stevens
Joseph Gordon-Levitt: Robert Todd Lincoln
David Strathairn: William H. Seward
Hal Holbrook: Francis Preston Blair
James Spader: William N. Bilbo
John Hawkes: Robert Latham
Jackie Earle Haley: Alexander Stephens

Di altissimo livello il cast. Su tutti, Tommy Lee Jones nel ruolo del leader repubblicano Thaddeus Stevens, sostenitore dei diritti della minoranza nera, capace di insulti e provocazioni senza limiti, ma anche Sally Field, moglie del presidente, madre che ha già perso un figlio e non vuole perderne un altro in guerra. Una guerra descritta in tutto il suo orrore senza concessione alcuna allo spettacolo.
La vera protagonista è la Politica, quella seria, complicata, machiavellica, cruda e lontanissima dalle sciocchezze del presente; la Politica che esige preparazione, rigore, cultura, una buona dose di realpolitik, di esercizio del compromesso purché un fine superiore possa essere raggiunto.
Lincoln partiva da posizioni di esclusiva salvaguardia dell’Unione come testimonia una lettera del 1862 ad Horace Greeley: « Io salverei l’Unione. La salverei nella maniera più rapida al cospetto della Costituzione degli Stati Uniti. Prima potrà essere ripristinata l’autorità nazionale, più simile sarà l’Unione “all’Unione che fu”. Se ci fosse chi non desidera salvare l’Unione, a meno di non potere allo stesso tempo salvare la schiavitù, io non sarei d’accordo con costoro. Se ci fosse chi non desidera salvare l’Unione a meno di non poter al tempo stesso sconfiggere la schiavitù, io non sarei d’accordo con costoro. Il mio obiettivo supremo in questa battaglia è di salvare l’Unione, e non se porre fine o salvare la schiavitù. Se potessi salvare l’Unione senza liberare nessuno schiavo, io lo farei; e se potessi salvarla liberando tutti gli schiavi, io lo farei; e se potessi salvarla liberando alcuni e lasciandone altri soli, io lo farei anche in questo caso. Quello che faccio al riguardo della schiavitù e della razza di colore, lo faccio perché credo che aiuti a salvare l’Unione; e ciò che evito di fare, lo evito perché non credo possa aiutare a salvare l’Unione. Dovrò fermarmi ogni volta che crederò di star facendo qualcosa che rechi danno alla causa, e dovrò impegnarmi di più ogni volta che crederò che fare di più rechi giovamento alla causa. Dovrò provare a correggere gli errori quando dimostreranno d’essere errori; e dovrò adottare nuove vedute non appena mostreranno di essere vedute corrette »
Poco prima della fine della guerra si batterà con tutti i mezzi leciti e meno ortodossi pur di far passare il XIII emendamento che porrà per sempre fine alla “peculiare” istituzione”, offrendo una visione davvero alta della politica attiva, spietata, cinica ma vera e utile. Un film da proporre a quanti pensano alla politica come improvvisazione, mancanza di cultura, scarso talento e buone intenzioni nella migliore delle ipotesi. Di buone intenzioni è lastricata la strada per l’inferno.

J.V.Scritto il23 novembre 2018CategorieCinemaTag13° emendamento,Moby Dick,Realpolitik,Schiavitù,Unione1 commentosu Lincoln di Steven Spielberg

Che la festa cominci

Che la festa cominci

Che la festa cominci è un film di Bertrand Tavernier del 1974, tratto da “La file du Régent” di Alexander Dumas. Musiche del Reggente Philippe d’Orléans. Il tramonto del Sole-Reggente di Francia (valore estetico libertino) viene contrapposto all’ascesa del Gelo-Dubois (Razionalità-Politica-Modernità). Il senso di un’epoca viene magistralmente reso grazie alla fusione tra la microstoria del marchese di Pontcallec e la grande Storia della guerra dell’Alberoni. Tavernier traccia con grande efficacia la strada che porterà all’Ottantanove.
Film di rare bellezza ed intelligenza con attori giganteschi, musiche tristissime… la fine di un’epoca e l’inizio di una modernità che dovrebbe, in teoria, essere migliore dell’antico regime. Si resta affascinati ed inquietati e una domanda ronza nella testa: un tempo esistevano le disuguaglianze armoniose ( tutti sapevano di essere diversi e il mondo era meno ipocrita), dopo l’Ottantanove ci saranno le uguaglianze disarmoniche… una vera uguaglianza o le riflessioni di Tocqueville colgono nel segno? In ogni caso un capolavoro di bellezza visiva e una profonda riflessione sul senso dell’esistenza e della Storia.

J.V.Scritto il21 novembre 2018CategorieCinemaTagAntico Regime,Bretagna,Razionalità,UguaglianzaLascia un commentosu Che la festa cominci

Il mestiere delle armi

Il mestiere delle armi

Il mestiere delle armi

Il mestiere delle armi è un film del 2001 diretto da Ermanno Olmi.

Interpreti e personaggi
* Hristo Jivkov: Giovanni delle Bande Nere
* Desislava Tenekedjieva: Maria Salviati
* Sandra Ceccarelli: Nobildonna di Mantova
* Sasa Vulicevic: Pietro Aretino
* Sergio Grammatico: Federico II Gonzaga
* Dimitar Ratchkov: Lucantonio Cuppano
* Aldo Toscano: Aloisio Gonzaga
* Fabio Giubbani: Matteo Cusastro
* Franco Palmieri: Paolo Giovio
* Omero Antonutti: Narratore

Autunno 1526: ultimi giorni di vita del condottiero Giovanni delle Bande Nere, Ludovico di Giovanni De’ Medici, un soldato di ventura al servizio del Papa. Discesa dei lanzichenecchi di Georg von Frundsberg, armata imperiale di Carlo V decisa a punire il Papa Clemente VII, colpevole di aver aderito alla Lega di Cognac contro l’imperatore. Guerriglia di Giovanni, inferiore per forza militare, allo scopo di ritardare la marcia degli imperiali. Frundsberg porta con sé un cappio d’oro “per impiccare Sua Santità”. Federico Gonzaga, marchese di Mantova, agevola gli imperiali e il duca di Ferrara Alfonso I d’Este dona a Frundsberg quattro pezzi di artiglieria (falconetti) in grado di perforare qualsiasi tipo d’armatura. A Governolo Giovanni riesce ad attaccare ugualmente. Ferito dalle armi da fuoco, subisce l’amputazione della gamba e poi muore di sepsi il 30 novembre 1526. I lanzi hanno via libera. Il 6 maggio 1527 Roma viene messa orribilmente a sacco sotto gli occhi di Clemente VII chiuso in Castel Sant’Angelo.
« Tutte le cose sacre, i sacramenti e le reliquie de’ santi, delle quali erano piene tutte le chiese, spogliate de’ loro ornamenti, erano gittate per terra; aggiugnendovi la barbarie tedesca infiniti vilipendi. E quello che avanzò alla preda de’ soldati (che furno le cose più vili) tolseno poi i villani de’ Colonnesi, che venneno dentro. Pure il cardinale Colonna, che arrivò (credo) il dí seguente, salvò molte donne fuggite in casa sua. Ed era fama che, tra denari, oro, argento e gioie, fusse asceso il sacco a più di uno milione di ducati, ma che di taglie avessino cavata ancora quantità molto maggiore. »
(Francesco Guicciardini, Storia d’Italia, 18,8)
Freddo, fame, sporcizia, sangue, irruzione delle armi da fuoco. Compassione, comprensione, dolore, morte. Giovanni va incontro al suo destino perché “le azioni anche se sono prive di effetto non per questo risultano prive di significato”. Ormai è il denaro che fa la guerra. Emergono gli Stati nazionali e la loro burocrazia, finisce l’idea universalistica. Di fronte alla morte Giovanni, consapevole della fine sua personale e del suo mondo dice soltanto «Vogliatemi bene quando non ci sarò più».
Film rigoroso, filologico, secco, triste, buio… non vi è luce divina sulla terra… solo freddo e nebbia, fatica e dolore. Meditazione sulla Storia, sulla Guerra, sulla Morte. Volutamente lento come la nostra sofferenza, intelligente, profondo, ricco di umana compassione.
In memoria del grande Maestro e grande uomo Ermanno Olmi.
«Vogliatemi bene quando non ci sarò più»… Appunto!

J.V.Scritto il18 novembre 2018CategorieCinemaTagFrundsberg,Giovanni dalle bande nere,guerra,morte,StoriaLascia un commentosu Il mestiere delle armi

Cyrano de Bergerac

Cyrano de Bergerac

Cyrano de Bergerac è un film del 1990 diretto da Jean-Paul Rappeneau, tratto dall’opera omonima di Edmond Rostand.

Presentato in concorso al 43º Festival di Cannes, valse a Gérard Depardieu il premio per la migliore interpretazione maschile. Fu candidato all’Oscar al miglior film straniero. * Gérard Depardieu: Cyrano de Bergerac* Anne Brochet: Roxane* Vincent Perez: Cristiano de Neuvillette* Jacques Weber: Conte De Guiche* Roland Bertin: Ragueneau* Philippe Morier Genoud: Le Bret* Josiane Stoleru: La Duegna* Pierre Maguelon: Carbon De Castel-Jaloux* Madeleine Marion: Madre Superiora* Gabriel Monnet: Montfleury* Philippe Volter: Visconte di Valvert “Lontan da questo mondo cupo, plebeo, bugiardo,esisterà un paese per cuori di riguardo.Lontan da questo mondo amaro e senza amoreesisterà un paese per l’altro nostro cuore.” “Rossana, addio. Vado a morire…”“Avverrà domani, beneamata. Ho il cuore ancora pieno d’anima inappagata, e muoio, e mai più, mai i miei occhi assetati, i miei sguardi che voi invano dissetavate, carezzeranno al vol i gesti che voi fate. Ne rivedo uno che vi è molto familiare: quel toccarvi la fronte, e io vorrei gridare e grido addio, mia cara mia carissima, mio tesoro mio amore. Il cuore mio giammai vi abbandonò un secondo, e io sono e vi sarò, fino nell’altro mondo, colui il quale vi amò immensamente, chi…”Cyrano de Bergerac (E. Rostand) dal copione del film (testo tradotto e adattato dal grandissimo Oreste Lionello):Rossana, addio, la morte è imminente, sarà credo per questa sera, o mio ben prediletto! Greve ho l’anima ancora di un amor non mai detto, e muoio! E mai più queste pupille inebriate, queste pupille che maggior piacer non sanno i vostri gesti a volo mai più non bacerannoor io rivedo il piccolo gesto familiare della man sulla fronte e vi vorrei gridare… e vi grido “addio!” Mia cara, mia prediletta, mio tesor, cuor mio! L’anima mia giammai non vi lasciò un secondo ed io sono e sarò, fino nell’altro mondo, colui che sopra tutti vi amò senza misura, colui…. Film notevole tratto da un’opera di rara intelligenza e finezza. Un inno all’amore vero, appassionato, silente e disinteressato. Magistrale interpretazione di Depardieu… Con un testo del genere! Consigliato a tutti i giovani e a coloro che conservano, anche da anziani, l’età dell’innocenza. Scenografia, costumi e fotografia, hanno fatto sì che Cyrano de Bergerac sia riuscito un film di successo.(Mario Verdone, La Rivista del Cinematografo)La versalità del regista, la perfetta collaborazione di un’equipe formidabile hanno creato un film affascinante. (Mirella Poggialini, L’Avvenire)Cyrano de Bergerac è una delle commedie più intelligenti, godibili e toccanti che si possano vedere, nonostante o per il suo concentrato di virtù e di vizi francesi. (Irene Bignardi, la Repubblica)Rappenau ne ha fatto, al costo di venti miliardi, un film scattante e vigoroso, benchè accademico. Sostenuto da un sontuoso apparato figurativo e ricco di scene spettacolari. Depardieu ne ha dato una interpretazione memorabile. (Morando Morandini, Il Giorno)Rappeneau si è incaricato di dar forma cinematografica a questo testo: riuscendo a costruire uno spettacolo fra il monumentale, il tenero, il fastoso che, con uno straordinario Depardieu al centro, capace di gridare e di piangere con eguale convinzione, riesce, con indubbi meriti, a suscitare molto interesse. (Gian Luigi Rondi, Il Tempo)Cyrano è nel suo protagonista, perchè la scelta dell’interprete dal corpo atletico e dal vizio mobilissimo s’armonizza al virtuosismo del linguaggio, alle sue prodezze verbali. (Alfio Cantelli, Il Giornale)Rappeneau ha firmato un’opera in cui si realizza una sintesi gradevolissima di parola e immagine. (Giovanni Grazzini, Il Messaggero) Da leggere d’un fiato Rostand, da vedere il film… Ricordando sempre che il contrario di romantico non è neoclassico ma… ImbecilleJ.V.Scritto il17 novembre 2018CategorieCinemaTagamore,Poesia,Rappeneau,Rostand1 commentosu Cyrano de Bergerac

Il colonnello Redl

Il colonnello Redl

Il colonnello Redl è un film del 1985 diretto dal regista ungherese István Szabó, interpretato da Klaus Maria Brandauer.  Premio della giuria al 38º Festival di Cannes.

Impero asburgico, finis Austriae, ascesa e caduta
del colonnello Alfred Redl, personaggio realmente esistito,  capo dei servizi segreti austro-ungarici. Omosessuale  ricattato dai russi, costretto al suicidio.

Klaus Maria Brandauer: Il colonnello Alfred Redl
Jan Niklas: Il barone Kristóf von Kubinyi
Armin Mueller-Stahl: L’arciduca Franz Ferdinand
Gudrun Landgrebe: Katalin von Kubinyi
László Mensáros: Il colonnello Ruzitska
András Bálint: Il capitano Gustav Sonnenschein
Hans Christian Blech: Il maggior generale von Roden
László Gálffi: Alfredo Velocchio
Dorottya Udvaros: Clarissa

Redl è la metafora dell’Impero, Belle Époque,  champagne, duelli, orge nel bordello degli ufficiali, valzer di Strauss e corti marziali mentre incombe la catastrofe: la Grande Guerra che tutto spazzerà via. Kristòf alter ego di Redl, intrighi di corte, onore e senso di morte, antisemitismo e irredentismo, questione magiara e cinismo sventurato di Francesco Ferdinando.
Attenta riflessione sulla degenerazione dei valori all’interno dell’impero asburgico. Autodistruzione. Colpo di pistola di Gavrilo Princip e inizio dell’inferno… marcia di Radetzky.

Impossibilità per l’individuo di salvarsi dai disastro. Il nostro Erlebnis specchio della Tragedia della grande Storia. Visto molti anni fa al cineclub Lumière del mio amico Enrico Giannubilo alla presenza di Szabò.

J.V.Scritto il16 novembre 2018CategorieCinemaTagBelle Epoque,Grande Guerra,Impero asburgico,Irredentismo,Servizi segreti2 commentisu Il colonnello RedlI Miserabili di Jean Valjean

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