La prima notte di quiete


Perché la morte è la prima notte di quiete?” domanda Spider.
“Perché finalmente si dorme senza sogni” risponde Dominici.

La prima notte di quiete è un film del 1972 diretto da Valerio Zurlini.

* Alain Delon: Daniele Dominici
* Sonia Petrova: Vanina Abati
* Giancarlo Giannini: dott. Giorgio Mosca,
* Lea Massari: Monica, compagna di Dominici
* Adalberto Maria Merli: Gerardo Pavani
* Salvo Randone: il preside
* Alida Valli: Marcella Abati
* Renato Salvatori: Marcello
* Nicoletta Rizzi: Elvira
* Fabrizio Moroni: Fabrizio Romani
* Patrizia Adiutori: Valeria
* Olga Bisera
* Sandro Moretti
* Krista Nell
* Liana Del Balzo: madre di Daniele

Film culto, inizialmente deriso dalla critica e oggi celebrato come autentico gioiello. Sempre amato dal pubblico.
Rimini invernale affascinante, intellettuale poeta-professore fin de race disincantato e privo di interesse apparente per la vita (Alain Delon con maglione verde e cappotto di cammello), ragazza affascinante e bellissima (una stupenda e tristissima Sonia Petrova) vittima di una madre corrotta (una irriconoscibile Alida Valli, un tempo meravigliosa, in edizione megera) e di un fidanzato tanto ricco quanto malvagio (Adalberto Maria Merli in versione delinquentello di provincia), un giovane medico tanto cinico in apparenza quando colto e delicato nella sostanza (un già talentuoso Giancarlo Giannini), un preside di liceo fascista e nostalgico (il monumento Salvo Randone), una donna disperata e delusa (Lea Massari), altri vitelloni ( Renato Salvatori su tutti)… sassofono straziante, nebbia, pioggia, gauloises, citazioni colte a stecca (Dante, Monsignor Dellacasa, Piero Della Francesca, Shakespeare tra gli altri), il mistero del titolo (poesia di Goethe?), redenzione grazie all’amore che supera ogni ostacolo, morte improvvisa a causa del senso di colpa… su tutto domina la nostalgia (del passato, di ciò che avrebbe potuto essere e non è stato, di vite gettate via, di eroi di guerra morti a El-Alamein, di un mondo più ordinato e colto).
Chi è nato negli anni cinquanta ha visto questo film decine di volte senza stancarsi perché ha fatto parte della nostra vita, è la nostra vita, le aspirazioni deluse, il bisogno di amare ed essere amati, l’ansia di libertà attraverso la cultura, la volontà di non cadere prigionieri della noia esistenziale scandita dalla provincia (Rimini è la condizione metaforica della immensa provincia che alberga dentro di noi anche a Londra o Parigi). Quel cappotto di cammello e quel maglione (appartenevano in realtà al regista) di Delon sono stati l’armatura di una generazione maschile così come le ragazze si sono identificate nella triste e affascinante Sonia Petrova (ballerina classica scovata a Londra da Giannini).
La risposta di Daniele alla domanda di Spider è la risposta di Socrate (come lo tramanda Platone) “Se [la morte] è un precipitare nel nulla e un cessare di ogni sensazione, quasi come un sonno in cui nulla si vede, neppure il sogno, gran guadagno allora è la morte. Se si considera infatti una di quelle notti in cui si è dormito profondamente senza nulla vedere, neanche lo stesso sogno, e si raffronta alle altre notti e giorni della propria vita e si dovesse decidere, dopo aver riflettuto, per stabilire quante notti e giorni si sono vissuti meglio e più dolcemente di quella, immagino che non solo l’uomo comune, ma lo stesso grande Re in persona, troverebbe queste ben poco numerose rispetto alle altre. Se tale dunque è la morte, gran guadagno essa è, perché allora l’infinito tempo è una sola e unica  notte”.

J.V.

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