Il mondo come volontà e rappresentazione

Il mondo come volontà e rappresentazione

Die Welt als Wille und Vorsellung, capolavoro di Arthur Schopenhauer, è presente in tre edizioni, 1818/19, 1844 e 1859. La terza è la più ampia. Metafisica pessimistica e volontaristica della vita. Forte influenza delle Upanisad orientali, Platone, Kant e Hume. Esperienza umana legata alla coscienza. Il mondo, nella sua essenza, è Volontà e al tempo stesso rappresentazione. Libro I: facoltà conoscitiva e suoi limiti. Libro II: Metafisica della Natura. Libro III: Metafisica del Bello. Libro IV: Metafisica dei costumi. Il primo e il terzo scandagliano il mondo come rappresentazione, il secondo è il quarto come volontà. L’intero mondo oggettuale dipende dal soggetto conoscente, una dipendenza conforme a leggi. Il principio di ragione sufficiente formula le leggi a priori (spazio, tempo, causalità). Le manifestazioni individualizzate della cosa in sé sono soggette a queste leggi.

«La vera filosofia deve in ogni caso essere idealista: anzi deve esserlo, se vuole semplicemente essere onesta. Perché niente è più certo, che nessuno può mai uscire da se stesso, per identificarsi immediatamente con le cose distinte da lui: bensì tutto ciò che egli conosce con sicurezza, cioè immediatamente, si trova dentro la sua coscienza. […] Solo la coscienza è data immediatamente, perciò il fondamento della filosofia è limitato ai fatti della coscienza: ossia essa è essenzialmente idealistica.»

Il corpo del singolo soggetto pensante non è soltanto rappresentazione tra oggetti ma noumenicamente volontà. La volontà individuale, da non confondere con la volontà metafisica, è per noi la cosa in sé nella sua apparenza più chiara.

«Ad eccezione dell’uomo, nessun essere si meraviglia della propria esistenza… La meraviglia filosofica … è viceversa condizionata da un più elevato sviluppo dell’intelligenza individuale: tale condizione però non è certamente l’unica, ma è invece la cognizione della morte, insieme con la vista del dolore e della miseria della vita, che ha senza dubbio dato l’impulso più forte alla riflessione filosofica e alle spiegazioni metafisiche del mondo. Se la nostra vita fosse senza fine e senza dolore, a nessuno forse verrebbe in mente di domandarsi perché il mondo esista e perché sia fatto proprio così, ma tutto ciò sarebbe ovvio.»

L’intelletto umano è funzione della volontà, dipendente da bisogni e, in modo particolare, dal bisogno di esistere. La volontà irrazionale condiziona qualsiasi razionalità. L’organo sessuale è lo strumento della volontà ed è contrapposto al cervello. Dal momento che la volontà non conosce tregua la sofferenza umana è infinita.

“La vita di ciascuno trascorre tutta tra il volere e l’ottenere.

Il desiderio per sua natura è dolore, la soddisfazione genera ben presto saturazione: la meta era solo apparente.

Il possesso toglie ogni interesse: il desiderio, il bisogno ricompare sotto nuova forma; dove non succede, subentrano lo squallore, il vuoto, la noia, che da combattere sono altrettanto tormentosi come il bisogno.”

Arte, la musica soprattutto, sono un momentaneo sollievo dal dolore del mondo. La redenzione può avvenire col passaggio dall’egoismo individualistico alla compassione (Mitleid). Si giunge al Nirvana soltanto attraverso la totale soppressione della volontà.

“C’è solo un errore innato, ed è quello di credere che noi esistiamo per essere felici. Esso è in noi innato perché coincide con la nostra stessa esistenza, e tutto il nostro essere altro non è che la sua parafrasi, e anzi il nostro corpo è il suo monogramma: se altro non siamo che volontà di vivere, la successiva soddisfazione di ogni nostro volere è poi ciò che si pensa col concetto di felicità.”

Opera assai fortunata e non soltanto in ambito strettamente filosofico. Influenza Nietzsche e Bergson, Wagner e Tolstoj, Mann e Gehlen, Freud e Jung, sino ad Horkheimer.

J.V.

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