Dante, Paradiso. Caratteri generali
Dante, Paradiso. Caratteri generali
“La gloria di colui che tutto move/per l’universo penetra, e risplende/ in una parte più e meno altrove”
Essenza mistica. Raptus di Paolo. Sacralità poetica. Luce e armonia. Moto ascensionale. Processo mistico-ascetico. Contemplazione e sovraumanizzazione. Esaltazione interiore e coscienza della superata situazione di peccato. Tensione verso l’alto. Beatrice maestra materna. Grandiosa lezione sull’universo. Metafisica e teologia cristiana. Il finito coincide con l’infinito e il contingente con l’assoluto. Ascesa conoscitiva. Estasiata dolcezza nell’incontro con le anime che si muovono verso Dante avvolte da luminosità sempre più intensa. Il diafano candore del cielo lunare si intensifica in luminosità nel cielo di Mercurio e avvolge completamente le anime nel cielo di Venere. Analogia psicologica tra cieli e scienze. Appagamento delle anime ma beatitudine gradualmente sempre maggiore. Angeli, Arcangeli, Principati governano i primi tre cieli. Piccarda, Carlo Martello, Giustiniano e il progressivo distacco dal mondo. Costanza, Romeo, Raab figure suggestivamente silenziose. Romeo/Dante “Quattro figlie ebbe, e ciascuna reina, /Ramondo Beringhiere, e ciò li fece Romeo, persona umìle e peregrina./ E poi il mosser le parole biece a dimandar ragione a questo giusto, /che li assegnò sette e cinque per diece, indi partissi povero e vetusto; /e se ’l mondo sapesse il cor ch’elli ebbe mendicando sua vita a frusto a frusto, /assai lo loda, e più lo loderebbe». Destino doloroso di Dante annunciato da Cacciaguida. Danza in tondo dei sapienti nel cielo di Marte. Canto e movimento. Parole incomprensibili a Dante ma allusive alla resurrezione di Cristo vittorioso sulla morte. Danza in tondo dei sapienti, moto rettilineo dei martiri entro le linee della croce, moto collettivo delle anime disposte a forma d’aquila. Rivelazione dell’ordine e della perfezione, della gioia e della bellezza del Paradiso. Esaltante rapimento del Pellegrino/Dante. Movimento generato dall’incessante slancio amoroso. Tommaso personaggio dominante del cielo del Sole. Tommaso invita alla cautela nella ricerca della verità e ricorda che la dottrina deve essere rivolta alla comprensione della volontà di Dio. Bonaventura suo controcanto ed esaltazione di Francesco e Domenico, principi della Fede. Parole di Salomone sulla beatitudine e sulla dottrina come prudenza. Solennità, distacco, linguaggio estatico, stupore del Pellegrino. Poi silenzio rotto da un grido che opprime Dante per lo stupore. Ottavo cielo e visione della sostanza di Cristo, trasparente dentro la viva luce di un sole. Rapimento estatico. Condizione contemplativa interrotta dal triplice esame sulle virtù teologali di tipo scolastico-cavalleresco. Ora Dante può essere ammesso alle più alte visioni. Pietro lo benedice e lo corona. Bernardo lo accompagna verso Dio e Dante si appresta a vivere il momento più difficile, annichilante e trasumanante, dell’avventura. Dio gli appare prima come “forma universal” del creato, poi come triplice cerchio di “tre colori e d’una contenenza”, poi nel mistero della duplice natura di Cristo. Dante non può intendere con le sue forze questo mistero. Illuminazione, rapimento, beatitudine “… la mia mente fu percossa/da un fulgore in che sua voglia venne./A l’alta fantasia qui mancò possa;/ma già volgeva il mio disio e’l velle,/sì come rota ch’igualmente è mossa,/l’amor che move il sole e l’altre stelle“.
“Nel Paradiso lo spirito già libero di grado in grado s’india; le differenze qualitative si risolvono, e tutte le forme svaporano nella semplicità della luce, nella incolorata melodia musicale, nel puro pensiero. Quel regno della pace che tutti cercavano, quel regno di Dio, quel regno della filosofia, quel «di là», tormento e amore di tanti spiriti, è qui realizzato. Il concetto della nuova civiltà, di cui avevi qua e là oscuri e sparsi vestigi, è qui compreso in una immensa unità, che rinchiude nel suo seno tutto lo scibile, tutta la coltura e tutta la storia. E chi costruisce così vasta mole, ci mette la serietà dell’artista, del poeta del filosofo e del cristiano. Consapevole della sua elevatezza morale e della sua potenza intellettuale, gli stanno innanzi, acuti stimoli all’opera, la patria, la posterità, l’adempimento di quella sacra missione che Dio affida all’ingegno, acuti stimoli, ne’ quali sono purificati altri motivi meno nobili, l’amor della parte, la vendetta, le passioni dell’esule: ci è là dentro nella sua sincerità tutto l’uomo, ci è quel d’Adamo e ci è quel di Dio. A poco a poco quel mondo della fantasia diviene parte del suo essere, il suo compagno fino agli ultimi giorni, e vi gitta, come nel libro della memoria, l’eco de’ suoi dolori, delle sue speranze e delle sue maledizioni. Nato a immagine del mondo che gli era intorno, simbolico, mistico e scolastico, quel mondo si trasforma e si colora e s’impolpa della sua sostanza, e diviene il suo figlio, il suo ritratto. La sua mente sdegna la superficie, guarda nell’intimo midollo, e la sua fantasia ripugna all’astratto, a tutto dà forma. Onde nasce quella intuizione chiara e profonda che è il carattere del suo genio. E non solo l’oggetto gli si presenta con la sua forma, ma con le sue impressioni e i suoi sentimenti. E n’esce una forma, che è insieme immagine e sentimento, immagine calda e viva, sotto alla quale vedi il colore del sangue, il movere della passione. E con l’immagine tutto è detto, e non vi s’indugia e non la sviluppa, e corre lievemente di cosa in cosa, e sdegna gli accessorii. A conseguire l’effetto spesso gli basta una sola parola comprensiva, che ti offre un gruppo d’immagini e di sentimenti, e spesso, mentre la parola dipinge, non fosse altro, con la sua giacitura, l’armonia del verso ne esprime il sentimento. Tutto è succo, tutto è cose, cose intere nella loro vivente unità, non decomposte dalla riflessione e dall’analisi. Per dirla con Dante, il suo mondo è un volume non squadernato. È un mondo pensoso, ritirato in sè, poco comunicativo, come fronte annuvolata da pensiero in travaglio. In quelle profondità scavano i secoli, e vi trovano sempre nuove ispirazioni e nuovi pensieri. Là vive involto ancora e nodoso e pregno di misteri quel mondo, che sottoposto all’analisi, umanizzato e realizzato, si chiama oggi letteratura moderna”.(Francesco De Santis)
Che dire? Posso soltanto scegliere il silenzio per insufficienza manifesta di fronte a tale bellezza. Eliot, uno dei più fini lettori del Paradiso, sostiene che Dante è poeta “semplice”. Ha ragione: è la essenziale, candida, perfetta semplicità di Dante a sconvolgerci e farci scegliere il silenzio ed accettare la morte. Se è morto lui possiamo serenamente andarcene anche noi.
J.V.