Ancora qualche breve nota sul pettegolezzo.

Ancora qualche breve nota sul pettegolezzo.

“Quello che gli uomini fanno più fatica a perdonarti è il male che hanno detto di te.”(André Maurois)

Acclarato empiricamente. Legge ferrea. Assioma tremendo e rigoroso. In genere il pettegolo è anche adulatore perché dice alle spalle ciò che non vuole dire in faccia e dice in faccia ciò che non vuol dire alle spalle. Unica risposta possibile al pettegolezzo è quella del grande fiorentino “Vien dietro a me, e lascia dir le genti: sta come torre ferma, che non crolla già mai la cima per soffiar di venti.” In genere la lingua lunga appartiene ad una testa vuota ed esordisce immancabilmente con “mi spiace dover dire…” e poi dice. Il pettegolezzo è uno spionaggio volontario e quindi dobbiamo avere la consapevolezza di essere circondati da spie. È un rito collettivo alimentato dal cattivo giornalismo, soddisfa il voyeurismo latente in ciascuno di noi, possiede il potere della seduzione, tipico del Maligno. Si accompagna all’Invidia e alla Noia e in fin dei conti quando parliamo male di un altro… parliamo di noi stessi, della nostra infelicità. I veri professionisti di tale nefasto esercizio raccontano gli eventi prima ancora che accadano, li anticipano. Inoltre offrono la loro comprensione alla vittima per acquisire ulteriori e preziosi particolari. Il principe degli idioti in genere riesce a spettegolare nel corso di una cena a forte tasso alcolico, garanzia di ritorsioni contro la propria persona perché chi dice male degli altri udrà parlare di sé sempre peggio.

Concludo auspicando che il filo sottile che lega i pettegoli sia loro utile per strozzarsi collettivamente. “Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi.” (Parole d’addio di Cesare Pavese, riportate sul frontespizio di una copia dei Dialoghi con Leucò, ritrovata sul tavolino accanto al suo corpo senza vita)

J.V.

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