Aiutare… ovvero come vivere meglio

Aiutare… ovvero come vivere meglio

“Se io potrò impedirea un cuore di spezzarsi non avrò vissuto invano Se allevierò il dolore di una vita o guarirò una pena o aiuterò un pettirosso caduto a rientrare nel nido non avrò vissuto invano”(Emily Dickinson)

Dal latino ad – juvare, giovare, porgere soccorso. La domanda chiave dell’esistenza è “Sono riuscito, nel corso della mia vita, ad aiutare veramente qualcuno?… Davvero sono stato in grado di amare e di aiutare?” La partita si gioca con questa semplice domanda e non sono ammesse false risposte. Siamo da soli con noi stessi e non possiamo fingere. Abbiamo vissuto degnamente la nostra vita? Chi ha tratto veramente giovamento dalla nostra presenza o dalle nostre azioni? Quando ci hanno chiesto aiuto come ci siamo comportati? Elias Canetti scrive che ciò che dimentichiamo viene a chiedere aiuto nei sogni. Penso sia vero perché sogno spesso i miei genitori. Sono silenziosi ma so che devo aver trascurato qualcosa, non li ho aiutati veramente sino in fondo. Loro sono silenziosi come sanno esserlo i genitori, non rimproverano, non vogliono nulla… ritornano nei sogni e ti rammentano il passato, indicano la strada, una strada. Loro mi hanno sempre aiutato e continuano. Io? Affiorano dubbi e incertezze. So bene che “Chi salva una vita salva il mondo intero” come dice il Talmud di Babilonia e mi chiedo se ci sono riuscito. Ho provato molto dolore ma sono riuscito a lenire il dolore di un altro? Ciò che esiste di buono in noi lo dobbiamo ad altri, a chi ci ama, a volte ai nemici stessi che involontariamente ci aiutano a divenire migliori. Sono consapevole che l’amore è tutto ciò che abbiamo e soltanto così possiamo prestare aiuto senza aspettarci gratitudine perché aiutare in silenzio significa davvero avvicinarsi a Dio. Il nostro valore, il vero significato esistenziale consiste in questo. I grandi uomini innalzano al loro livello chi è posto più in basso e tentano di non far del male a nessuno, aiutare senza essere invadenti, agire con leggerezza e delicata comprensione, senza offrire inutili e non richiesti consigli ma silenzioso e concreto aiuto. A volte dobbiamo consentire all’altro di permetterci di aiutarlo, non essere pesanti ma presenti e chiari sul punto decisivo “Tu… sei necessario, ricordalo”.

Essere benestanti e saggi come il Conte di Montecristo offre due enormi vantaggi: i mezzi materiali aiutano parecchio e non trasformano in ossessione la nostra volontà di far bene. Occorrono tempo, ricchezza e silenzio. Il Conte di Montecristo rappresenta un buon esempio, quasi come Jean Valjean. Entrambi però sanno bene, grazie alle sofferenze patite, che alcuni, a causa di uno sconfinato amor proprio, non si lasciano aiutare. Sanno che alcuni preferiscono il lamento all’aiuto e infine sanno che i più sciagurati scaricano le colpe sugli altri. Questi ultimi difficilmente potranno essere aiutati, sono anime nere destinate alla dannazione a causa della loro grettezza, del cinismo ipocrita che li accompagna ovunque. Non meritano il nostro aiuto. Javert, Danglars, Mondego, Villefort non meritano il nostro aiuto. Sono tipologie umane costanti. Li vedo ogni giorno in televisione, sui social, per la strada. Javert continua imperterrito la sua opera forcaiola e senza pietà, con livore e rabbia, volontà di far male agli altri in nome della (sua) legge. Gli invidiosi Danglars e Mondego sono sempre in televisione a spargere veleno e propalare menzogne con sorrisi da iena. Villefort, forse il peggiore, perché il più potente, malgrado sia stato scoperto, non si arrende e continua a giudicare, sentenziare, arrestare, impiccare, operare tutto il male possibile. Se prestate un po’ di attenzione li potete vedere anche voi.

“Doveva essere orribile per un uomo levare gli occhi al cielo mentre moriva assiderato, e non scorgere né aiuto né pietà in tutta quella moltitudine scintillante.”(Charles Dickens, Grandi speranze)

Molti anni fa chiesi a Dio il diritto di aiutare qualcuno… Prima o poi gli chiederò se ci sono riuscito.

J.V.

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