Agostino

Utilità del peccato. Agostino giovane peccatore seriale. Studente svogliato, amicizie equivoche, frequenti relazioni pericolose. Scrive intanto opere teatrali, legge ciò che vuole, si forma una solida cultura. Diviene professore universitario di retorica prima a Cartagine poi a Roma e Milano. Convive con una concubina che ama teneramente e dalla quale ha un figlio. Inizia il tormento. Sua madre Monica, oggi nota come Santa Monica, lo spinge a sposare una donna del suo rango.

Agostino a malincuore lascia la concubina e cerca una moglie, impresa complicata perché il giovane è incostante e tendente al libertinaggio. Poi giunge, improvvisa, a 33 anni, la conversione. Si fa battezzare, abbandona la brillante posizione che ha conseguito a Milano, torna in Africa e fonda un convento laico dove si studia filosofia. La serenità desiderata non arriva. Gli viene offerto il posto di Vescovo ausiliario di Ippona. Accetta con riluttanza. Ora deve lavorare sodo per amministrare anime e terreni della Chiesa. Studia, pensa, scrive le opere più importanti, interviene negli infuocati dibattito filosofico-teologici del tempo. Si ammala gravemente e si spegne nel 430 ormai lontano dal mondo che aveva amato in gioventù. Negli ultimi anni ripudia tutto il suo passato. In realtà proprio la vita da peccatore gli consente di comprendere le debolezze umane, di mettere se stesso al centro della riflessione, e scrivere “mi ero trasformato nella domanda di me stesso”. Ed ecco le Confessioni, dove il filosofo giunge alla conclusione fondamentale “non uscire da te, ritorna in te stesso; poiché la verità abita nell’interiorità dell’uomo “. Si apre una nuova stagione filosofica: l’interiorità. L’uomo vive nell’errore, nell’inquietudine. “Tu ci hai creati volti verso di Te, e il nostro cuore è inquieto, finché non trovi pace in Te”.

Interpreta il proprio tempo, il mondo tardo antico, un mondo sull’orlo della catastrofe e nel quale gli uomini cercano disperatamente la salvezza nel divino. Agostino parte da posizioni eclettiche alla Cicerone, passa al manicheismo, allo scetticismo e infine al neoplatonismo e quindi ad un passo dal pensiero cristiano, dove l’uomo è in rapporto totale con Dio. Agostino diviene così il più importante pensatore cristiano del mondo occidentale. Vuole conoscere Dio e l’anima, soltanto questo. Il peccato segna l’uomo sin dalla nascita come scrive San Paolo; l’uomo è creato come essere buono ma il peccato di Adamo lo macchia inesorabilmente. Il destino umano è così segnato dal peccato. Per il pensiero greco socratico l’uomo nasce buono e deve soltanto prendere coscienza della propria bontà originaria; per Agostino esiste l’ostacolo del peccato originale. L’uomo non ha libertà, nasce segnato dalla colpa originaria. Nasce il concetto di Predestinazione, fondamentale per comprendere la storia occidentale. Nel suo imperscrutabile giudizio, Dio salva e condanna chi vuole. Dio ha libertà assoluta anche se ciò non è comprensibile dalla mente umana. Dio è un mistero e all’uomo non resta che la sottomissione. Dio è inconoscibile ed invisibile, sommamente nascosto. Come nel Neoplatonismo siamo di fronte ad una teologia negativa. Di Dio non c’è “nell’anima alcun sapere, se non il sapere di non sapere Dio”. Non basta la filosofia, occorre la rivelazione divina che l’uomo deve accogliere nella fede “Noi siamo troppo deboli per trovare la verità con la semplice ragione; per questo ci è indispensabile l’autorità delle Sacre Scritture”. Primato della Fede sulla Ragione.

Dio, criterio di verità, deve necessariamente esistere. Dio suscita in noi l’anelito al Bene e all’Infinito, egli ci crea a sua immagine e somiglianza. La creatura porta in sé le tracce del creatore. Si tratta di trovare tracce, segni, analogie. Dio uno e trino si può trovare soltanto per fede. Non occorre dimostrare l’esistenza di Dio (cosa che farà Tommaso sette secoli dopo). Per Platone Dio è il Demiurgo, ordinatore del Caos; per Agostino nulla preesiste a Dio. Il potere di Dio agisce nella Storia, eterna lotta tra il regno di Dio e il regno del mondo e del diavolo. La Storia non inizia con l’uomo ma con la caduta di Lucifero, dell’angelo più bello, dell’angelo ribelle.

Il centro di questa linea retta (non più una visione circolare come quella greca) è la venuta di Cristo; la conclusione è il Giudizio universale con la realizzazione del Regno. Tutto viene guidato dalla volontà divina. L’agire dell’uomo è insignificante. Tensione parossistica tra mondo umano e mondo divino, capacità di sondare le profondità recondite dell’animo umano per giungere all’Intuizione di Dio. Soltanto chi ha conosciuto l’abuso del peccato come il giovane Agostino può intuire il segreto ultimo.

Pecca fortemente ma credi fortemente. Petrarca ne sa qualcosa.

Il potente pensiero di Agostino influenzerà in modo massiccio, nel bene e nel male, la teologia del Monaco agostiniano Martin Luther nel XVI secolo… e non soltanto il suo.

J.V.

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