Adriano

Imperatore ispanico, appartenente all’ aristocrazia romana di provincia. Sale al potere per adozione del migliore. Questo criterio di trasmissione del potere imperiale offre i suoi frutti maturi nel secondo secolo. Immagine ecumenica imperiale fondata sul merito. Non importa che il latino di Adriano sia provinciale. Ciò che conta è il suo brillante, eccezionale, curriculum militare sul campo, la sua immensa cultura, il suo carattere equilibrato e profondo. Combatte con altissimi gradi in Germania e in Dacia. Governatore di Pannonia e Siria. Quando nel 117 in Cilicia muore Traiano, Adriano viene immediatamente elevato al rango imperiale dall’esercito col beneplacito dei senatori. I nemici diranno malevolmente che l’adozione era dovuta a Plotina, moglie di Traiano. Il veleno degli invidiosi non manca mai.

Grazie al suo passato da grande guerriero Adriano può permettersi di smantellare le ultime conquiste di Traiano senza timore. Conosce direttamente i problemi legati ad una eccessiva espansione senza confini consolidati. Un conto è conquistare, un altro mantenere le conquiste. Traiano si era spinto troppo oltre, Adriano costruisce il limes in Britannia e Germania, traccia il confine tra romanità e barbarie, civiltà e disordine. Il vallo di Adriano è un simbolo preciso: qui finisce il mondo civile. Tramonta il mito dell’impero senza fine. La ragione realistica si impone sul sogno e sull’utopia. Cambiamento di mentalità: pax romana dentro frontiere stabili. Non è debolezza ma dichiarazione di potenza compiuta. L’impero prospererà in eterno.

Adriano, grande guerriero, può permettersi una politica pacifica. Filosofia e potere con lui vanno a braccetto. Filosofo stoico, esperto in ogni campo del sapere, nutre una predilezione per l’arte e per l’architettura in particolare. È un esteta come Nerone ma più attento, pacato e lungimirante.

Villa Adriana, la dimora più sontuosa che un imperatore abbia mai costruito, viene edificata in campagna, a Tivoli, e non nel centro di Roma come la Domus aurea neroniana. La politica culturale di Adriano si attua su due piani: mecenatismo ed esercizio personale. L’imperatore intrattiene rapporti con le migliori menti del mondo romano, protegge le arti, la cultura, costruisce sontuosi edifici e monumenti in tutte le città dell’Impero. Il suo stile equilibrato ed un carattere non sanguinario lo mettono relativamente al riparo da critiche. Chi governa il mondo qualche critica la riceve comunque. I detrattori, pochi, sostengono che Adriano sia geloso dei talenti altrui e non voglia venire superato da nessuno. Del resto chi potrebbe competere con l’uomo che comanda trenta legioni? Il grande architetto Apollodoro di Damasco osa criticare il tempio di Venere progettato da Adriano. Esiliato e poi assassinato. Se lo avesse fatto Nerone tutti avrebbero messo sotto accusa il tiranno. Nel caso di Adriano prevalgono scetticismo e cautela ed in effetti non abbiamo certezze sui fatti.

L’imperatore è un turista infaticabile. Viaggia per tutto l’impero. In in epoca senza mezzi di comunicazione di massa la presenza imperiale è un avvenimento, una festa, una gioia. Visita le Piramidi, il Nilo, la Sicilia, la Grecia, le province africane ed orientali. A Mantinea pronuncia un’orazione in onore di Epaminonda.

Il Nilo è il fiume luttuoso. Nel 130 viene inghiottito dalle acque, per un banale incidente, Antinoo, il giovane amato teneramente da Adriano. L’imperatore piange a lungo la scomparsa dell’amato. Non mancano le tesi complottiste come sempre ma lo stesso Adriano le smentisce: si tratta di banale incidente. Il dolore non si placa. Adriano viene criticato perché “piange come una donna” cosa che non si addice ad imperatore guerriero e saggio. Per quanto l’omosessualità venga ampiamente praticata nel mondo Romano non sarà mai tollerata come nel mondo greco. Spesso il tiranno viene colpito dallo stereotipo della lussuria onnivora: Caligola, Nerone, Tiberio. Non è il caso di Adriano. Il suo rapporto con Antinoo è solare e intenso. Un rapporto greco giocato sull’armonia Allievo-Maestro. Comunque una macchia per Adriano secondo i contemporanei.

L’imperatore triste fonda la città di Antinopoli. Il culto di Antinoo, assimilato a Dioniso, Apollo, Hermes, Osiride, viene praticato in Oriente. Dopo la morte di Adriano si estingue pian piano. La malinconica sensualità dell’imperatore gli fa dire che una nuova stella brilla in cielo, quella dell’anima di Antinoo. Adriano resta un mistero per i suoi contemporanei, un doppio, un multiforme. Uomo o donna? Romano o greco? Pacifico o crudele?

A me, per ciò che conta, affascina. Un grande guerriero che piange la morte del suo amato, un grande guerriero che vuole la pace, un grande guerriero che ama l’arte. Oggi viviamo in mezzo a parolai che dicono di essere grandi guerrieri e sono vili, arruffoni, parolai e disgustosi. Adriano piange Antinoo… va benissimo. Piange come una donna. Nessuno sa combattere come una donna innamorata o come una madre.

Una donna, Marguerite Yourcenar, ci offre un ritratto di fantasia… il migliore.

J.V.

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